L’attore Claudio Di Palma interpreta il celebre Casanova nello spettacolo di Cappuccio al Teatro Mercadante
Al Teatro Mercadante di Napoli è andato in scena, in prima assoluta, “Casanova dell’infinita fuga”, scritto e diretto da Ruggero Cappuccio, produzione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale. Casanova, “uno degli uomini più discussi, amati e denigrati del XVIII secolo”,
bambino traumatizzato, abbandonato in collegio dalla madre, cercherà per tutta la vita di stupire e affascinare per essere amato. Il mito del grande seduttore nasconde, in realtà, una dote preziosa: Casanova è autore raffinato e brillante, di incredibile modernità. Donne determinate, colte, lo amano. Eternamente in fuga, dalla famiglia, dal carcere veneziano dei Piombi, dal dolore, il testo curato da Cappuccio cala il pubblico in una soggettiva dell’agonia. La notte tra il 3 e il 4 giugno del 1798, la sua ultima notte, “sente” che sta per morire. Ospite da tredici anni nel castello di Dux, in Boemia, bibliotecario del conte di Waldestein, è sbeffeggiato dai servi, sfrattato dalla sua dimora per fare spazio ad una festa ed è a caccia di un alloggio, solo, con la sua valigia, con tutti i suoi fantasmi. Strepitoso protagonista, Claudio Di Palma nei panni di Casanova, incontra, tra sogno e veglia, in un luogo atemporale, onirico, tutte le sue donne, a cui dà voce una magnetica Sonia Bergamasco. In scena con Di Palma Emanuele Zappariello, nel ruolo della statuaria e magnifica Straniera, Francesca Cercola, Viviana Curcio, Eleonora Fardella, Claudia Moroni, Gaia Piatti (Le altre donne), Estelle Maria Presciutti (Casanova bambino), Maria Anzivino, Sara Lupoli, Marianna Moccia, Viola Russo. Casanova fu maestro di ars narrandi, come dimostrano le sue opere
“La storia della mia vita” e “La Fuga dai Piombi”, impresa eccezionale che colpì i suoi contemporanei. Con la sua cultura e il suo ingegno sapeva raccontare le sue vicende romanzesche con ironia e senso della cronaca. Casanova, ormai anziano e privo di vigore, ricorda i duelli, la fuga leggendaria dai Piombi, l’amata Venezia, i suoi vagabondaggi, le sue avventure (“troppi ricordi: quando sarò veramente liberato”?, si interroga). La sua voce cambia registro con i suoi stati d’animo, con tonalità che giungono da un “altrove”. La sua fisicità si intreccia con le incredibili coreografie aeree (di FUNA) delle figure femminili che si arrampicano e calano su altalene, trapezi e funi di plastica, che si muovono come bambole meccaniche. Incantevoli i costumi di Carlo Poggioli, le scenografie di Paolo Iammarone e Vincenzo Fiorillo, imponenti le musiche dello spettacolo di Ivo Parlati e di Handel (la “Sarabanda”). Nella biografia di Casanova, scrittore colto di fama mondiale che sfidò i luoghi comuni, la storia di Venezia e dell’Europa del ‘700, storia del costume e di una passata grandezza. Ormai cupo, grigio, l’uomo è oppresso dal pensiero della vecchiaia e della fine, con una vena di malinconia schnitzleriana di chi ha amato troppo la vita.