Il raffinato cantautore Stefano Del Bravo ci racconta non solo “La macchina del tempo”, ma anche il suo mondo artistico
C'è tanta bella musica da scoprire come quella di Stefano Del Bravo, cantautore raffinato che ha appena pubblicato un singolo dal titolo “La macchina del tempo”, accompagnato da un videoclip realizzato con la collaborazione (e l'amicizia) dell'artista Mark Kostabi che gli ha fornito la location perfetta ovvero la sua maison romana. -taglio- Scopriamone qualcosa di più... Come nasce la tua passione per la musica? Quando hai scritto la tua prima canzone? “Non credo ci sia stato un motivo scatenante ad avvicinarmi alla musica, credo che abbia sempre fatto parte della mia vita sin da piccolo, sono cresciuti in mezzo ai dischi. La prima canzone credo di averla scritta a 16 anni, quando mi regalarono la prima chitarra, una Fender acustica.” Ci parli invece di quella per l'arte e di come si interseca con la musica? “Lavoro nel mondo dell'arte contemporanea e dell'editoria di pregio ormai da tanti anni e in realtà mi sono accorto che in Italia la musica non va tanto sottobraccio con la pittura, e se non in rari casi i pittori non frequentano i cantanti e viceversa; io nel mio piccolo sto facendo il contrario, ad esempio, di quella che è una consuetudine ormai consolidata nel nostro paese. Il mio progetto musicale invece ha questa velleità, cioè quella di fare andare d accordo due arti molto nobili e molto belle come la pittura e la musica, che amo da sempre, creando un fil-rouge, conduttore di buone energie, sensazioni, esperienze, vissuto, amicizie, affinché musica e pittura non si perdano mai di vista. Credo sia bello ritrovarsi tra parenti ed affini. Ecco io penso che la musica e la pittura abbiano una stretta parentela e che una sia l'inizio e la fine dell'altra e viceversa; in buona sostanza una bella canzone, il suo spartito, sono stupefacenti e possono essere amate proprio come un quadro straordinario.” "La macchina del tempo" è un singolo ricco di influenze. Cosa ci puoi dire a tal proposito? “Sicuramente il testo e la sua stesura musicale, come l'ispirazione per la creazione di questo brano (come gli altri brani dell'album che vedrà la luce a breve) nascono da storie che accomunano chiunque. È la storia di tutti quanti quella raccontata in questa canzone. Io cerco di fermare nel tempo i miei sguardi, le mie emozioni, ma cercando sempre di provare a guardare anche con lo sguardo degli altri, di chi poi ascolterà. In realtà è la tua canzone, la tua storia quella regali a chiunque, affinché diventi anche sua per sempre, Ho avuto un negozio di dischi per 15 anni, quindi inconsapevolmente o volontariamente sono stato influenzato da molti mondi musicali.” Parlaci dell'amicizia e della collaborazione con Mark Kostabi... “L'amicizia con Mark Kostabi dura ormai da diversi anni. La prima volta c'incontrammo a Roma per una proposta lavorativa, da quel giorno però è nata una bellissima amicizia che continua anche per le vie della musica, oltre che per quelle dell'arte contemporanea. Mark è una persona fantastica, oggi è ritenuto a buon diritto uno dei più grandi pittori del mondo. Lui è una persona di una gentilezza, lealtà e serietà come poche, raramente si ha la fortuna in vita di incontrare maestri così. Mark Kostabi ha rivoluzionato la pittura pop internazionale, le sue opere sono esposte in 180 musei in tutto il pianeta, ha realizzato uno Swatch, ha ideato le due copertine più famose dei Guns ‘n Roses 'Use your illusion' vol.1 e vol.2.” "La macchina del tempo" fa parte di un progetto che diventerà un album, giusto? “Si diventerà un disco. In realtà io avevo abbandonato da tempo il sogno della musica, ci avevo messo una pietra su, ma due anni fa mi sono detto: 'Ma perché?'. In realtà in questi ultimi dieci anni mi sono dato corpo ed anima al lavoro e avevo un po' accantonato la musica, ma adesso ho trovato un giusto compresso con me stesso, ed eccomi di nuovo in pista, per un altro viaggio.-taglio2- In realtà 'I sogni non muoiono mai se non siamo noi ad abbandonarli': lo diceva dalla sua astronave anche Capitan Harlock, uno dei miti della mia infanzia.” Quanto è difficile, secondo te, fare musica oggi in Italia? “Io non credo sia difficile fare musica in Italia, ma è difficile arrivare nell'Olimpo dei big. tutti possono fare musica. I tempi in realtà non sono mai cambiati, cambiano i mezzi, cambiano le possibilità. Io partecipai alle selezioni seconda edizione di Amici e c'erano file chilometriche, come c'erano alle selezioni di X-Factor, per cantare 10 secondi aspettavi dalla mattina alla sera e finiva con un 'le faremo sapere'. Le stesse file le ho affrontate al Premio Mia Martini, a Video Italia e Radio Italia una Voce per l'Italia agli inizi del 2000, al Festival di S. Marino, A Voice for Europe, al Premio Musicultura,insomma un po' ovunque. Ne ho fatte tante, non è mai stato facile. Oggi purtroppo ci vorrebbe una nuova RCA, fucina di talenti come negli anni 70, ma purtroppo non c'è per via della crisi discografica e allora non resta che autoprodursi. Ormai quasi tutta la classifica italiana è contaminata dal Rap, Trap, Hip Hop ed Indie, quindi c'è sempre meno spazio per i cantautori, è come se in realtà fossimo stati accerchiati dalla globalizzazione che detta le leggi del business, ed anche le etichette discografiche hanno le mani legate e sembrerebbe siano diventate sempre più restie ad investire su ciò che piace per qualità, ma investano solo su ciò che già è passato per un talent o ciò che fa tendenza. Chiamiamola globalizzazione, anche se credo sia immobilismo. Molti direttori artistici oggi non scelgono più con il cuore, scelgono per esigenze di mercato, devono vendere. Non so quanto sia giusto, ma è così.” È vero che hai scritto anche un libro? Di cosa parla? “Si, ho scritto un libro che parla di della storia della vita di don Riccardo Agresti, un prete di frontiera, un uomo straordinario. Un prete di Andria che si batte a favore degli ultimi e dei disagiati. La sua è una fiaba moderna che ha avuto un risvolto nuovo ed incredibile con l'arrivo nella sua vita di Claudio Baglioni, il quale dopo averlo conosciuto decise di aiutarlo e con tre concerti in beneficenza, il cui ricavato venne completamente donato. Si sono costruiti un auditorium, dei campi da calcetto, diverse aule di catechismo oltre che una meravigliosa chiesa nel Rione Croci- Camaggio di Andria. E in quella periferia pugliese dove imperava il buio è arrivata una luce nuova e di speranza per il futuro. Non so perché il destino volle rendermi partecipe di questa testimonianza e non so perché don Ric affidò proprio a me il compito di scrivere questo libro, questo diario di bordo il cui titolo 'Dono di un dono' è tratto dalla magistrale prefazione scritta da Claudio Baglioni. Quando seppi che lo staff di Claudio aveva approvato il libro e lui ci avrebbe regalato quella bellissima introduzione, credo di non aver dormito tutta la notte.” Progetti per l'estate, Coronavirus permettendo? “Di sicuro vorrei ultimare il mio disco e dare alle radio almeno un nuovo singolo, sto lavorando già ad un nuovo sound per la prossima uscita, sto sperimentando molto con il mio produttore, facciamo quello che ci piace di più e non quello che piace al mercato e credo che questa libertà espressiva sia la cosa più importante in questo momento storico così tanto edulcorato musicalmente su tutti i fronti. Lo faccio per me stesso e per tutti quelli che avranno voglia di seguirmi in questo viaggio per le vie della musica.”