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Universo green

di Luca Guerrasio

Numero 206 - Gennaio 2020

Romana, classe 1962, è fondatrice e direttrice di T-Studio. Ha progettato il recupero del quartiere Corviale a Roma; alla sua figura è ispirata la protagonista femminile (interpretata da Paola Cortellesi) del film Scusate se esisto! di Riccardo Milani


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Sono davvero tantissimi i progetti cui ha preso parte nella sua incredibile carriera di architetto, Guendalina Salimeni, grazie alla sua grandissima dedizione e passione per l’architettura si è guadagnata un posto di rilievo nel settore e nel panorama italiano ed internazionale. Il suo è un approccio completamente diverso da quello tradizionale, e forse è proprio questa la forza del suo lavoro: la Salimeni è una rivoluzionaria e si batte per la sostenibilità e tutti quelli che sono i temi green. Nel 2008 è stata riconosciuta dalla rivista “Edilizia e territorio” del Sole 24 ore come miglior architetto dell’anno, ed è stata definita come “la punta di diamante di una nuova schiera di progettisti donna che stanno emergendo nel panorama dell’architettura italiano”. Sono tante, infatti, le donne che si dedicano all’architettura, ma poche poi riescono effettivamente a dire la propria attraverso progetti concreti, Guendalina Solimeni è una di quelle che ci è riuscita, ma tante sono le sfide che ha dovuto affrontare. TStudio, dal 1990, anno della sua fondazione, ha però realizzato poche opere se si confrontano con lo sterminato numero dei concorsi vinti: uno dopo l’altro annullati o posticipati sine die. Progetti a Bratislava, Salonicco e una nuova città per Dao Viet Eco City nella baia di Halong in Vietnam per diecimila abitanti (a volte ci si chiede cosa sarebbe successo ad altri progettisti oggi famosi, se l’opera con la quale si sono fatti conoscere non fosse stata finanziata e realizzata).-taglio-

Lei è una delle donne architetto che è riuscita ad affermarsi in un settore che fino a poco tempo fa era molto maschile, qual è stato il suo punto di forza?

“In realtà in Italia sono tante le donne che si avvicinano a questa professione, poche però riescono poi a farne un lavoro concreto e duraturo. I motivi sono molteplici, non ultimo la crisi che ha falcidiato il mercato delle opere di qualità, orientando i pochi incarichi rimasti verso studi commercialmente più consolidati e dominati da figure maschili. Io però non sono mai stata pessimista circa questo argomento, anzi ho sempre pensato ‘vi faccio vedere io!’ ed il tempo per fortuna mi ha dato ragione, anche se sono ancora tante le cose ed i progetti che vorrei realizzare. Il mio punto di forza è il coraggio, lo è sempre stato. Non ho mai avuto paura di ricevere una porta in faccia oppure di mettermi in gioco, la vita è così!”

Lei è partner di un collettivo, ci spieghi come si svolge il suo lavoro in questo contesto...

“Quando si è parte di un collettivo la collaborazione è l’elemento fondamentale, ovvero bisogna mettere al servizio di un gruppo la propria professionalità e le proprie idee. Ammetto di avere una personalità molto esplosiva e quindi quando si pensa al TStudio il primo nome che salta fuori è il mio, ma vi posso assicurare che tutti gli architetti che lavorano con me sono super. In un’epoca più maschilista mi avrebbero certamente definito ‘l’uomo del gruppo’.”

Non molto tempo fa le è stato detto che realizza troppe cose, come fa a giostrarsi tra un impegno e l’altro?

“Non è assolutamente semplice e non sono una wonder woman. Io amo il mio lavoro, quindi anche quando mi sento sfinita continuo a lavorare fino a quando non porto -taglio2-a termine il progetto. Sono una stacanovista, ma questo non significa che non riesca a ritagliarmi del tempo per me. Il problema, se così vogliamo definirlo, è che sento proprio il bisogno di creare... non mi chiedete di staccare la spina per un mese, penso diventerei matta!"

Lei ha ispirato il ruolo della protagonista nel film “Scusate se esisto!”, cosa ha pensato quando le è stata comunicata la notizia?

“Mi sono sentita orgogliosa, perché quando sono persone esterne al mondo dell’architettura a riconoscere il tuo lavoro ed il tuo impegno, i complimenti valgono doppio! Sono stata felice di sapere che qualcuno fosse interessato alla mia storia, e Paola Cortellesi è stata in grado di portare sul grande schermo esattamente quello che volevo e voglio trasmettere attraverso il mio lavoro quotidiano.”

Come definirebbe il suo operato?

“Ogni mio lavoro è volto ad una completa apertura al paesaggio, tutto ciò che riguarda la sostenibilità ed il mondo del green per me merita un posto di rilievo all’interno di qualsiasi progetto. In ogni mio lavoro l’obiettivo è la costruzione di un universo che si muove nella polarità tra costruito e vuoto, tra naturale e artificiale. C’è stato un periodo in cui, finalmente, sembrava che questa fosse la linea vincente che anche l’architettura italiana stava intraprendendo. Ci si rifiutava di costruire oggetti e si ragionava in termini di paesaggio. Oggi, forse per la crisi edilizia e per la scarsità di occasioni progettuali, tutto questo accade molto meno. Sembra che sia in atto una scissione: da un lato progettisti che lavorano sui volumi edilizi, sia pure all’insegna di una nuova semplicità e, dall’altro, poeti del verde che mettono in secondo piano i temi della forma dell’oggetto architettonico.”





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