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Una nuova “cantata”

di Maresa Galli

Numero 221 - Giugno 2021

Al Teatro Trianon di Napoli la rivisitazione di De Simone della “Cantata dei Pastori”


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La celebre “Cantata dei Pastori”, opera sacra teatrale in versi, ha avuto tante e diverse versioni nel corso dei secoli. Scritta da Andrea Perrucci, gesuita e drammaturgo, con lo pseudonimo di Casimiro Ruggiero Ugone, fu pubblicata nel 1698 con il titolo di “Il Vero Lume tra l’Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato”; -taglio- l’autore adoperò. L’opera narra le vicissitudini di Maria e Giuseppe in viaggio per raggiungere Betlemme, tra le insidie di Diavoli sconfitti dagli Angeli, adorazione di personaggi presepiali, Razzullo, personaggio comico affetto da atavica fame, lo scrivano inviato in Palestina per il censimento della popolazione. Con questo personaggio il popolo tornò a riempire i teatri. Nel ‘700 fu aggiunto il personaggio comico di Sarchiapone, barbiere e omicida. L’opera originaria fu così stravolta e arricchita di scambi di battute frizzanti con il pubblico, intollerabili per le autorità che la fecero sospendere per poi tornare più vitale che mai nella fusione della sua anima sacra e profana, con le sue maschere popolari e personaggi cari al popolo, con la sua meravigliosa, ricca lingua barocca. Oggi Roberto De Simone realizza, in collaborazione con Davide Iodice, una felice rivisitazione della “Cantata dei Pastori”, dal titolo “Trianon Opera – Tra pupi, sceneggiata e Belcanto”. Trasmessa da Rai5 il 30 aprile 2021 grazie a Rai Cultura che ha dedicato una settimana di programmazione al Maestro, con la regia televisiva di Claudia De Toma, l’opera è una splendida rilettura su musiche del ‘700 napoletano. La Cantata dei pastori, definita opera-manifesto, ben rappresenta la lunga, preziosa ricerca musicale, fonetica e antropologica del Maestro De Simone, “un personaggio speciale che ha regalato tanta bellezza alla città di Napoli”, come sottolinea in conferenza al Teatro Trianon, dove lo spettacolo, si auspica, andrà in scena il prossimo dicembre, il suo direttore artistico, Marisa Laurito. De Simone riporta nel Teatro più idoneo, dall’acustica perfetta, nel cuore di Forcella, il suo spettacolo. Portata in scena dal Maestro nel '74, al teatro San Ferdinando, poi vista in versione televisiva in Rai nel ’77, poi raccontata in un saggio pubblicato nel 2000, l’opera torna all’antico fasto. “Scritta in versi italiani e napoletani, rime baciate o assonanze, fu ripetuta fino al 1970 quando non produsse più autentiche rappresentazioni devozionali”, spiega il Maestro che oggi ne offre una rappresentazione con l’Ipa (International phonetic alphabet) del testo perrucciano, secondo la pronuncia dell’italiano da parte degli attori di tradizione napoletana. “L’’opera è presentata senza l’artificio del microfono ma portando la voce degli interpreti a un livello più alto del normale, come accadeva nel teatro di Pulcinella, della sceneggiata, dell'opera dei pupi e nello stesso teatro del melodramma”, spiega De Simone. La parte musicale fa riferimento alla partecipazione dei sopranisti evirati che nel ‘700, devozionalmente, -taglio2-gratis, si esibivano per Natale nelle chiese e nei teatri parrocchiali per un pubblico differenziato. Le musiche sono allegorie medievali o metafore multisignificanti. “Ho unito storia e metastoria – spiega il Maestro – tradizione e degradato vuoto della contemporaneità teatrale, musicale e cinematografica”. Tema principale è la devozionalità dello spettacolo. “Il diavolo oggi è rappresentato – continua De Simone – da una presunta cultura, deciso ad ammazzare i sogni e la morte dell’immaginario è ciò che stiamo vivendo oggi. Il pubblico è abituato ad essere rassicurato su tutto. Una volta l’immaginario era alimentato dal teatro che richiede artificio. Oggi siamo invasi dal finto naturalismo, si parla e canta col microfono in bocca, non si declama più. Vorrei che alle scuole medie i ragazzi potessero raccontare per iscritto i propri sogni, i docenti insegnare ai giovani i vecchi giochi: il teatro delle marionette, i Pupi, il teatro shakespeariano, che con le loro scenografie sviluppavano l’immaginazione”. Da Pergolesi a Bellini, con intermezzi scenici da “Il vero Lume tra l’Ombre”, da Mozart a Vinci, da Cimarosa a Broschi a Giordani, con un brano finale dello stesso De Simone, le musiche sono eseguite dai solisti dell’orchestra la Nuova Polifonia diretta da Alessandro De Simone. L’orchestra è composta da Massimiliano Giordano Orsini e Ivan Cocchia (violini); Alfonso Avitabile (viola); Giovanni Sanarico (violoncello); Giancarlo Cascino (contrabasso); Gabriele Cassone (tromba); Giancarlo Palena e Gabriele Corsaro (fisarmoniche); Giancarlo Palena (bandoneon); Nunzio Reina (mandolino); Antonio Paliotti e Francesco Scelzo (chitarre). Il coro di voci bianche Calicanto è diretto da Silvana Noschese. Maestri sostituti Andrea Aymone, Colomba Capriglione e Maria Laudiero. Le “arie di bravura” sono cesellate dal soprano Maria Grazia Schiavo che si esibisce in abiti da gentiluomo del ‘700. I protagonisti, perfetti nei loro ruoli: Michele Imparato, Maria Vergine, Pino Mauro, San Giuseppe, Rosario Toscano, Belfagor, Veronica D’Elia, Gabriello Arcangelo, Antonio Buonomo, pastore Armenzio, Biagio Musella, pescatore Ruscellio, Oscar Di Maio, scrivano Razzullo, Luca Lubrano, il sonnacchioso Benino. Firma le immaginifiche scene Gennaro Vallifuoco, i ricchi fondali dipinti Raffaele De Maio, i bei costumi Giusi Giustino, le sapienti luci Gianluca Sacco. Un lavoro immortale che coniuga la grande scuola di Pergolesi, Cimarosa, Mozart, Farinelli e che riunifica canto, poesia fonetica e musica. Il tutto arricchito e completato dall’interpretazione di attori della grande tradizione popolare napoletana e da cantanti dall’ottima coloratura vocale. La tenerezza dei sogni, la fantasia e l’incontro tra religiosità ufficiale e devozione popolare, colto e popolare trionfano nell’artificio teatrale nel quale ritrovare il linguaggio del sogno.





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