logo-spettacolo

Tra prosa e danza

di Maresa Galli

Numero 188 - Maggio 2018

La grande attualità di un opera senza tempo, “Il Decamerone” interessa ed incanta il pubblico anche a distanza di secoli


albatros-tra-prosa-e-danza

Una prima assoluta è nata dalla sinergia tra la Fondazione Teatro San Carlo e la Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini che hanno coprodotto “L’ultimo Decamerone”. Stefano Massini, autore teatrale di pregio, premiato in tutto il mondo, rilegge il “Decameron” di Giovanni Boccaccio, avvalendosi della regia di Gabriele Russo, delle coreografie di Edmondo Tucci, delle musiche di Nello Mallardo con gli arrangiamenti di Ivano Leva. Per “L’ultimo Decamerone” Massini ha selezionato dieci delle cento novelle, che diventano una sola novella: in ognuna di esse si apre un mini racconto che Russo legge completamente al femminile. Il cast, infatti, è composto da Angela De Matteo, Maria Laila Fernandez, Crescenza Guarnieri, Antonella Romano, Paola Sambo, Camilla Semino Favro, Chiara Stoppa.-taglio- Lo spettacolo si avvale del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo diretto da Giuseppe Picone. Le scene di Roberto Crea sono ispirate ai cretti di Burri. “In quella scatola, nel bunker, un non luogo cristallizzato nel tempo – spiega Russo – il senso del racconto è quasi smarrito. I personaggi, ai confini di Pirandello, si annoiano pensando di dover narrare ma così facendo ricostruiscono il significato della narrazione”. Non è una lettura in chiave filologica ma rende la chiave dell’opera, l’importanza della narrazione, nell’unica novella. Per ogni protagonista, infatti, è stata elaborata una storia nata dalla fusione e dalla reinterpretazione di tutte le novelle che Boccaccio fa raccontare a quel singolo personaggio. “A me premeva soprattutto indagare il formidabile valore di riflessione di Boccaccio – spiega Massini – antica e modernissima, sull’urgenza del narrare, sul ruolo del narrare e sui meccanismi del narrare. Oggi viviamo in una società che è continuamente bombardata di storie, pensiamo, per esempio, quanto il web e i social network entrino continuamente nella nostra vita, con un intrecciarsi di narrazioni multiple, narrazioni istantanee come le fotografie o narrazioni per immagini come i video. E noi, immersi in questo grande mare di storie superflue, molto spesso perdiamo il senso -taglio2- della narrazione”. “Con Massini, fin dal nostro primo momento – racconta il regista – siamo stati subito d’accordo nel non proporre una lettura in chiave filologica dell’opera, che oggi sarebbe risultata anacronistica o già vista e rivista; piuttosto ci siamo interrogati sul perché all’epoca Boccaccio scrisse il Decameron e quali ragioni di allora possano essere ancora valide. Perché qualcuno dovrebbe chiudersi in un casolare di campagna e mettersi a raccontare favole? Da cosa fugge? All’epoca, dalla peste.” Incantevoli le danze, oniriche, stranianti, messe in scena dagli ottimi coreuti e dalle splendide coreografie di Edmondo Tucci, a lungo applauditi dal pubblico. Solo, forse, poco legate alla prosa, come un bello spettacolo in sé. Belli i costumi dell’artefice di magie per l’opera lirica, Giusy Giustino, che si è ispirata alla pittura di Burri fin nelle nuances, nelle toppe, nei leggeri cromatismi di abiti che regalano visioni che spaziano dall’antico al post moderno. E lo spazio è la migliore invenzione della messa in scena, un bunker, dove rinchiudersi per scappare dai mali del mondo, dove cullarsi con la medicina più antica: il racconto, ancora più prezioso nelle epoche buie, quando scoppiano la peste o altre tragedie, la narrazione di storie che non si ha più voglia né forza di raccontare ma che appare ultima speranza di uscire dal buio.





Booking.com

Booking.com