In un'era devastata dall'incedere di innumerevoli purulenze, ci si domanda se e quanto, realmente, l'arte possa ancora assurgere al ruolo di antidoto in grado di curare la velenosa deriva di una civiltà – quella contemporanea – decadente, piegata, deteriore. Che ne è dell'uomo quando l'umanità tutta appare come annichilita dalle soffocanti scorribande di un nemico silenzioso? “Sospesi” è l'espressione che meglio esprime tale paralizzante impasse. Nel corso del suo palpitante diario filosofico, il fiume creativo di Vincenzo Cocivera sorge lentamente, nella culla della speculazione teoretica classica, per poi prendere velocità ed immettersi nell'alveo irriverente di una sfida rivolta all'annichilimento del pensiero, all'inibizione della curiositas, all'appiattimento dei costumi dell'intera civiltà occidentale. “Sospesi. Un diario filosofico nell'era del COVID-19”, attraverso una straripante espressività linguistica, va dirigendosi con crescente veemenza verso una foce ineluttabile e drammaticamente umana. È fiume in piena che esonda di fronte al più abissale dei pensieri: quello intorno all'impietosa finitezza di un uomo che però, contro ogni pronostico, seguita a sussultare e ad esaltarsi di fronte all'inesausto, inesauribile, spettacolo della vita.