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Sos padre

di Laura Fiore

Numero 206 - Gennaio 2020

Nel nuovo film di Giuseppe Bonito l’attore romano si ritrova a fare in conti con la paternità e tutto quello che comporta avere un figlio, cosa avrà imparato?


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Lo definiscono un attore impegnato, anche se tiene a sottolineare che di impegnato nella sua vita ha veramente poco. Valerio Mastrandea è certamente uno dei volti più noti ed acclamati del cinema italiano, quel cinema che negli ultimi cinque anni è stato in grado di trascinare nuovamente le persone in sala e far appassionare tanti giovani all’aspetto anche sociale del cinema. In ogni suo ruolo Mastandrea lascia un pezzetto di sé e viceversa, questa volta lo ritroviamo nei panni di Nicola, marito di Sara (Paola Cortellesi ndr) alle prese con la seconda gravidanza della moglie, che scombussola completamente la vita dei due protagonisti. “Figli”, questo ilo titolo del film, pensato e scritto da Mattia Torre, ma portato a compimento da Giuseppe Bonito dopo la morte di Torre, il luglio scorso. L’idea di realizzare questa pellicola è nata da un pezzo che Mattia scrisse per “Il Figlio”, l’inserto del “Foglio”, lo portò a Valerio e gli disse: “vorrei farci un film, vorrei ci fossi tu”. E così subito si sono messi all’opera per poter realizzare nel minor tempo possibile il desiderio di Torre, e stando alla critica il risultato è davvero di livello.-taglio-

Hai interpretato il pezzo scritto da Mattia Torre per il figlio, come ti sei approcciato alla lettura del brano?

“Non è stato semplice, visto l’accaduto, ma io penso che nella vita più che pensare a quello che non ci sarà più, alle mancanze, è bene fare i conti con quello che abbiamo... che sono tante cose. Non parlo solo dal punto di vista personale e privato, continuando a leggere quello che ha scritto Mattia Torre oppure gli spettacoli che ha messo in scena ed il film stesso, c’è tanto di quello che ha fatto nella sua vita, di come l’ha fatto e soprattutto il perché. E la cosa che ci accomuna un po’ tutti quelli che hanno preso parte a questo film è avere un senso di intento comune nei confronti di questo mestiere. Tutti capiamo perché Mattia racconta quella cosa in un determinato modo, sorprendendoci sempre. La curiosità che aveva nel prossimo e nelle sue contraddizioni era unica, e credo che la curiosità è uno dei motori principali per chi fa questo mestiere. Se perdi la curiosità, la voglia di ricerca, diventa difficile essere un attore.”

Il tuo personaggio alla fine si chiede “Che senso ha la vita e perché si fanno i figli?” Qual è il tuo punto di vista?

“Io non credo sia possibile dare una risposta ad una domanda del genere, si tratta di qualcosa di naturale e non è detto che per forza si debba diventare genitori nell’arco della nostra vita. La nostra società è ancora molto legata a questa idea ma oggi non è più così, le dinamiche familiari sappiamo bene che sono cambiate. Certe volte parlare di questo argomento diventa un tabù, ma in fondo è una cosa talmente soggettiva che potremmo stare qui a parlare all’infinito. Personalmente diventare genitore è bello, e forse bisognerebbe vivere la genitorialità con più leggerezza... esattamente al contrario di quello che raccontiamo io e Paola in questo film e di come agiscono i nostri due personaggi.”-taglio2-

Tu e Paola vi conoscete da tanti anni, ma è la prima volta che recitate l’uno accanto all’altro. Com’è stato?

“Sì, ci conosciamo circa da vent’anni infatti molti non credono al fatto che non abbiamo mai lavorato insieme... e invece è proprio così. Questa è stata la prima volta, anche se sapevo già quanto Paola fosse professionale sul set; devo dire la verità siamo entrati praticamente subito in sintonia. Il regista infatti ha dovuto darci poche indicazioni perché molte scene venivano spontaneamente bene.”

Sul set però avete discusso...

“Non ti sfugge nulla! – ride ndr. Sì abbiamo discusso, ma per cose riguardanti il film e la visione che ognuno aveva dei personaggi e della storia. Alla fine delle riprese abbiamo capito che avevamo torto e ragione tutti e due, come sempre. Come succede nella vita, quando hai a che fare con una novità dirompente come quella di un figlio. Ognuno viene da una famiglia che può essere disfunzionale oppure perfetta, ma proprio per questo devastante. La forza della coppia deve essere quella di trovare un modello insieme. Le coppie che ce la fanno sono quelle che riescono a costruire il loro modo di essere famiglia. Ci vogliono lucidità, coraggio e amore sufficienti per creare una nuova cosa. E poi anche un po’ di fortuna non guasta!”

Sei padre, ma dopo questo film la domanda è d’obbligo: faresti un secondo figlio?

“Qualche anno fa avrei risposto immediatamente di no. Adesso penso che se ne possa anche parlare. Perché fare figli per me rimane un meraviglioso gesto d’amore. Nel frattempo sto scrivendo il prossimo film, ma non posso dire niente perché come mi ha detto una volta il regista Mohsen Makhmalbaf: se le idee le racconti, spariscono.”


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