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Strepitoso successo per “Elektra”

di Maresa Galli

Numero 255 - Novembre 2024

Il celebre capolavoro di Strauss ammalia il pubblico del Teatro di San Carlo


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Torna al Teatro San Carlo di Napoli “Elektra” di Richard Strauss, che ripropone l’allestimento con la regia di Klaus Michael Grüber del 2004 (ripresa da Ellen Hammer), le scene e i costumi di Anselm Kiefer e le luci di Guido Levi (riprese da Fiammetta Baldiserri). -taglio- Produzione del Lirico di Napoli. La messa in scena sancarliana vinse il Premio Abbiati 2004 per “la riuscita spettacolare e l’intensità poetica dello spettacolo firmato da Klaus Michael Grüber e con la straordinaria presenza come scenografo-costumista di Anselm Kiefer”. Il debutto, nel 2003, fu strepitoso, così come mirabile fu la ripresa del 2017 con l’eccellente direzione di Juraj Valčuha ed una strepitosa Elena Pankratova, voce e personalità immense, nel ruolo del titolo. L’attuale messa in scena è diretta da Mark Elder, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, quest’ultimo preparato da Fabrizio Cassi. Capolavoro emozionante, dal dramma di Sofocle, l’opera è costruita sul magnifico libretto di Hugo von Hofmannsthal, con la partitura scritta tra il 1906 e il 1908 e rappresentata per la prima a volta a Dresda nel 1909. Le scenografie di Anselm Kiefer, che quest’anno ha confermato la grandezza della sua arte con l’incantevole mostra “Angeli caduti” a Palazzo Strozzi di Firenze, ha ambientato la storia in un gigantesco relitto di una Grecia post-industriale. Il luogo, come un grande blocco di cemento, dove il senso della catastrofe è incombente, è volutamente oltre il tempo, ed evoca la Grecia preclassica o un paesaggio post-moderno di rovine, una città morta, reinvenzione della distrutta reggia degli Atridi di Micene, teatro della vicenda narrata da Sofocle. Rappresenta, nell’assenza di colore, la psiche dei protagonisti della tragedia, la coniunctio oppositorum tra innocenza e follia, amore e vendetta, moralità e seduzione. Anche i bei costumi, bianche tuniche maschili e femminili, sono senza tempo. L’opera straussiana, cupa, complessa, risente senza dubbio della psicanalisi freudiana nata negli anni in cui compongono Strauss e von Hofmannsthal. Grüber ha costruito l’impianto scenico perfetto per caratterizzare il mito. Elettra, nemica della madre assassina e del suo amante, risale al teatro tragico ateniese del V secolo. Il re Agamennone, ritorna da Troia dopo anni di guerra, è assassinato da Clitemnestra e vendicato dal figlio Oreste. Nella vicenda entra la figlia Elettra, alektros, “priva di letto nuziale”, vergine consacrata al culto della stirpe. -taglio2- Le tre versioni di Eschilo, Sofocle ed Euripide sono la base del dramma al quale si rifece von Hofmannsthal, che si ispirò in primis ai versi eschilei. La strepitosa musica di Strauss esalta la forza espressiva dei temi del dramma moderno, con una forte dinamica musicale psicologica e teatrale, ben interpretata dal cast in scena, ottimo anche nella recitazione. Ricarda Merbeth, nel ruolo principale, disegna un’Elektra potente, espressiva, dall’intenso lirismo, perfetta nell’emissione e nel gesto. Elisabeth Teige, impeccabile nel canto, è ottima interprete di Chrysothemis, sorella della protagonista dai sentimenti teneri, passionale e femminile. Elektra fa leva proprio su questi sentimenti per indurre la sorella alla complicità nella vendetta. Altrettanto brave Evelyn Herlitzius, eccellente Klytämnestra giovane e tormentata, John Daszak nel ruolo di Aegisth e Lukasz Golinski nel ruolo di Orest, Giuseppe Esposito “Il tutore”. Bravi anche Anna Paola De Angelis e Valeria Attianese, rispettivamente “L’ancella dello strascico” e “La sorvegliante” e “Le sei serve”: Lucia Gaeta, Franca Iacovone, Linda Airoldi, Sabrina Vitolo, Takako Horaguchi e Deborah Volpe e la brillante allieva dell’Accademia, Chiara Polese, “La confidente”. Completano il cast Antonella Colaianni, Valentina Pluzhnikova, Arianna Manganello, Regine Hangler, Miriam Clark, Andrea Schifaudo e Simonas Strazdas. Ineccepibile la direzione di Mark Elder che ha reso tutte le sfumature della complessa e ricca partitura. Notevole il Coro nel ruolo fondamentale e l’Orchestra del San Carlo. Interminabili, meritatissimi applausi del pubblico consapevole di aver assistito ad un capolavoro e ad una fantastica messa in scena.





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