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Teatro mon amour

di Teresa Pugliese

Numero 197 - Marzo 2019

Carlo Alighiero, racconta la sua ultima fatica teatrale “Papà”, commedia divertente, ironica e brillante in coppia con Elena Cotta


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Ha debuttato il 28 febbraio al teatro Manzoni di Roma “Papà”, una commedia brillante scritta da Pierre Chesnot che va in scena con l’adattamento e la regia di Carlo Alighiero che è anche il protagonista della divertentissima storia insieme a Elena Cotta e Sergio Ammirata, Cinzia Berni, Luca Negroni, Andrea Carpiceci e Valentina Marziali. La commedia, una delle più riuscite del prolifico autore francese, si snoda in un susseguirsi incessante di ilarità, malintesi irresistibili e battute gustose, mai volgari, capaci di incollare gli spettatori alla poltrona, che mette in risalto i valori dell'amicizia e della famiglia. Lo spettacolo rinnova il profondo legame tra gli spettatori ed una delle coppie più longeve e promettenti del teatro italiano: Elena Cotta e Carlo Alighiero, che quest'anno festeggia i settant'anni dal loro primo incontro a Milano nell'autunno del 1949, per poi trasferirsi a Roma per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Da allora i due diventano una coppia fissa ed affiatata, e assieme hanno calcato le scene di tutti i teatri d’Italia e nel 2012 hanno festeggiato le Nozze di Diamante rinnovando la promessa di matrimonio. “Papà” rimarrà in scena al Teatro Manzoni fino al 24 marzo.

Parliamo di questa opera teatrale “Papà” dove il suo personaggio scopre di punto in bianco di essere papà, nonno e bisnonno allo stesso tempo senza saperlo, le è mai capitata una cosa del genere?

“Assolutamente no, nè nella vita e neanche sul palcoscenico. Anche perché questa è una novità assoluta, è la prima volta che si porta in scena questo spettacolo. Il mio personaggio sta per sposarsi, anche se ha superato gli ottanta anni, e lo fa per la terza volta, con una sua capo redattrice essendo lui un produttore, e ad un certo punto il giorno delle nozze, scopre di avere un figlio, nato cinquanta anni prima. -taglio- Lui è allo scuro di tutto e inoltre, allo stesso tempo, scopre anche di essere nonno e quasi bisnonno. È una commedia brillante, scritta molto bene. Lo spettacolo si snoda quasi come un giallo, perché quest’uomo vuole scoprire la verità. Tutto si risolve con l’arrivo improvviso di un vecchio amico di scorribande, con il quale andavano a pesca insieme nei dintorni di Parigi, e tutto torna al posto, poiché quest’uomo racconta come andarono effettivamente le cose. Tocca vederlo per scoprire il finale.”

Teatro, televisione, cinema, lei ha spaziato molto nella sua carriera, ma qual è la forma d’arte nella quale si esprime meglio?

“Senz’altro era il teatro, uso il passato perché oggi questa forma d’arte è cambiata tanto. È stato sicuramente abbandonato dai politici che purtroppo parlano tanto di far cultura, ma lo hanno messo da parte e sta molto soffrendo. Oggi sono stati tolti gli aiuti alle piccole e medie imprese, si sopravvive per fare arte. Non ci sono più sovvenzioni, siamo ridotti a dover lavorare come nei film drammatici, gli amatoriali che lavorano per amore per poter pagare degnamente i lavoratori. Prendiamo quello che arriva dall’incasso, e non si può assolutamente lavorare così. È per questo che molte società chiudono.”

Questo vuol dire che esiste un teatro di ieri e un teatro di oggi?

“Sì. È tutto assolutamente diverso anche nella possibilità di recitare, e con la tv siamo arrivati ad essere migliaia, tutti possono fare gli attori, poiché si registra tutto. Noi lavoravamo in maniera diversa, in diretta, e dovevi imparare tutto a memoria, era un lavoro artigianale. Questo ci dava una sensazione di far parte di un gruppo di artisti, tutta la nostra giornata era impiantata sul teatro. Oggi per sopravvivere purtroppo oltre a fare il teatro, uno è costretto a fare doppiaggio, cinema, altre cose che danno un pochino più di sostentamento, a causa della crisi economica che ancora oggi sentiamo. La gente ha meno soldi da spendere ed il teatro è diventato un posto dove ci si va per un grande amore, chiaramente la classe media è stata davvero taglieggiata e allora c’è difficoltà anche ad andare a vedere uno spettacolo. Si va avanti per amore.” -taglio2-

Lei e sua moglie avete calcato per tanti anni insieme il palcoscenico festeggiando le nozze di diamante, cosa significa lavorare con la propria compagna?

“Per noi lavorare insieme è un grande piacere, anche perché c’è tanta stima reciproca, quando ci troviamo in scena è sempre una magia. Alla nostra età dovremmo essere già in pensione ed invece siamo ancora qua. Sono 70 anni che lavoro con mia moglie. Cerchiamo di trasmettere questa passione ai giovani, e anche con questa commedia, lo abbiamo fatto. Lavoriamo presto la mattina fino a tarda sera, per poter regalare al pubblico un prodotto più artigianale che artistico, sicuramente di grande attualità. Sarebbe ora di andare di tirare i remi in barca, ma ci sono personaggi e storie che devono essere interpretate da uomini di una certa età, come ad esempio il mio personaggio.”

Lei nel 2010 fu autore, attore e regista di “Attico con vista… vendesi” con Fabrizio Frizzi. Che ricordo ha di lui?

“Fabrizio Frizzi era più di un amico, un uomo eccezionale. Gli ho voluto molto bene, e parlandone mi commuovo ancora. Era un grande amico di tutti, riusciva ad allacciare rapporti umani con tutte le persone che lo incontravano o che avevano a che fare con lui. Era un uomo delizioso, noi ci siamo conosciuti nel 2005, quando abbiamo fatto i primi lavori insieme, è stato addirittura anche il nostro testimone di nozze quando io e mia moglie ci siamo risposati. Mi manca moltissimo. Era un uomo spiritoso e divertente, ma soprattutto un grande amante del teatro, faceva sicuramente televisione per guadagnare molto di più, ma ogni volta accettava di passare mesi con noi per fare insieme degli spettacoli. Ho un bellissimo ricordo di Fabrizio.”

Lei ha avuto l’onore di lavorare con grandi attori del panorama italiano, da Vittorio Gassman, Damiano Damiani, Dario Argento. Chi l’è rimasto nel cuore?

“Gassman è stato mio maestro per due anni all’Accademia Silvio D’Amico, poi feci con lui anche l’Amleto ed altri spettacoli. È una persona che ho ammirato tanto, era un grande uomo di cultura, aveva preparazione, charme, incantava tutti, specialmente noi ragazzi, era un piacere ascoltarlo. Ho conosciuto poi tantissimi altri grandi artisti, ma lui è rimasto nel mio cuore.”





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