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Teatro senza confine

di Maresa Galli

Numero 190 - Luglio-Agosto 2018

Ha preso il via la sezione italiana del Festival teatrale che gode del riconoscimento del Mibact. Decisamente un evento da non perdere


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L’associazione culturale Tinaos, in partenariato con il Teatro di Capodistria e il Comune di Muggia, sotto la direzione artistica di Katya Pegan e Alessandro Gilleri, con il sostegno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Turismo FVG, Trieste Trasporti, S.I.O.T - Società Italiana Oleodotto Transalpino S.p.A, in collaborazione con l'associazione Primoski Poletni Festival – Festival Estivo del Litorale di Koper, l’Università della Terza età, Trieste Airport, Coop Alleanza 3.0, organizza la sezione italiana del 25° Festival Estivo del Litorale 2018. L’iniziativa, offerta unica in Italia e nella regione Friuli Venezia Giulia, quale festival transfrontaliero, senza confini, che coinvolge le tre nazioni dell’Istria, Slovenia, Croazia e Italia, vuole porsi come un laboratorio teatrale di ampio respiro con una finalità didattico-educativa. Le tematiche dei lavori presentati esprimono l’obiettivo di Muggia Teatro, che vuole promuovere nuove ed interessanti realtà culturali, compagnie e drammaturghi delle varie lingue dell’Istria in un ricco intreccio multiculturale. La rassegna transfrontaliera, a giugno ha esordito con “Le ultime lune” di Furio Bordon con Boris Cavazza e “Moby Dick” con Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco, prodotto dal Teatro dell’Elfo. -taglio- Un calendario di otto spettacoli per diciassette repliche di cui cinque prime nazionali ed una prima regionale. Ha riscosso successo “Zadnje lune/Le ultime lune”, opera dello scrittore triestino Furio Bordon, diretto da Dusan Mlakar, con Boris Cavazza, Anja Drnovšek e Rok Matek, spettacolo che ha inaugurato il Muggia Teatro. Il testo affronta il tema della vecchiaia, la paura della morte, la difficile comunicazione intergenerazionale. “Le ultime lune”, prodotto da Gledališče Koper/ eatro Capodistria (SLO), è una spietata, profonda analisi della voglia di vivere. Il protagonista è un anziano professore che abbandona la propria casa per non essere di peso ai suoi cari. Già tradotto in dodici lingue, è stato insignito del Premio IDI per il miglior testo drammatico del ‘93. Boris Cavazza interpreta il ruolo del padre, ruolo che fu di Marcello Mastroianni nella sua ultima apparizione al Teatro Goldoni di Venezia. Sempre al Teatro Verdi è andato in scena “Moby Dick” di Melville, prodotto da Teatro dell’Elfo, adattamento e regia di Rosario Tedesco, che ne è anche interprete con Nicola Bortolotti. Le “metamorfosi urbane” sono diventate tema guida di un’esperienza di ricerca drammaturgica frutto della sintesi tra teatro tradizionale e immersione in contesti eccezionali, svolta da Rosario Tedesco negli ultimi anni della sua attività registica e progettuale. Prima prova -taglio2- compiuta di questa modalità operativa è stata realizzata in Sicilia, dove oggetto della metamorfosi è stato l’Etna, il vulcano, ma anche il paesaggio, l’ascesa, le soste. Nella seconda tappa, realizzata a Roma, la metamorfosi ha coinvolto un altro luogo simbolo: il Colosseo. Ne è nata una trasformazione del paesaggio prima, e della città dopo. L’Etna e il Colosseo hanno dato corpo alla più celebre raffigurazione del fantastico della letteratura di tutti i tempi: sono diventati la balena bianca, Moby Dick. L’interazione con il pubblico ha permesso alla “guida” Rosario Tedesco di ottenere quella fiducia ludica necessaria ad accogliere l’invito a “chiudere gli occhi e immaginare...” che al posto dell’Etna e del Colosseo si stagliasse proprio il profilo mastodontico di Moby Dick. “Quando il pubblico ha riaperto gli occhi – noi – eravamo già sul Pequod, ed eravamo l’equipaggio a caccia della balena. Il viaggio/passeggiata è diventato la rotta tracciata, il vero spettacolo, oltre le mie storie, oltre le parole di Melville”. Nel proseguire il sentiero tracciato da questi primi esperimenti su Moby Dick – scrivono gli autori - proponiamo un nuovo viaggio, questa volta addentrandoci in un territorio, se possibile, dai confini ancora più sfumati: il ventre del romanzo. È stato scelto un luogo acquatico e sospeso come Muggia, dove il romanzo si rivelerà in tutta la sua ebrezza”.


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