Il teatro che si dà oggi a Madrid
La tradizione teatrale spagnola conta su una lunga storia, a partire dalle sacre rappresentazioni, prima in latino poi in lingua romanza, e poi le prime opere drammaturgiche in castigliano. Nel rinascimento il teatro da didattico diviene divertente, propone tematiche sia profane che religiose insieme a una visione realista della vita. -taglio-Le “Comedias” risentono dell’influenza italiana mentre i “Pasos” sono i momenti di comicità degli intervalli. Verso la fine del 1500 nascono i “Corrales”, spazi teatrali nei cortili dei palazzi o degli ospedali. Ma è il ‘600 “El Siglo de Oro” del teatro spagnolo con il trionfo della poetica barocca per cui la vita è illusione. Si va quindi sviluppando la “Zarzuela” (dal nome del casino di caccia reale, oggi residenza privata del re), genere giocoso con parti recitate, cantate e ballate. Nel sec. XVII dalla fusione di apporti andalusi, gitani e africani, nasce in Andalusia il “flamenco”, oggi Patrimonio Immateriale per l’Unesco. Nei secoli successivi, al passo con i tempi e nonostante l’opposizione dei poteri ecclesiastico e monarchico, graduali trasformazioni segnano l’evoluzione della drammaturgia fino al teatro dell’assurdo e alle concezioni d’avanguardia, compresa quella politico-pedagogica di Garcìa Lorca e de “La Barraca”, itinerante fin nei luoghi più remoti. Finito il franchismo, accanto ai classici, si ha il recupero dei testi più rivoluzionari e anticonformisti. Attualmente, fermandosi alla sola capitale, l’offerta di teatri è vastissima: dal maestoso Teatro Real per opera e balletti, agli auditori per concerti, ai teatri specializzati in musical di carattere internazionale, al Teatro de La Zarzuela, ai “tablaos” di flamenco, ai palcoscenici alternativi e di sperimentazione. Ubicato nel cuore del centro storico, il Teatro Español è il più antico. La prima rappresentazione ebbe luogo il 21 settembre 1583 quando si chiamava Corral del Príncipe, dal nome della strada. Nel 1744 fu lì costruito un teatro all’italiana che si incendiò nel 1802 e, quando fu ricostruito, gli interni furono decorati secondo lo stile del tempo di Carlo IV. Dal 1849 prese il nome di Teatro Español. Ha subito nel tempo modifiche e ampliamenti e comprende anche una sala più piccola di 110 posti, una biblioteca, una caffetteria. Vi sono state rappresentate le prime delle opere di Cervantes, Lope de Vega, Tirso de Molina, Calderón, Duque de Rivas, Zorrilla, Pérez Galdós, Unamuno, Valle-Inclán, Benavente, i Machado, García Lorca. -taglio2-All’esterno presenta una facciata neoclassica e l’interno appare splendente di bronzi dorati nelle balaustre dei tre ordini di balconate e ricche decorazioni in oro zecchino. Conta 723 posti e gode di un’acustica perfetta. Ho avuto la possibilità di assistere a “Queen Lear” in cartellone dal 15 settembre al 6 novembre. Un’interessante riscrittura al femminile del testo di Shakespeare, semplificato nell’intreccio. Lear non è un re ma una regina che, come nell’originale shakespeariano, chiama le sue tre figlie per dividere il suo regno chiedendo loro chi la ama di più. La minore, e sua prediletta, si rifiuta di ricorrere a lusinghe e adulazioni come le sorelle e viene disconosciuta dalla madre infuriata. Il regno sarà diviso tra le due maggiori che con il tempo si mostreranno inospitali e crudeli verso l’anziana genitrice. In suo soccorso correrà la figlia che era stata scacciata. Con le truppe del marito, il re di Francia, Cordelia otterrà la vittoria e restituirà la corona alla vecchia madre insieme ad un disinteressato affetto filiale. Commossa e grata, Lear assegna a lei l’intero regno e, dichiarando di voler dare spazio ai giovani, pone termine alla propria vita infilandosi un coltello nel cuore. Una esaltazione della figura femminile in tutte le sue sfaccettature: della regina che grandeggia per potere, ira, delusione, dolore, generosità; della figlia minore, sincera, coraggiosa, leale, che anela ad un mondo più giusto e pacifico; delle sorelle che impersonano avidità, ingratitudine, disamore. E anche una focalizzazione dei rapporti madre figlia. Una pièce molto intensa con una recitazione che, fin dall’inizio si connota come moderna, pur raccontando una vicenda antica, con una colonna sonora che ricorre a motivi a noi contemporanei mentre i costumi accennano a tempi passati. Suggestivi gli effetti scenografici virtuali di luci e di immagini. Regia e scrittura di Juan Carlos Rubio e Natalia Menéndez. La regina è una drammatica Mona Martínez. Gli altri attori sono Beatriz Argüello, Sara Rivero, Amaia Sagasti, Marta Guerras, Lander Otaola y Alberto Jo Lee. Una curiosità: a Madrid gli spettacoli teatrali cominciano alle 19, probabilmente per lasciare dopo agli spettatori il tempo per la cena e per la “movida”.