Il Macbeth verdiano, assente da venticinque anni dal Teatro San Carlo, va in scena in forma oratoriale
Al teatro Politeama è andato in scena “Macbeth”, melodramma verdiano su libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei, dal dramma di William Shakespeare. Dirige Orchestra e Coro del Lirico di Napoli Marco Armiliato. Un cast di livello per l’opera in forma concertante con alcune sostituzioni dovute a malori di stagione: -taglio- il baritono Luca Salsi nel ruolo di Macbeth, in scena alla “prima” (professionale nel canto pur avendo una bronchite), sostituito nelle repliche da George Gagnidze, Sondra Radvanovsky, Lady Macbeth, sostituita in alcune repliche dal soprano Daniela Schillaci. Nel cast Alexander Vinogradov nel ruolo di Banco; Giulio Pelligra in quello di Macduff, Francesco Castoro, Malcom e Luciano Leoni, il Medico. Completano il cast Chiara Polese (Dama di Lady Macbeth), Giuseppe Todisco (Domestico di Macbeth), Takaki Kurihara (Sicario), Antonio Delisio (Araldo), Giacomo Mercaldo (Prima apparizione), Valeria Attianese (Seconda Apparizione), Maria Antonella Navarra (Terza Apparizione). José Luis Basso è Maestro del Coro, grande protagonista dell’opera, come sempre, ottimamente diretto. “Macbeth” è la prima opera di Verdi ispirata da un dramma di Shakespeare. Commissionata dall’impresario Alessandro Lanari, debuttò al Teatro della Pergola di Firenze il 14 marzo 1847, riscuotendo grande successo. Vi fu una sua ripresa a Parigi dove approdò al Théâtre Lyrique, nel 1865, nella versione rimaneggiata che è quella definitiva. Tragedia sanguinaria, è incentrata sulla sete di potere, sulla corruzione e la tirannide, con l’elemento del soprannaturale popolato di spettri, di streghe, del fato ineluttabile che determina la sorte degli uomini, la vacuità dell’esistenza. Opera singolare per il suo carattere “fantastico”, un’eccezione nella tradizione melodrammatica e nella produzione verdiana, è ritenuta il capolavoro della giovinezza del compositore. -taglio2- Il soprano Daniela Schillaci, impeccabile per rigore formale e dinamiche, cesellando le note del registro grave, pur possedendo un timbro leggero, tocca le corde dell’emozione, con agilità, ottima dizione, interpretazione di un personaggio complesso, fragile, che lo stesso Verdi voleva “demoniaco”. Perfetta la tecnica nella scena del sonnambulismo, forte di un sovracuto che va eseguito con un filo di voce. Nobile, austero è Banco, nella buona prova del basso Alexander Vinogradov con un dolente, intenso “Oh, qual orrenda notte” e sulle altre arie recitate con espressività e rigore. Bravo e nobile anche il Macduff interpretato dal tenore Giulio Pelligra nella celebre aria “Ah, la paterna mano”. Bravi il giovane soprano Chiara Polese, Dama di Lady Macbeth, allieva dell’Accademia lirica della Fondazione, Francesco Castoro, Luciano Leoni, Takaki Kurihara (altro talento dell’Accademia sancarliana) e Antonio De Lisio. L’orchestra è guidata con piglio incalzante da Marco Armiliato, forte nelle dinamiche, nella ritmica, nel sostenere le voci. Il coro incarna le Streghe, ruolo fondamentale della storia e della vocalità dell’opera. Tanti, convinti applausi alla prima e alle repliche per l’ultimo allestimento di opera lirica al Politeama poiché, il 6 aprile, si rientra nella restaurata sala del teatro di San Carlo che ospita il soprano Pretty Yende che ritorna dopo il successo di “Traviata” di Verdi con la regia di Ozpetek, lo scorso luglio, accompagnata dal pianista Michele D’Elia in un programma che include brani di Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini, Claude Debussy, Franz Listz e Gaetano Donizetti. Grande attesa anche per “Die Walküre”, di Wagner, con il celebre tenore Jonas Kaufmann nel ruolo di Siegmund, in scena dal 16 aprile. Eventi stellari, come sempre per il Massimo di Napoli, il teatro d’opera più antico d’Europa.