Progettare la Vita dopo l’emergenza COVID
Durante l’estate abbiamo cercato di dimenticare la crisi che ci ha invaso e pervaso durante il lockdown e nella fase 3. Ora, però, l'autunno è alle porte, e c'è tanta incertezza su quello che potrà accadere nei prossimi mesi. Perciò ci chiediamo: che futuro dobbiamo attenderci? E, soprattutto, con quale atteggiamento conviene affrontarlo: cauto o fiducioso?-taglio-Il post-estate si prospetta come una vera e propria sfida. Economica. Morale. Esistenziale. La nostra nazione e l’Europa intera sono davanti ad un giro di boa: o ce la faremo o soccomberemo. Noi siamo convinti del primo esito. Perché sembra essersi diffusa una lodevole tendenza: ricominciare fiduciosi e far progetti in grande. E, per essere rinsaldati in questa speranza-certezza, possiamo volgere lo sguardo alla cultura dei nostri Padri, che resero grande e immortale l’antica Roma. Molte sono le massime proverbiali che gli scrittori della capitale del mondo dedicarono alla tesi della necessità del rischio e della crisi (vista come scelta e rafforzamento), a cui se ne collega un’altra, secondo cui il successo gioioso scaturisce dall’impegno sofferto. Vediamo alcune di queste frasi memorabili. Cominciamo da un aforisma di Publilio Siro, autore, nella convulsa età cesariana (I sec. a. C.), di una celebre raccolta di sentenze. Esso recita: “I pericoli non si vincono senza i pericoli”. Si ricorda, dunque, all’uomo che deve affrontare con coraggio i momenti difficili senza paura del rischio. Insomma, nessun progresso e nessun cambiamento si ottengono senza mettere a dura prova la propria capacità di resistenza di fronte alle avversità della vita. Qualche anno dopo, durante l’epoca augustea, un grande poeta come Ovidio, vissuto a cavallo tra il I sec. a. C. e il I sec. d. C., invitò ad “osar vivere andando attraverso il fuoco e le spade”.-taglio2- E questo motto, per lui, valeva sia nella vita politica che nei rapporti d’amore. Perché fuoco e spada sono due simboli del rischio, ma anche della vittoria. Di fuoco si può morire bruciati, ma dal fuoco può e deve essere alimentata la passione; e di spada si può perire trafitti, ma si può e si deve saper maneggiare metaforicamente la spada per sconfiggere avversari e avversità. E le disavventure di questa nostra emergenza COVID, che hanno messo a dura prova la nostra resistenza, vanno ricordate come monito a noi stessi e a coloro che verranno dopo di noi. Perciò Virgilio, quasi contemporaneo di Ovidio, nel primo libro dell’Eneide, pone sulle labbra di Enea -che intende rincuorare i suoi compagni dinanzi alle difficoltà da fronteggiare- questa memorabile frase: “Forse un giorno sarà bello ricordare tutto questo”. Frase, che, Eleonora Pimentel Fonseca citò, salendo sul patibolo nel 1799 in quanto patriota della Repubblica partenopea. Lei subì dolorosamente la morte, ma fu tristemente lieta per aver vissuto un alto ideale. Insomma, solo chi soffre riesce a gioire della bontà dei suoi princìpi e può sperare nella rinascita. Lo afferma anche la tradizione cristiana. Una delle massime più toccanti contenute nell’Ecclesiaste recita: “Solo chi cade può risorgere.”