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Tutti a Vigevano

di Yvonne Carbonaro

Numero 209 - Aprile 2020

Antica perla rinascimentale oggi città delle scarpe


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In questo terribile periodo di isolamento da coronavirus vogliamo rendere omaggio al Nord d’Italia che sta soffrendo in maniera particolare. Al momento dedichiamo pertanto questa rubrica ad una bella località della Lombardia che abbiamo visitato mesi fa e che ci è particolarmente piaciuta: -taglio-Vigevano, ubicata in provincia di Pavia a poche decine di chilometri a sud-ovest di Milano. L’origine della città è longobarda. Il borgo esterno sorge poi sul luogo oggi occupato dalla Piazza Ducale. Libero Comune dal 1198, dalla fine del ‘200 la storia locale vede come protagonisti i capi delle famiglie milanesi dei Visconti e poi degli Sforza. Grazie a Luchino Visconti e quindi a Ludovico Sforza il Moro, tra il XIV e XV secolo, il borgo di Vigevano diventa il luogo degli ozi della corte ducale e nel 1530 “città” con una propria sede vescovile. Oggi Vigevano si presenta come una bella cittadina con una meravigliosa grande piazza salotto, la rinascimentale Piazza Ducale. Scenografica e imponente, si estende in forma rettangolare per una lunghezza di circa 134 metri. È contornata da portici e bar coi tavolini all’esterno da cui la si può ammirare in tutta la sua bellezza. La pavimentazione a ciottoli grigi è interrotta da bellissimi disegni a ciottoli bianchi. Sui lati corti del rettangolo della piazza vediamo da un lato il Duomo di Sant’Ambrogio, fastosa costruzione barocca la cui facciata lievemente concava sembra abbracciare la piazza e al lato opposto, sotto i portici, l’ingresso al dedalo di stradine del borgo antico. Da non perdere il Museo del Tesoro del Duomo. Sul lato lungo di sinistra della piazza svetta la Torre del Bramante che si eleva all’apice di una lunga scalinata. Dall’alto della torre si domina tutta la zona circostante. L’inizio della costruzione risale al 1198 ma fu Bramante a completarla e a darle l’aspetto che ha oggi. Costituisce l’accesso dalla piazza alla grande spianata del Castello. Ludovico il Moro volle infatti che tutto il preesistente Castello di Vigevano venisse risistemato dallo stesso Bramante e poi da Leonardo da Vinci, per essere adibito a prestigiosa dimora di villeggiatura della corte. È una vera e propria città che attualmente raccoglie tutti i principali musei cittadini: il Museo Leonardiana, vera e propria immersione nell'arte di Leonardo, con una particolare attenzione al suo soggiorno milanese. Sopra la scuderia di Ludovico il Moro è ubicata la Pinacoteca Civica “Casimiro Ottone” che raccoglie le maggiori opere di artisti lomellini, -taglio2-strappi di affreschi originali della Piazza Ducale del XV-XVI secolo e una preziosa opera risalente al 1515 del Maestro vigevanese Bernardino Ferrari; infine il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina inaugurato nel 1998 e ampliato nel 2006 e nel 2018, che raccoglie le testimonianze archeologiche provenienti da scavi e recuperi occasionali nel territorio. Infine, sempre all'interno del Castello Sforzesco, il Museo Internazionale della Calzatura “Pietro Bertolini” che mostra l’evoluzione dei modelli dal 1930 ad oggi. Nascono quindi le prime attività legate al ciclo di produzione della scarpa. La produzione calzaturiera si sviluppa largamente nei primi decenni del ‘900 prendendo piede nel dopoguerra con un crescendo di ricchezza per tutto il territorio. Tale fenomeno appare evidente nel film “Il maestro di Vigevano” del 1963 diretto da Elio Petri, tratto dall'omonimo romanzo di Lucio Mastronardi e recitato da Alberto Sordi, che evidenzia la sproporzione dei guadagni degli imprenditori della scarpa rispetto allo striminzito stipendio di un maestro elementare. Dopo il boom degli anni cinquanta e sessanta il settore calzaturiero ha visto un drastico declino pur resistendo l'industria metalmeccanica finalizzata a produrre macchinari per la lavorazione delle calzature. La produzione di calzature resta qui comunque la più alta della Lombardia. Ricca la produzione industriale a sua volta testimoniata da un museo sul tema. La storia imprenditoriale locale ha radici antiche, parte dal XVI secolo con il panno di lana, e poi con la lavorazione della seta e del lino. La zona è prospera anche per la produzione agricola di riso nel Parco del Ticino, e di altri cereali lavorati e grezzi quali mais e orzo. E ancora vino, miele, ortaggi, frutta, latte, salumi, prodotti caseari e yogurt, specie ittiche. Tra le peculiarità vanno annoverati i prodotti di carne d’oca: salami prosciutti e così via, frutto di una sapiente lavorazione artigianale di alta qualità derivante dalla presenza di vasti allevamenti di oche. Ristoranti ed agriturismi propongono una grande varietà di piatti caratteristici a partire dal risotto allo zafferano alle specialità di formaggi, insaccati e vini oltre a pietanze frutto di accurata ricerca su antiche ricette.





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