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Suoni magnetici

di Gaetano Magliano

Numero 242 - Luglio-Agosto 2023

L’Amato Jazz Trio, formazione celebre in tutta Europa e caratterizzata da una spiccata originalità, ritorna con il suo nuovo disco “Keep straight on”


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“Keep straight on” è il sesto lavoro dell’Amato Jazz Trio per Abeat Records e viene anticipato dal singoli “Grafthing” e “Summertime”. Una delle formazione più longeve del panorama jazzistico italiano, con una storia davvero molto particolare che ha avuto inizio con un esordio esplosivo nel 1987 vincendo il concorso indipendenti per l’allora celebre rivista Fare Musica e subito dopo il jazz contest della Dire. -taglio- L’Amato Jazz Trio si distingue per il tratto assolutamente unico ed originale, caratterizzato da una cifra stilistica in parte legata alla tradizione, ma anche ad escursioni verso armonie e suggestioni di un pianismo colto del Novecento storico, composto da vari mood in cui si alternano free europeo e armonizzazioni bop più riconoscibili, con una espressività supportata da grande passionalità, arricchita da alcuni connotati tipicamente mediterranei. Il nuovo disco presenta quattordici tracce dalla scrittura lineare, a comporre una sintesi tra temi originali e reminescenze di ogni genere e che formano un disco ricco di conoscenza, suggestioni ed eleganza. Cosa vi ha motivati a diventare musicisti jazzisti? “Siamo cresciuti in un ambiente in cui si è sempre ascoltata e fatta musica di ogni genere. Mio padre, musicista professionista, ci ha indirizzati indirettamente alla musica. Già da piccoli, negli anni 70, suonavamo con lui in serate pubbliche; era un trio formato da batteria, tastiera elettronica e tromba (Elio tastiere elettroniche, Alberto alla batteria, che in seguito intraprese lo studio del contrabbasso e nostro padre alla tromba). Il repertorio spaziava dalle canzoni di quell'epoca a brani di carattere jazzistico. In casa c'erano dischi di genere diversi, dall'opera lirica, alla classica e alle enciclopedie del jazz. Abbiamo avuto una formazione musicale classica, fino ad arrivare al diploma di conservatorio. Trasmissioni radiofoniche RAI quali "Il Jazz improvvisazione e creatività nella musica" negli anni 80, concerti jazz di importanti musicisti italiani e stranieri, sono stati fondamentali per la nostra formazione jazzistica.” Il presente dell’A.J.T. e il disco "Keep Straight on". Quando è nata la scintilla creativa e come si è sviluppato il lavoro? “II momento della realizzazione di un nuovo disco, arriva dopo un lento processo di sedimentazione creativa, di prove, ripensamenti. In studio registriamo di getto, quasi come in un concerto live, proprio perché le idee musicali e l'intenzione espressiva sono maturate nel tempo. Il resto è intuizione e spontaneità.” -taglio2- I singoli scelti per presentare il lavoro sono ''Summertime" e "Grafining". Perché proprio questi brani? “Li abbiamo scelti per il mood diverso che hanno: Grafting è mosso e hard, mentre Summertime al piano elettrico, risulta emotivamente crepuscolare. L'effetto del contrasto è ciò che volevamo. Nei concerti in pubblico in effetti cerchiamo di alternare brani dal carattere più astratto con "standards" più riconoscibili. Il gioco dell'alternanza del resto è presente anche nelle composizioni di musica classica e contemporanea che ascoltiamo spesso per gli stimoli che offre.” Nonostante siano stati anni complessi per la musica dal vivo, il live è ancora fondamentale. Il vostro come si sviluppa? “Per definizione ogni concerto Jazz, è un evento irripetibile perché denso di improvvisazioni condizionate da due elementi fondamentali: l’acustica e l'umore del pubblico con le sue reazioni. Per noi musicisti conta sempre moltissimo la concentrazione e l'interazione reciproca. Altro elemento variabile è il "sound d'insieme. È fondamentale ottenere sempre la migliore sonorità possibile sul palco (questo è ovvio per qualsiasi ensemble live); per il jazz ancora più importante poiché può compromettere il "mood di ogni improvvisazione, cioè alterarne il carattere e l'intenzione.” In Sicilia siete una vera istituzione; quanto è presente in voi la vostra terra e quanto è importante essere aperti ad altri territori, anche espressivi? “È molto improbabile che nel nostro jazz ci siamo elementi riconducibili alla Sicilia. Il legame più evidente è con la tradizione hard bop (anni 70), i nostri modelli sono stati Miles Davis prima del periodo elettrico e anche dopo, Ornette Coleman per la sua concezione di libertà formale nella musica, Igor Stravinsky per la politonalità e la poliritmia. Quindi non sussistono elementi che potrebbero portare ad un legame con la sicilianità. In quest’ultimo disco emergono spesso accenti e moduli della letteratura pianistica del Novecento colto. Il jazz è musica in evoluzione ed ha sempre espresso se stesso, anche quando si è contaminato con altri generi (rock, folk, fusion). Il nostro trio ha mantenuto una certa "verginità" conservando il suono acustico, un fraseggio tipico del jazz storico, ma cercando soluzioni formali che appartengono solo all'Amato Jazz Trio.” Prossimi impegni? “In programma da definire ci sono diversi concerti in Italia per Festival jazz estivi 2023. Poi ognuno di noi collabora con altre formazioni jazz e di musica classica.”





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