La Casina Vanvitlliana del Fusaro, un piccolo angolo di Paradiso
Il regno borbonico ha lasciato un’indelebile impronta in tanti campi, soprattutto nell’architettura dei numerosi siti reali la cui creazione fu dalla corona affidata ad esimi architetti. Il più noto e insigne, Luigi Vanvitelli, creò la meravigliosa Reggia di Caserta. Dal re Carlo aveva avuto anche l’incaricò di costruire un casino di caccia nel lago Fusaro in una zona ancora scarsamente abitata, che dal 1752 il re aveva eletto a sua riserva di pesca e caccia di folaghe.-taglio- Il progetto fu portato a termine per Ferdinando IV da suo figlio Carlo Vanvitelli, che consolidò l’isolotto preesistente e nel 1782 completò la fantastica costruzione sul lago a breve distanza dalla riva (la cui magica ubicazione ha ispirato la realizzazione della fiabesca casa della Fata Turchina nel Pinocchio di Comencini). Essa presenta una pianta barocca con tre corpi ottagonali che si intersecano l'uno alla sommità dell'altro, restringendosi in una sorta di cupola a pagoda, con grandi finestre disposte su due livelli. Il terrazzo del piano terra immette in un saloncino circolare con piccole stanze laterali. Era il luogo dei convivi del re con ospiti di rilievo che si accomodavano intorno al grande tavolo rotondo con fregi a conchiglie, ancora al suo posto così come il lampadario di Murano e il camino di marmo verde. Oggi, che è proprietà del Comune di Bacoli, vi si celebrano i matrimoni civili. Il Piano Nobile, al livello superiore, presenta un altro saloncino circolare e altre piccole stanze laterali unite da un’ampia balconata-terrazza che gira intorno alla casina consentendo meravigliosi spettacoli di alba e tramonto sul lago. Il pittore di corte Hackert dipinse le Quattro Stagioni in 4 grandi vedute del regno, una delle quali era appunto la rappresentazione della caccia reale di Ferdinando nel lago Fusaro. Le 4 tele che adornavano le pareti del salone superiore andarono perdute durante la Rivoluzione del 1799, ma dai bozzetti recuperati in vari musei del mondo, è stato possibile realizzare e collocare, là dove si trovavano originariamente, delle riproduzioni fotografiche a testimonianza di ciò che erano quegli splendidi capolavori.Con i restauri del 2006-09, seguiti ad un lungo periodo di abbandono, è stato riprodotto e riposizionato il pavimento maiolicato azzurro-taglio2- con fiorellini bianchi secondo il modello dei frammenti ancora esistenti. Il pontile di legno che la collega alla sponda risale solo al 1925. Il re, geloso della sua privacy, vi si faceva portare in barca per isolarsi dal mondo in un luogo intimo e raccolto, riposare dopo le battute di caccia e pesca e incontrarsi con le sue amanti. Il nome Fusaro prende il nome dai fusari, le fosse di acqua calda che consentivano la macerazione del lino e della canapa. La laguna salmastra del Fusaro, caratterizzata dalla presenza di sorgenti d’acqua dolce, indusse il re Ferdinando ad impiantarvi vivai di ostriche di qualità superiore che vi sono state prodotte per decenni e addirittura esportate. Nel bel parco lussureggiante di piante esotiche, nel 1825 dall’architetto Antonio De Simone fu creata sulla terraferma, di fronte alla casina nel lago, la Villa Ostrichina, così chiamata perché adibita appunto alla degustazione delle ostriche. Un ampio spazio antistante consentiva la sosta alle carrozze di quanti vi accorrevano per gustare il prelibato mollusco. Nel ‘900 l’ampliamento delle bocche verso il mare, causando un massiccio ingresso di acqua salata, ha modificato le condizioni ambientali che consentivano la coltivazione delle ostriche che per questo non è purtroppo non più praticabile. Vi è oggi attiva la mitilicoltura che, secondo le ricerche archeologiche, si praticava fin dal tempo dei Greci, e poi dai Romani, grandi estimatori della zona, come i numerosissimi reperti di ville e manufatti stanno ancora a testimoniare. Il Comune di Bacoli sta impegnandosi a valorizzare il Parco del Fusaro e i suoi monumenti con convegni e manifestazioni culturali di vario tipo, il che però non è ancora sufficiente a riportare i luoghi agli antichi splendori.