Progetti, sogni e già tanti successi tra cinema e teatro per la bella e brava attrice Carmen Annibale
Classe ’86, napoletana, attrice di teatro, cinema e tv, Carmen Annibale dalla fine di agosto interpreta il ruolo dell’ispettrice Marta Anselmi nella soap “Un posto al sole”. Un clima sereno e familiare l’ha accolta sul set e i fan inondano i social di giudizi positivi e complimenti. -taglio- Spazia con disinvoltura dal palcoscenico al cinema, diretta da celebri registi e al fianco di attori famosi, una grande scuola per l’attrice che dal 2008 lavora con successo nel mondo dello spettacolo. Ai lettori di albatrosmagazine racconta i suoi progetti. Un ruolo di ispettrice in “Un posto al sole”: cosa significa recitare in una delle soap più amate dal pubblico italiano? C’è già uno zoccolo duro di fan che vuole che lei entri a far parte del cast… “Significa anzitutto saltare su un treno in corsa, mettere i piedi in una realtà collaudata con delle sue tipicità, dove i tempi di adattamento sono ristretti, ma grazie all’enorme lavoro di tutti, ci si inserisce senza fatica. Significa sapere che ci saranno anche molte critiche: se una soap è così seguita da 25 anni, è perché vanta un folto numero di fans attivi e, pur sapendo di interpretare un ruolo “scomodo”, devo ammettere che in molti mi hanno scritto in privato chiedendomi se resterò nel cast, manifestandomi già molto affetto e interesse. E questo non può che farmi piacere. Approfitto per dire che io non sono molto “social”: li vivo un po’ come una forzatura e non so approfittare della loro utilità; anche con quel pizzico di furbizia che occorre. Ci vuole una capacità a parte. Ma appena mi è possibile cerco di leggere tutti i messaggi e almeno ringraziare.” Altra partecipazione di rilievo, quella ad una puntata de “I bastardi di Pizzofalcone”, “Souvenir”: come è stato prendervi parte? “È stata un’esperienza bellissima e importante. Bella perché il set era accogliente, perché Alessandro D'Alatri affronta il lavoro con passione, perché “fa squadra”, perché dirige gli attori con fiducia. Il set era pregno della sua energia. Importante, perché ha costituito per me una crescita: era un ruolo con un carico emotivo tosto e mi sono sentita gratificata dalla possibilità.”
Veniamo al teatro che l’ha vista impegnata con Elledieffe, la compagnia diretta da Luca De Filippo. Qual è il suo ricordo del compianto Luca? Quali i lavori che ricorda con maggiore emozione? “Di Luca ho tanti ricordi. Ho speso molti anni in quella compagnia e, ad un certo punto, avevo imparato a leggerlo: lui con me ci è riuscito dalla prima volta che mi ha vista. Aveva una grande capacità di capire le persone ed era un grande osservatore. C'è stato un momento che porto nel cuore e che ho vissuto come un regalo da parte sua: era la mia prima stagione in compagnia, eravamo a Torino, e interpretavo un ruolo minuscolo, al terzo atto. All’ordine del giorno c’era la prova delle sostituzioni; ero convocata a teatro e dovevo imparare a memoria la parte di Graziella ne “Le bugie con le gambe lunghe”, un’ex prostituta di cui Libero Incoronato (interpretato da Luca) era innamorato ma che non poteva sposare a causa del suo passato. Una commedia sulle menzogne e le ipocrisie. I miei colleghi si fecero portavoce di un lutto che mi aveva colpito in quei giorni ed io ero veramente a pezzi perché volevo tornare a Napoli. -taglio2- Fu un collega e amico a convincermi dell’importanza di restare, che quella prova costituiva un provino vero e proprio per me. Insomma, mi reco a teatro e inizio la prova. Luca era seduto sulla sedia di regia ed io sola in scena. Mi scrutava, lo sapevo. Ad un certo punto si alzò con entusiasmo, mi diede delle indicazioni appoggiando alcune proposte che avevo fatto e recitammo insieme la scena. Fu una lezione di teatro. I giorni di prove furono due e capii che voleva darmi un po’ del sapere di cui era depositario e degli strumenti che mi sarebbero stati utili. Luca era desideroso di trasmettere ai giovani il suo enorme bagaglio culturale. Sfortunatamente non ha avuto molto tempo con la direzione dell’Accademia dello Stabile di Napoli. Proprio per questo mi sento ancora di più fortunata. Custodisco gelosamente quei due giorni di prove, ma che dico, di lezione personale, che m’impartì. Comunque fui confermata. Ho adorato l’allestimento de “La grande magia”, è stato meraviglioso! Ma ricordo con emozione tutto della compagnia. Ogni anno mi si presentava una possibilità nuova e, finché ho vissuto con questa sensazione addosso, l’ho fatto con gioia. Mi ha formata dal punto di vista umano e professionale e gliene sono grata.” È stata diretta da Marco Tullio Giordana, Armando Pugliese, Mario Gelardi, Peppe Miale, Gabriele Russo: con quali registi sogna di lavorare in futuro? Quali i suoi modelli di riferimento attoriali e registici? “Ma, in verità, il sogno non sarebbe tanto di lavorare con qualcuno, quanto di avere continuità in un momento storico in cui il nostro settore è colpito enormemente. Io vivo le stesse difficoltà di tutti. Tolti i famosi, anche gli attori di successo fanno fatica a ripartire. Quando penso al futuro e mi viene offerta la possibilità di fare qualcosa provo solo a farla bene. Modelli o riferimenti poi ne ho, certo. Tutti i maestri con cui ho studiato, li ho cercati, e qualcuno ha cambiato la mia visione: Danio Manfredini, Alessandro Serra, Cesare Ronconi. Altri non lo hanno fatto, e continuerò a cercare.” Qual è il sogno di Carmen Annibale? Ha studiato canto, pensa di potersi cimentare anche con la musica? “Vorrei fare cinema. L’ho capito qualche anno fa. Sono stata fidanzata con un musicista per un paio d’anni e ricordo quel periodo come molto stimolante. Era incredibile come lui riuscisse a tenere alta la mia attenzione verso il cinema e la musica. Mi consigliava film, e ho iniziato ad ascoltare il jazz e la musica strumentale. Ho visto tanto, ma tanto cinema d’autore (Woody Allen, Kieslowski, Truffaut, Bertolucci, Fellini) e non. Il cinema ha un linguaggio che amo, da sempre. Del resto, le scene che io recitavo da sola, da bambina, nella mia camera, erano tratte da film. Seguivo poco il teatro, in occasione di gite scolastiche o quando preparavamo le recite. Si, ho studiato canto per un bel po’ ma solo per utilizzare bene la voce a teatro.”