Uno stile inimitabile, un mondo oscuro e stravagante, una sfilza di personaggi inquietanti, che mettono in discussione il nostro sistema di valori, ponendo degli interrogativi sulla natura dei “veri mostri”
Mostruoso e meraviglioso, grottesco e introspettivo, assurdo e fantastico, così si potrebbe tratteggiare l’Universo disegnato da Tim Burton (Timothy Walter Burton, 1958, Burbank, USA). Uno stile inimitabile, un mondo oscuro e stravagante, una sfilza di personaggi inquietanti, che mettono in discussione il nostro sistema di valori, ponendo degli interrogativi sulla natura dei “veri mostri”.-taglio- Burton, un genio creativo, considerato uno tra i registi più importanti a livello internazionale è, prima di tutto, un artista figurativo di spicco, multidimensionale, dotato di straordinario talento in varie aree artistiche: pittura, disegno, scultura, fotografia. Figlio della profonda provincia americana, un bambino introverso e solitario, sin da piccolo disegna sempre e presto, diventa un assiduo fumettista. Si diploma al CalArts (California Institute of the Arts), scuola fondata da Walt Disney. Il primo impiego fu proprio alla Disney, nel ruolo di bozzettista, ma i suoi disegni, considerati fin troppo macabri, non vengono apprezzati abbastanza e così, la collaborazione, sin dall’inizio non molto felice, finisce ben presto. La prima fase della ricerca artistica di Burton viene influenzata, notevolmente, dal cinema espressionista degli anni ’20. I riferimenti a quel tipo di filmografia sono evidenti nell’elaborazione dello stile personale, nelle forme contorte e nei lineamenti esagerati dei personaggi disegnati, nella deformazione delle ombre, che spesso finiscono per assumere un aspetto spettrale. Evidenti richiami alle opere di artisti come Salvador Dalì, Max Ernst, René Magritte, Jan Svankmajer traggono forza dalle correnti del Surrealismo e dell’Espressionismo tedesco di Kirchner. Negli anni ’80 Tim Burton si specializza nella tecnica di “slow motion”, un effetto cinematografico che permette di rallentare la riproduzione di un video, producendo un risultato visivo molto accattivante. Utilizza i propri bozzetti per realizzare immagini de “La Sposa cadavere”, “The Nightmare Before Christmas”, che successivamente daranno origine ai suoi film. Una sorta di “humor” nero aleggia in un pianeta senza un barlume di luce, dove l’orrido e fiabesco convivono insieme all’eccentricità dei suoi abitanti. -taglio2- Negli anni, Tim Burton riesce a costruire un piccolo mondo parallelo, fuori dagli schemi, intimo e circoscritto, dove lui stesso si sente a proprio agio e che continua a riempire di personaggi stravaganti, spesso tenebrosi e funerei, ma pur sempre dotati di una profonda interiorità. Le immagini statiche si intrecciano continuamente con le immagini in movimento, creando scambi continui, che portano alla realizzazione di effetti visivi fantasiosi e innovativi. Un modo di lavorare e di creare unico, che ha influenzato un’intera generazione di giovani artisti nel campo della videografica e di animazione. Burton reinventa il cinema di tipo hollywoodiano dando vita ad un nuovo tipo di linguaggio, espressione di una visione strettamente personale. Diventa pioniere di un genere cinematografico onirico, grottesco, attraente, che non era mai esistito prima. Crea uno stile artistico subito ribattezzato come “Burtonesque”: una realtà raffinata, che stimola riflessione, in bilico tra l’eccentricità degli eroi e la profondità dell’inconscio, dove la sensibilità quasi infantile si alterna alla sagace ironia, riuscendo a mettere d’accordo la critica e il grande pubblico. La grande mostra personale al MoMa di New York (2009-2010), come quella (ancora in corso) al Museo Nazionale del Cinema a Torino, intitolata “Il mondo di Tim Burton”, hanno portato alla luce le numerose opere inedite dell’artista americano. Il nucleo principale dell’esposizione presso la Mole Antoniana si concentra sull’archivio personale del regista, mostrando un’incredibile varietà della sua produzione artistica. Prima di tutto, disegni e bozzetti con i temi e i motivi visivi ricorrenti, da cui hanno preso vita i suoi personaggi cinematografici più conosciuti. Un Universo senza confini, 500 opere tra le quali molte inedite, che spaziano a livello temporale dagli esordi fino ai progetti più recenti: schizzi, dipinti, fotografie, storyboard, costumi, installazioni, opere in movimento. Un lungo viaggio, tra ombre e fiochi riflessi di luce, di un Cappellaio Matto armato solo di una matita con la quale tratteggia una realtà diversa, dove anche un estraneo diventa il pacifico vicino di casa.