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Un sito reale poco noto

di Yvonne Carbonaro

Numero 222 - Luglio-Agosto 2021

Reggia e insieme fattoria modello: questo e tanto altro nel nostro viaggio verso Carditello


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Le grandi regge di Caserta, Capodimonte, Portici volute da Carlo di Borbone sono universalmente conosciute, ma oltre a questi fastosi palazzi e alla Reggia di Napoli in cui i Borbone erano soliti risiedere, esistono vari altri Siti Reali sparsi nella regione Campania realizzati dal 1734 al 1861. Tra questi: la Villa d'Elboeuf ,-taglio- la Villa Favorita, il Palazzo Reale di Ischia, la Tenuta degli Astroni, il Casino sul lago di Licola, Capriati a Volturno, Fasano di Maddaloni, Selva di Caiazzo, la Reggia di Quisisana, il Demanio di Calvi, la Casina del Fusaro, la Vaccheria, San Leucio, la Reale tenuta di Persano, la Reale tenuta di Carditello. Per la maggior parte nacquero come riserve di diversi tipi di selvaggina. L’attività venatoria così frequentemente praticata da sovrani e nobili era in fondo una simulazione della guerra in tempo di pace, un esercizio di forza e di coraggio, una dimostrazione di attitudine al comando e di prontezza di riflessi nel colpire la preda, e dunque il nemico. Alcuni di questi però, oltre ad ospitare i reali per brevi permanenze finalizzate a battute di caccia, furono poi volti a finalità produttive. Per esempio Vaccheria fu dedicata da Ferdinando IV all'allevamento delle vacche sarde. San Leucio fu la grande struttura sperimentale per la produzione della seta. Nel Fusaro accanto alla Casina Vanvitelliana, rifugio reale per sparare alle folaghe che migravano sul lago, fu impiantato per volere del re un allevamento di pregiate ostriche che venivano vendute o servite nella adiacente Villa Ostrichina. La tenuta di Persano (Salerno) comprende una casina reale per la caccia su due livelli, un portale d'ingresso in pietra affiancato da due garitte, un atrio decorato a stucco con uno scalone. Qui nel 1742 venne realizzato un allevamento equino selezionato di razza napoletana con stalloni di razza andalusa e turca per creare una razza pregiata vanto della dinastia napoletana: il cavallo Persano. E infine Carditello, uno dei siti più sorprendenti e meno conosciuti per la destinazione d’uso a cui il re, oltre la parte di bosco destinato alla selvaggina, volle destinarlo: una dinamica fattoria modello molto produttiva, composta di vaste zone coltivate a ortaggi, pascoli ed enormi stalle per le mucche da latte e zone ricche d’acqua per le bufale. Entrambe specie bovine fondamentali per la produzione di latticini.-taglio2- Ferdinando II poi darà forte impulso in particolar modo all’ammodernamento dell’economia rurale, attraverso colture sperimentali e l’introduzione di macchine agricole. Vi è infine un grandissimo galoppatoio ellittico delimitato da due fontane con obelischi e con un tempietto circolare nel mezzo, per l’addestramento dei cavalli Persani, splendida razza reale da guerra e da parata che vi sono stati recentemente reintrodotti. Il Real Sito è composto da una palazzina centrale in stile neoclassico con un loggiato e un belvedere, affiancata dagli edifici delle stalle e degli altri servizi. Fu progettato dall’architetto romano Francesco Collecini, allievo di Luigi Vanvitelli. Al pittore di corte Jacob Philipp Hackert fu affidata la direzione delle decorazioni e dell’arredo dell’appartamento reale. Le pitture murali, molto rovinate, sono opera di Fedele Fischetti, che eseguì la volta dipinta nella Galleria centrale raffigurante l’Apoteosi di Enrico IV, e ancora di Giuseppe Cammarano, Giuseppe Magri, Domenico Chelli. Carlo Brunelli realizzò i monocromi che decorano la Chiesa a pianta centrale e la tela dedicata all’Ascensione di Cristo per l’altare, lavorò alle volte e ai bassorilievi in stucco nelle due monumentali scalinate. Carditello si fregiava del titolo di "Reale Delizia" perché, nonostante la sua funzione produttiva, era un luogo molto amato dal re e dalla sua corte per la cacciagione e per piacevoli permanenze. La tenuta si estendeva in origine su una superficie di 6.305 moggia capuane, corrispondenti a circa 2.100 ettari. Vi lavoravano molte persone. Dopo l’Unità d’Italia il sito, caduto nel più totale abbandono, negli anni ha subito gravi ingiurie ed è andato degradandosi. La vasta quadreria e l’arredamento sono andati dispersi, tranne alcune nature morte conservate nella Reggia di Caserta, gli arazzi nel Palazzo Reale di Napoli, i mobili e gli arredi sparsi tra Caserta e Capodimonte, i suoli divisi e venduti. Nel 1943 la reggia fu occupata dalle truppe tedesche e poi da quelle americane. Finalmente dal 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali gestisce il sito tramite il Polo museale della Campania, oggi Direzione regionale Musei. È stata riaperto al pubblico l'8 gennaio 2017, ma nel piano nobile sono ancora in atto i restauri di ambienti e affreschi.





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