Sulla magistratura del nostro tempo si è scritto molto, spesso rievocando fatti e persone connessi ad indimenticabili pagine di cronaca. Minore, invece, è lo spazio ad essa dedicato se si guarda al periodo fra le due guerre mondiali, agli anni del fascismo, al dopoguerra e finanche alla vigilia del boom economico degli anni ’60. I racconti di ambo i filoni, tuttavia, troppo soventemente puntavano più sulla notorietà delle vittime che non sulla qualità dello scritto proposto e su sentimenti legati a giustizia e democrazia. Affrontando le vicende del magistrato Giuseppe Mancuso, già giudice di sorveglianza del carcere di Genova - Marassi fino al 1940, che seppe rinunciare per obiezione di coscienza alla promozione a sostituto procuratore generale da parte della Repubblica di Salò, sottraendosi al giuramento rituale prima di assumere le funzioni ed evitando così di applicare sentenze di morte contro numerosi giovani disertori, partigiani ed oppositori al regime, quest’opera mira a raccontare la storia, a molti sconosciuta, di un grande uomo di Stato, di diritto e di pace. Segue al testo un’interessante raccolta di fotografie, documenti ed inserti di giornali delle varie epoche, tratti dall’archivio di famiglia del protagonista. A più di mezzo secolo dalla sua morte, la sua carriera e i suoi pensieri rivivono in questa biografia scritta dal figlio avvocato, capace di sottolineare l’umiltà ed al tempo stesso la profondità di un padre dei nostri tempi, da conoscere, scoprire e dal cui pensiero attingere le chiavi interpretative del nostro vivere democratico.