Galeno, medico e filosofo nato nel 129 d.C. a Pergamo, Turchia, e vissuto a Roma, ha affermato che: “Chi è un vero medico, è sempre un vero filosofo”
Galeno, medico e filosofo nato nel 129 d.C. a Pergamo, Turchia, e vissuto a Roma, ha affermato che: “Chi è un vero medico, è sempre un vero filosofo”. In effetti la filosofia e la medicina sono sempre state in stretto rapporto sin dall’antichità. Oggi molti considerano le due discipline indipendenti l’una dall’altra, ma non è così giacché entrambe si interessano della salute dell’uomo. -taglio- La filosofia si occupa del benessere psicologico, della felicità, la medicina si occupa del benessere fisico. Tutti i filosofi, sin dall’inizio del filosofare, hanno rivolto la loro attenzione alla felicità, e su come raggiungerla. Di felicità hanno parlato Socrate, Platone e il suo discepolo Aristotele. La felicità per Aristotele è un bene propriamente umano: ogni uomo desidera essere felice. Di fatto ogni attività dell’uomo è volta a raggiungere il piacere e ad eliminare o minimizzare il dolore. Di felicità hanno continuato a parlare i filosofi nei secoli successivi fino ai nostri giorni.
Ora se consideriamo che il benessere dell’individuo contempla sia quello psicologico sia quello fisico appare chiaro lo stretto rapporto tra le due discipline. Chi curava il corpo, il medico, non poteva fare a meno di interessarsi anche della felicità del paziente, in pratica doveva essere anche un filosofo. Per questo tutti i medici dell’antichità erano anche filosofi.
Ippocrate, considerato il padre della medicina, è stato un grade filosofo, i suoi principi, su cui ancora oggi i medici giurano prima di iniziare la loro attività, non sono altro che norme etiche. Anche Galeno, medico insigne, è stato un grande filosofo di tendenza scettica. Era contro il dogmatismo e a favore di un approccio rigoroso dei temi da affrontare. Fra i tanti medici filosofi vanno anche ricordati gli arabi Avicenna e Averroè, vissuti tra il X e il XII secolo.
A significare ulteriormente questo rapporto tra medicina e filosofia si ricorda che gli studenti di medicina fino al XIX secolo dovevano sostenere anche esami di filosofia. Le cose sono cambiate dopo il forte progresso delle discipline scientifiche. Anche la medicina dopo secoli di ricerche ormai fondava il suo sapere su solide basi derivanti dalla sperimentazione, cosa che la allontanava sempre più dalla filosofia,-taglio2- tanto che per conseguire la laurea in Medicina e Chirurgia a partire dagli ultimi anni del XIX secolo non c’era più l’obbligo di sostenere esami di filosofia. Questa cosa muoveva anche dalla nascita e dal diffondersi del positivismo, movimento filosofico e culturale che riteneva vero solo il sapere delle discipline scientifiche che basavano le loro conoscenze su dati sperimentali. Per questo alcuni filosofi iniziarono a pensare a una filosofia fondata solo su basi scientifiche, quindi senza metafisica.
Solo alla fine del XX secolo la Filosofia, in particolare come Filosofia morale e Bioetica, rientrerà in molte Università tra gli esami del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, e poi anche del corso di laurea in Infermieristica. La ricongiunzione di queste due discipline è avvenuta da una parte per la necessità di formare operatori sanitari capaci di promuovere e mantenere il benessere sia fisico che psicologico del malato, dall’altra per poter affrontare nel modo migliore temi di bioetica emergenti come il ruolo e l’utilizzo dell’ingegneria genetica, la donazione di organi, il post-umanismo, la riproduzione assistita, l’accanimento terapeutico, il fine vita e l’eutanasia, il rapporto medico paziente, che va continuamente ridefinito anche alla luce delle nuove ricerche, i diritti del malato, il consenso informato, il testamento biologico, ecc. Tutte queste tematiche richiedono che il medico sia nello stesso tempo anche un filosofo. E su questa nuova consapevolezza sono iniziati anche i convegni congiunti tra medici e filosofi. Inoltre, proprio per affrontare al meglio questi temi di bioetica, alcune Facoltà di filosofia hanno instaurato un proficuo e continuativo rapporto con gli Ordini dei medici.