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Un argentino un po' italiano

di Teresa Pugliese

Numero 215 - Novembre 2020

Diego Moreno, cantautore dall’animo passionale e poetico presenta “Singoli”, il suo nuovo album


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Atmosfere seducenti, un’anima ed una voce che avvolgono grazie anche al magico tocco delle note. Un viaggio in un posto lontano restando seduti, magari ad occhi chiusi e con le cuffie nelle orecchie. Tutto questo è “Singoli” il nuovo album di Diego Moreno. Il Cantante argentino ormai italianizzato e napoletano a tutti gli effetti, -taglio-torna sul palcoscenico con 12 tracce che esplorano tematiche all’apparenza semplici, ma fondamentali come l'amore, l'empatia, il ricordo e la fantasia. Composto da Diego Lemmi Moreno e Gaia Eleonora Cipollaro,“Singoli” esprime anche l’amore verso quei due paesi che l’hanno visto nascere e crescere, due tradizioni che dividono la sua musica e il suo cuore a metà, fondendo poi un’unica anima. L’album è stato anticipato dall’uscita del brano “Bella Chao”, rivisitazione in lingua spagnola del celebre canto popolare italiano che, riconosciuta dalla SIAE come opera unica per testo e sonorità, ha totalizzando su YouTube oltre 40 milioni di visualizzazioni. Il tuo disco parla di quattro grandi tematiche: amore, empatia ricordo e fantasia. Come mai questa scelta? “Non si sceglie mai di scrivere canzoni, queste le ho pensate in spagnolo, poi è stato il mio produttore Roy Tarrant, che voglio ringraziare tanto, ad avere l’idea di farlo in italiano. Una produzione molto particolare, che ha messo insieme musicisti di grande calibro. L’idea era fare un album di belle canzoni speriamo di esserci riusciti. Le tematiche sono queste, e sono eterne secondo me. Io ne aggiungerei una quinta: il tempo. Questo è contenuto nella canzone ‘Da te verso il mare’, nel suo passare inesorabile, e nella possibilità che ha di rallentare qualche volta.” Questo nuovo progetto è anticipato da un singolo molto importante e che ultimamente ha avuto un gran successo grazie alla serie “La casa di carta”. Si tratta di “Bella Chao”. “Bella Chao nasce quindici anni fa, ad ha avuto una sua vita autonoma, dopo tre anni ci siamo accorti che la rete l’aveva accolta così bene da avere 3 milioni di visualizzazioni. Tutto è successo liberamente. Abbiamo così deciso con “Singoli” di aggiungerla come bonus track, in realtà ce ne sono due. -taglio2-L’abbiamo rifatta dal vivo con un video di Davide Aronica, molto poetico direi. È uscita in periodo di pieno lock down acquistando un gran valore, più di quanto ne avesse in sé forse. Il mondo è appassionato di Bella Ciao e la identifica con l’italianità.” Ti aspettavi tutto questo successo? “Sinceramente no. Ad oggi siamo a quota quaranta milioni di stream. Con l’avvento della “Casa di carta” tutto si è ampliato in maniera esponenziale. Mi è capitato di sentire anche i Gipsy Kings in una trasmissione francese cantare la mia canzone. Io la definisco mia perché questa versione ha il mio testo in ‘itaniolo’ che le regala anche sonorità diverse. La SIAE mi ha addirittura riconosciuto la compaternità dell’opera. Nel resto del mondo ne sono state fatte tantissime versioni e interpretazioni.” Sei da molti anni in Italia. Quanto è rimasto di te di argentinità? “Io mi sento un ponte. Sono argentino di nascita, e questo non lo posso dimenticare o negarlo, non ho mai dimenticato le mie radici. Diciamo che io racconto l’italianità in argentina e l’argentinità in Italia, è per questo che mi sento come un collegamento. È una metafora bella secondo me, che vuole unite soprattutto queste due mie anime.” Che rapporto invece hai con la musica italiana? “In Argentina, soprattutto a Buenos Aires e a Mar del Plata, la mia città, si respira tanta Italia. Un detto bellissimo dice che i peruviani discendono dagli Incas, i messicani dai Maya e che gli argentini discendono dalle navi. Questo perché siamo un crogiuolo di razze, e di italiani con le navi ne sono arrivati tanti, nel novecento soprattutto. La musica italiana l’ho conosciuta grazie a mio padre ma soprattutto ho avuto l’immenso piacere di camminare, artisticamente parlando, parallelamente a Fred Bongusto. Con lui sono tornato in Sud America ed è stato un vero trionfo.”





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