Trasversale e strutturata, l’anima musicale di Edoardo Liberati si esprime in composizioni che catturano l’uditore in un viaggio di scoperta
Edoardo Liberati, chitarrista e compositore originario di Roma è oramai una bella realtà nel mondo del jazz italiano. Possiamo dire che il suo modo di essere, il suo mood ed il suo stile svela la continuità nella continua ricerca musicale. Questa ricerca compulsiva gli offre ispirazioni che partono dal jazz tradizionale sino ad arrivare a quelle vie più contemporanee.-taglio- Liberati, classe 1993 è aperto comunque a diversi generi musicali e tutto questo contribuisce, in maniera assai marcata sulla creazione ed alla concezione dell’idea musicale. «Nonostante il tempo passi inesorabile, ad oggi ritengo di essere un fan del rock ed un attento ascoltatore di musica classica. Contemporaneamente, però, guardo con interesse anche alle diverse varie correnti della musica Sudamericana» Ascolta sino all’infinito e di continuo … giungendo ai suoni, armonia ed attitudini derivanti dalla musica nordeuropea. Ciò non fa altro che rendergli una cosa positiva anche perché è anche grazie a questo che è riuscito a guidarlo verso un suono personalizzato e riconoscibilissimo). Edoardo, cosa ci dici dei giovani emergenti che come te si sono affacciati al jazz? «Il livello dei musicisti in Italia è molto alto, esistono moltissimi progetti interessanti, guidati da musicisti altrettanto interessanti e validi. Ho avuto la fortuna, in questo anni, di suonare con musicisti anche più giovani di me, ma che dimostravano una grande maturità sia dal punto di vista strumentale che compositivo. Non nascondo che alcuni di questi sono stati un’ispirazione per me. Non possiamo quindi lamentarci dello stato della musica in Italia, per fortuna il jazz continua a svilupparsi e a prendere forme sempre diverse, sempre nuove. Nel mio piccolo, se dovessi dare un consiglio a un musicista che si sta approcciando al jazz, posso solamente dire che occorre tantissimo impegno e tanta convinzione in quello che si fa. Alle volte possono esserci momenti di sconforto, momenti che vanno superati solo ed esclusivamente con la propria forza d’animo. Se si crede veramente in quello che si fa, bisogna perseguire la strada intrapresa con forza e convinzione. L’importante è sapere di aver dato il massimo e, qualsiasi sarà il risultato, se ne prenderà atto.» Condividi il concetto secondo il quale … ‘siamo tutti figli del rock’? «Condivido parzialmente. Il rock è stato sicuramente un genere di musica molto importante, e molto formativo per tanti musicisti come me. È un genere che è entrato e rimasto prepotentemente nella collettività, essendosi poi sviluppato in tanti modi diversi, confluendo nella creazione di sotto-generi e generi affini. -taglio2- Basti pensare che la fusion è nata proprio grazie al rock (difatti questo genere è la fusione, per l’appunto, tra rock e jazz). Nonostante il rock sia stato un genere molto importante, soprattutto in determinati momenti storici, esistono musicisti di jazz che non sono passati, nella loro formazione, attraverso questo genere, magari perché non sufficientemente attirati dalle sonorità di questo genere musicale. Credo quindi che non tutti ‘siamo figli del rock’.» Da te, chitarrista poliedrico … è possibile aspettarsi un album molto più elettrico e fusion? «Non credo. Sicuramente è difficile (se non impossibile) prevedere la direzione della mia musica, ci sono tante variabili. All’interno del mio disco ‘Turning Point’ esistono dei brani elettrici, magari anche tendenti alla fusion, però, allo stato attuale delle cose, non sono attirato dalla creazione di un lavoro discografico interamente basato su queste sonorità, anche perché non è quello che studio e che ricerco. Lascio questa idea a chi veramente vuole percorrere questa strada, a chi persegue e suona con convinzione la fusion e la chitarra inquadrata in questo stile. In passato sono stato attratto da questo genere e non nascondo che alle volte strizzo l’occhio ad alcuni chitarristi fusion (di recente ho riscoperto Tim Miller, fenomenale chitarrista). Infatti, nel disco ‘Turning Point’, è presente un brano che ho composto proprio ispirato dal chitarrista appena citato. Non posso quindi prevedere il percorso della mia musica, ma, ad oggi, mi risulta molto difficile creare un disco che sia sincero, veritiero ed autentico con queste sonorità.»