Tra cultura e spirito, attraverso la fede e la storia, è raccontata tutta la vita di San Ciro nell’opera edita da Magmata Edizioni
“San Ciro. La gloria del Santo medico venuto dall’Egitto” (Magmata edizioni - pagg.175, euro 15,00), è il nuovo interessante libro di Pietro Gargano. Già caporedattore de Il Mattino, storica firma del quotidiano per il quale è tuttora opinionista curando la rubrica delle lettere, Gargano alterna preziosi saggi e articoli, -taglio-giornalista di razza, esperto di cultura, musica, storia e costume del Sud, arte e bellezza. Nell’introduzione lo scrittore racconta il motivo che lo ha spinto a compiere una ricerca meticolosa e accurata sulla vita del Santo fino a dedicargli il libro. Due infarti, due angioplastiche hanno colpito a distanza di un anno l’autore che si affidò, da “porticese purosangue”, a San Ciro, il Santo Patrono di Portici che nel 1770 ha dedicato al Santo una statua prodigiosa realizzata da Ferdinando Sperindeo. Ciro di Alessandria d’Egitto era un medico anargiro, ossia senza danaro, che curava gratis, come racconta San Sofronio medico di Damasco, ultimo patriarca di Gerusalemme. “Viviamo per la salute universale”, questo fu il credo di Ciro: “se non volete credere a me, credete almeno alle mie opere”, ripeteva. Dietro la scelta della medicina, praticata al termine di studi di filosofia e teologia, c’era soprattutto la fede. “Erano gli albori del cristianesimo - spiega Gargano - ma il credo cominciava a diffondersi nelle città, penetrando perfino nei luoghi del potere”. La salute spirituale era per il Santo la premessa della guarigione fisica: convertì miscredenti, fortificò nel bene, diventando presto famoso, cosa non gradita all’imperatore Diocleziano. Eremita nel deserto, diventò monaco, abate, vestito solo di un rozzo saio, avviando la storia del monachesimo solitario in Oriente prima degli altri Santi. Poi arrivò Giovanni l’Edesseno, il soldato cristiano che lasciò l’esercito per abbracciare la fede, diventando fratello di Ciro in solitudine, povertà e contemplazione – una coppia di Santi tre volte beata, come scrisse Sofronio. Gargano racconta le persecuzioni di Diocleziano sotto il cui impero, Ciro e Giovanni furono martirizzati, ricoperti di pece bollenti e decapitati a Canopo, il 31 gennaio 303. San Ciro visse circa 35-40 anni, anche se l’iconografia lo mostra maturo, anziano. -taglio2-L’autore spiega quanto sia complesso il rapporto fra i napoletani e i santi, come dimostra la devozione per San Gennaro, “faccia ‘ngialluta” per le “parenti” di Forcella che lo stimolavano in tal modo a compiere il miracolo. Nel cuore dei napoletani anche un altro Santo medico, Giuseppe Moscati, figura molto vicina a noi nel tempo, che, dopo aver prestato la sua opera nell’ospedale degli Incurabili e nei bassi, andava a servir Messa a Santa Chiara o al Gesù Nuovo. Il libro elenca i primi settanta miracoli di San Ciro, e traccia la traslazione delle sue reliquie dall’Egitto a Roma e a Napoli, ai primi del ‘600, fino al Gesù Nuovo. Tutta Italia onora il Santo con altari e sontuose cappelle, da Sulmona a Reggio Calabria, e tanti sono i miracoli e i prodigi. “San Ciro rappresenta, nell’ambito dei comuni vesuviani, l’icona più gettonata dopo la Madonna di Pompei e quella dell’Arco”, scrive Antonio Fomez, artista porticese attivo a Milano, uno dei pionieri della pop art italiana. Il celebre pittore spiega anche che l’aspetto sacro viaggia con quello profano, come testimonia la festa del 31 gennaio che ricade nel periodo grasso: la processione, le buste con le offerte dei commercianti, i fuochi d’artificio e lasagna, braciola o salsiccia al sugo per festeggiare. Gargano nel libro cita anche la divertente scenetta della Smorfia sulla devozione popolare per San Ciro e San Gennaro, i versi di Salvatore Di Giacomo, “Ciro”, la canzone di Enzo Dong che dedica il brano ai minori a rischio di Napoli. Secondo gli esperti, il nome Ciro è dotato di una personalità solare ed è benvoluto, in apparenza calmo ma di grande forza e grinta. Di certo un nome importante che racchiude una storia edificante e meravigliosa anche per chi non è uomo di fede.