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Una notte di fine estate

di Antonino Ianniello

Numero 215 - Novembre 2020

Magico il concerto dell’ormai affermato trio jazz Trip-a-Ning, composto da Lucio D’Amato, Marco Cuciniello e Ugo Rodolico


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Sotto un cielo blu notte e pieno di stelle, in un’atmosfera di suprema sacralità, si è tenuto un esclusivo evento jazz firmato trio jazz Trip-a-Ning. I tre musicisti: Lucio D’Amato (piano), Marco Cuciniello (contrabbasso) e Ugo Rodolico (batteria/percussioni), hanno proposto agli amanti della musica jazz il loro nuovo progetto musicale,-taglio- ovvero una versione molto più ricercata nei dettagli di quella che è la loro sequenza di brani che in pratica presentano un po’ovunque. La serata di grande musica, tenutasi nella splendida location del centro storico della città di Salerno, ha riconfermato, semmai ve ne fossero dubbi, l’enorme livello musicale jazzistico e professionale raggiunto dal trio salernitano che, tra l’altro, è ormai vicinissimo all’uscita del loro primo album, (Trip-a-Ning), pubblicato dalla “Bit&Sound” del produttore Tino Coppola. Il concerto ha avuto inizio con una intro particolarmente entusiasmante (Homo faber fortunae suae). Un brano, quello che ha aperto lo spettacolo, composto dai tre musicisti del Trip-a-Ning Project e ricco di un particolare groove che ha trascinato l’intera platea (predisposta con gli appositi spazi di distanziamento sociale, stante l’emergenza Covid-19). Sono seguite altre chicche che faranno parte, tra l’altro, dell’album in uscita e che di certo sarà un enorme successo per il trio jazz salernitano. Trip-a-Ning si rivela ancora una volta la giusta miscellanea di musicisti. -taglio2-Un insieme di artisti che punta a sconvolgere e ribaltare quella sorta di ordine ‘consolidato’ del jazz salernitano (e non solo). Il trio punta giustamente in alto: mira a quella giusta consacrazione della band più progressiva e con l’etichetta di trio impegnato nella continua ricerca di atmosfere e sonorità. Di fatto, i Trip-a-Ning, infatti, riescono già oggi, ad offrire una musica diversa dagli altri jazzisti della città. Brani ben costruiti che riescono, in qualche modo misterioso, a calamitare l’attenzione di chi ascolta la loro adorabile musica. Sono tre eleganti cavalli da corsa del jazz: possiamo chiamarli così per la loro incommensurabile voglia di suonare, di dare al pubblico, e per il loro particolare mood, sempre grintoso, oltre all’impressione che offrono, ogni qualvolta l’intro dolcissima del piano viene sovrastata da una grandiosa determinazione di uno splendido contrabbasso e di seguito da una batteria che dà inizio ad una interminabile e precisa corsa… proprio come tre cavalli bianchi che si superano l’un l’altro tra la sabbia e il bagnasciuga, tra spuma e vento.





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