Le profezie di Virgilio e di Apuleio su tutto quello che stiamo vivendo in una realtà sempre più complessa
Libertà o sicurezza? Dilemma grande. Che attanaglia il nostro tempo, martoriato da una pandemia, che ha rivoluzionato il nostro modo di vedere il mondo. Ci siamo sentiti più fragili, perché aggrediti da un nemico invisibile quanto potente. Ma ci siamo sentiti anche più forti, perché abbiamo compreso i nostri errori (la noncuranza verso l’ambiente, -taglio-la globalizzazione spinta verso obiettivi negativi, l’incapacità di vivere il tempo libero, l’adorazione del dio danaro, l’individualismo e l’egoismo). Noi siamo riusciti a fermare il virus, perché abbiamo accettato delle regole forse pesanti e costrittive, ma necessarie per la nostra salvezza: una sorta di medicina amara, ma vitale. Certo, è, questa, una “condizione dell’anima”, in cui convivono due concetti che tra loro confliggono (libertà e sicurezza). Insomma, quello che i pensatori del mondo antica chiamavano “ossimoro”. E, a proposito di intellettuali dell’era classica, andiamo a vedere come essi hanno fronteggiato il binomio fra queste due idee conflittuali.
Il nostro viaggio a ritroso nel tempo prevede l’incontro con due poeti. Il primo è Virgilio, autore del più grande Poema epico della letteratura latina: l’”Eneide”. Virgilio era molto legato all’establishment della sua epoca, quella augustea. E “Augustèis” avrebbe dovuto chiamarsi l’”Eneide”. Questo, però, avrebbe limitato di molto la libertà del poeta e lo avrebbe appiattito su un’ipocrita lode al primo Imperatore. Invece, Virgilio preferisce alla storia il mito e fa scendere Enea negli Inferi affinché riceva la profezia sulla grandezza della Roma futura e sul suo modo di affrontare le avversità. Profezia e avversità: due parole-chiave della antica Roma e di oggi.
Profezia: parola sacra per un poeta. Perché ”profeta” è “colui che parla prima degli altri”, “colui che parla davanti agli altri”, “colui che parla a nome di un Altro”, -taglio2-cioè di un’entità superiore. Il profeta, naturalmente, è libero e le sue parole vanno al di là della banale realtà. Proprio come succede a Virgilio, quando profetizza nelle sue “Bucoliche” una nuova età dell’oro, fondata sulla pace e sulla prosperità, sulla “humanitas” e sull’accettare anche il punto di vista degli altri e sulla necessità di “cambiare dentro”.
Uno dei più sorprendenti esempi di “cambiamento” è rappresentato da “Le Metamorfosi”, il capolavoro di Lucio Apuleio, il filosofo-mago del II sec. d.C., che narra le peripezie di Lucio, trasformato in asino e poi ritornato allo stato umano dopo aver superato una serie di “prove” che trasformano la sua vita in un lungo processo di iniziazione spirituale. Ed è un paradosso che proprio un pagano come Apuleio abbia introdotto nella riflessione occidentale il concetto di “cambiamento” inteso come “conversione”, che divenne un tema assiale del Cristianesimo. Non solo un “convertirsi” da una religione all’altra, ma un “cambiamento di mente e di cultura” (quella che San Paolo chiamava “metànoia”), quasi un “morire rispetto a” quello che “si è”, per rinascere “rinnovati”. Un messaggio, che ben si addice al clima post-Covid, in cui tutti dovremmo “rinascere” alla Vita, all’Amore, alla Solidarietà.