Rey Willy, al secolo Guglielmo Mattafirri, ci presenta il suo personalissimo Droptop
Guglielmo Mattafirri in arte Rey Willy è un giovane emergente della scena musicale italiana. Figlio d’arte, cresce ascoltando suo padre, chitarrista, che lo instrada alla buona musica, quella Blues, Fusion, Rock. Ma Rey la sua strada se l’è costruita da solo. Caparbio e talentuoso è riuscito a farsi notare fino a pubblicare il suo primo singolo “Pekkers”, -taglio-terzo progetto dell’etichetta Highersound, seguito oggi dal nuovo singolo “Drop top” disponibile dal 16 aprile 2021. Nel suo percorso artistico Guglielmo inizia ad avvicinarsi alla chitarra paterna e alla batteria, appassionandosi poi del mondo rap facendo beatbox e freestyle. Rey è figlio dell’etichetta discografica Highersound, una nuova realtà nel panorama musicale che nasce dall’idea di Mattia Fara e Federico Irace, due giovani follonichesi che da qualche anno hanno debuttato nel panorama musicale creando “Highersound Record” un'etichetta discografica giovane spinta dalle sonorità rap e trap. Ray ci ha raccontato dei suoi sogni e progetti presenti e futuri. Sei un giovane artista nel panorama della musica italiana. E allora chi è Rey Willy? “Sono Guglielmo Mattafirri in arte Rey Willy, classe 2000. Il mio nome d’arte nasce da un famoso musicista blues che io ascoltavo da piccolo. Mio padre suona il blues e mi ha tramandato sin dai primi giorni di vita questo sound, queste sonorità particolari. Mi sono avvicinato alla musica da autodidatta all’età di 14 anni, producevo delle strumentali sul computer e da lì poi mi sono appassionato al canto e ho cominciato a cantare sulle mie produzioni. Successivamente mi sono avvicinato a ragazzi della mia età che hanno le mie stesse passioni e con loro ho cominciato a collaborare. Oggi siamo un grande team, un grande gruppo.” Quanto ha influenzato il tuo percorso essere figlio d’arte? “Mi ha influenzato davvero tanto. A quattro anni ai bimbi di solito si canta la ninna, mio padre invece me la suonava con la chitarra, questo mi ha sicuramente avvicinato alla musica, che è stato un percorso naturale. Io purtroppo, e me ne vergogno di questo, non conosco le note. A mio vantaggio posso dire che so quello che sto facendo quando suono, prendo sempre la nota giusta, anche se non riesco a spiegarmi come faccio (ride)”-taglio2- Highersound è la tua famiglia, chiamiamola così, che produce i tuoi dischi? Da che è composta? “Siamo dei ragazzi, le idee partono da noi. Siamo io, Mattia Fara e Federico Irace. Siamo ragazzi giovani che facciamo musica, dietro abbiamo dei professionisti Ricky Fara, Alex Marton e Luca Guerrieri che sono tre musicisti che sono nel mondo della musica da una vita e che ci aiutano professionalmente nei nostri progetti, il loro approccio rende i nostri lavori differenti, più professionali perché no.” Dropotop nasce da un’insoddisfazione personale. Vuoi raccontarci questa cosa? “Questa insoddisfazione è tipica del mio carattere questo perché non mi accontento mai di ciò che faccio e dei progetti che la vita mi offre. Ho sempre bisogno di migliorarmi, di fare bene, di fare meglio, di conseguenza questa cosa spesso porta buoni frutti, altri tendo a non gratificarmi per quello che faccio. Droptop parla di un viaggio che inizia e finisce e che analizza i miei pensieri dai quali traggo degli insegnamenti. Ho capito che si può fare sempre meglio. Droptop è un’analisi di me stesso e del fatto che volendo si può raggiungere il massimo. E dopo i sacrifici arrivano sempre i risultati.” Qual è allora oggi il tuo obiettivo? “Sicuramente spero di fare musica nella mia vita e di vivere di questo, è una delle poche cose che mi rendono felici.” Quanto è difficile per un ragazzo di oggi, in un mondo di social e talent, quanto è difficile emergere senza una spinta mediatica? “Io credo che se una persona ha talento prima o poi è destinata ad emergere. Non parlo di me, il mio è un ragionamento oggettivo. Se un artista è davvero bravo riesce ad avere successo senza nessun aiuto. Poi ci si mette di mezzo anche la fortuna, avere delle spinte aiuta ad ottenere ciò che vuoi, ma allo stesso tempo questo può aiutare chi ha meno talento. È la faccia della stessa medaglia.”