“Rusalka” inaugura la stagione del Teatro San Carlo, un’opera dall’innovativa regia e scenografia di Dmitri Tcherniakov
“Rusalka”, la fiaba lirica di Antonín Dvořák, con libretto in ceco di Jaroslav Kvapil, il 20 novembre 2024, inaugura la Stagione 2024-2025 del Teatro di San Carlo di Napoli. -taglio- Nuova produzione, si avvale della regia e della scenografia di Dmitri Tcherniakov, per la prima volta al Lirico napoletano. Il direttore musicale Dan Ettinger dirige Orchestra e Coro del San Carlo, quest’ultimo ottimamente preparato da Fabrizio Cassi. I costumi sono di Elena Zaytseva, le luci di Gleb Filshtinsky. Video Designer è Alexej Poluboyarinov, mentre Maria Kalatozishvili è Lead Animation Artist. La drammaturgia è di Tatiana Werestschagina. Un cast internazionale conquista il pubblico della prima, con tanti vip in abito da sera e tanti turisti incantati dall’opera e dal Teatro. Il soprano lituano Asmik Grigorian, al suo debutto sancarliano, è una magnifica Rusalka. Debutta al Lirico anche Adam Smith, nei panni del Principe. Ekaterina Gubanova interpreta la Principessa Straniera, mentre Anita Rachvelishvili è Ježibaba. Completano il cast Gabor Bretz nel ruolo di Vodník, Peter Hoare, Padre di Rusalka (nella versione originale il Guardiacaccia) e Maria Riccarda Wesseling, Madre di Rusalka (nella versione originale lo Sguattero). Le tre Ninfe del Bosco sono interpretate da Julietta Aleksanyan, Iulia Maria Dan e Valentina Pluzhnikova, Andrey Zhilikhovsky è il Cacciatore. Dmitri Tcherniakov, tra i più talentuosi registi d’opera, già Premio della Critica Musicale Franco Abbiati e Premio Lírico Campoamor, presenta una nuova versione dell’opera. Il sovrintendente Stéphane Lissner, che firma la sua ultima Stagione al Teatro di San Carlo, ha voluto Tcherniakov, che considera il più importante regista sulla scena della regia lirica contemporanea. “Lo scopo – spiega Tcherniakov - è avere una Rusalka diversa, non una Rusalka da fiaba, ma una Rusalka vera. La passionalità e complessità della musica fanno intendere un complesso ed intrecciato puzzle dei rapporti e conflitti umani. Parleremo proprio di questo. Tutte le situazioni saranno per noi riconoscibili. -taglio2-E racconteremo delle difficoltà di interazioni umane: della paura dell’abbandono, della vergogna, del sacrificio in nome di qualcuno, di una prolungata situazione di abuso, dell’impossibilità di esprimere qualcosa di doloroso, della dipendenza, dello stalking, dell’ossessione amorosa che oltrepassa tutti i limiti”. Opera ambientalista, rappresentata al San Carlo nel 2013, è trasportata in questa nuova rilettura, nel mondo contemporaneo. L’ondina dei laghi e delle acque, la sirenetta che sogna di diventare umana per poter amare un umano, diventa una giovane sportiva di nuoto sincronizzato, e le ninfe sorelle sono le atlete della sua squadra. Lo Spirito delle Acque è l’allenatore che cerca di sedurla. La ninfa si rivolgerà alla strega Jezibaba, una bravissima Anita Rachvelishvili, per trasformarsi in fanciulla, cedendo in cambio la sua voce. Un giovane su una fuoriserie rossa le ruberà il cuore e la porterà a palazzo dove conoscerà il dolore e il disincanto. La mente corre a grandi racconti del folklore europeo: “Undine”, capolavoro di Friedrich Heinrich Karl de la Motte Fouqué e a “La campana sommersa”, di Gerhart Hauptmann e a “La Sirenetta” di Hans Christian Andersen. Qui Ondina si confonde con Parthenope, fondatrice di Napoli. Una delle immagini create appositamente dai videoartisti per questa produzione ha gioiosamente invaso le strade di Napoli attraverso le opere di Trisha, artista di strada. La novità, infatti, è anche nelle scene che trasformano l’opera in una graphic novel. Gli artisti sul palcoscenico sono illuminati e inquadrati su una parete buia, in mezzo alle scene disegnate, con un occhio quasi cinematografico. La regia, l’ottima direzione di Ettinger, la bravura di Orchestra e Coro scatenano l’entusiasmo del pubblico, anche se alcuni puristi non hanno gradito la modernità della trasposizione scenica. La fantastica musica di Dvořák resta di immutata bellezza ed emozionante è l’interpretazione del celebre “Inno alla luna”. Tanti applausi, in primis alle tre voci femminili principali, il grande colore orchestrale e la poesia racchiusa nella vita/sogno di sirene e ondine, innamorate dell’amore che ancora incantano con il mistero dal loro mondo oltreumano.