Il batterista Mario De Paola ci racconta i suoi nuovi progetti musicali, tra dedizione, professionalità e grande impegno artistico
La grande voglia di suonare e di farlo in un mondo nuovo, libero, magari più riflessivo … ma in un mondo che possa essere liberato dal flagello del virus, fa ritornare anche Antonio Onorato sui palchi con agende già piene di concerti da fare, note da distribuire. Intanto, presso la ‘Sala del Capitolo’,-taglio- all’interno del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, nella sua Napoli, è stato presentato il nuovo album, targato Antonio Onorato. L’album, che fa superare di tanto quota trentadue, si chiama ‘E scelle (le ali) ed è composto da quindici tracce. Tra queste un bellissimo omaggio all’amico fraterno Joe Amoruso, di cui si è recentemente celebrato l’anno dalla scomparsa ed un tributo a Pino Daniele Il chitarrista napoletano sull’album: «'E scelle (ovvero le ali) sono quelle che ci servono per volare con lo spirito verso il cielo, verso nuovi orizzonti, verso una nuova dimensione fatta di pace e serenità ed è questo quello che auguro a tutti.» Insieme ad Antonio Onorato (dai più raccontato per ovvio merito centinaia di volte), c’è Mario De Paola, ottimo batterista ed amico fidato, con cui ci intratteniamo in una piacevole chiacchierata. Tenuto conto del rapporto che c’è tra te ed Antonio, avrai certamente in mente tutti gli step che vi hanno portato a quest’ultimo progetto… “Credo che questo disco rappresenti ancora un altro punto fondamentale del percorso di Onorato. Antonio ha sentito l’esigenza di ‘marcare’ con ancora più determinazione la sua musica con un sound preciso ed identificabile. Per raggiungere questo obiettivo è stato necessario affrontare un lungo lavoro fatto di prove costanti e nelle quali il gruppo ha partecipato alla definizione degli arrangiamenti dei singoli brani. Questo lavoro non è la costruzione di arrangiamenti trascendentali ma, come sempre, è nato dall’idea compositiva di Antonio. Produrre musica caratterizzata da un sound spontaneo, semplice ed identificabile con la tradizione musicale napoletana cui apparteniamo.» Nella scelta dei suoi ospiti (Paolo Innarella - flauto, Rosario Jermano - percussioni, Maurizio Rolli - bassi elettrici e Marco Zurzolo - sassofoni) Onorato ha cercato di coinvolgere musicisti soprattutto per il profondo legame di amicizia che ha con loro. Il nuovo album è, comunque, già in vendita presso tutti i principali negozi di dischi.” Una domanda personale: quanto tempo dedichi al tuo strumento? Pur essendo un batterista di spessore… quali sono le cose che ricerchi durante il tuo studio? “Ho un rapporto molto particolare con il mio strumento. Certamente ho trascorso gli anni della gioventù a lavorare per costruire la mia tecnica ma da un certo punto in poi ho capito che era molto più importante suonare con altri musicisti e fare musica. Per anni ho sempre provato nel mio studio con altri musicisti al punto che il tempo dedicato alla musica d’insieme ha cominciato a superare quello del tempo passato da solo sullo strumento. -taglio2- In pratica ho sempre preferito provare piacere nello stare sullo strumento, che esaurirmi con fredde esercitazioni di tecnica. Quando poi è cominciato il mio sodalizio musicale con Antonio, lui trasferì tutta la sua strumentazione da me e provavamo quasi tutti i giorni. Ricordo che spesso cominciavamo da soli e quando gli chiedevo dove fossero gli altri, lui diceva … ‘Si non vengono, ma suoniamo lo stesso …’ Si finiva con sperimentare nuove sonorità, utilizzare strumenti diversi come la sua chitarra a fiato che diventerà successivamente una sua arma letale o, nel mio caso, cominciare ad utilizzare l’elettronica utilizzando suoni campionati sulla batteria triggerata” (il trigger è un sensore elettronico applicato ad un tamburo o un piatto della batteria, che produce un determinato suono assegnato da una centralina, chiamata ‘modulo sonoro’, una volta che la pelle è stata colpita, ndr). Il batterista cui hai fatto riferimento all’inizio della tua carriera? Oggi chi ascolti spesso? “Il mio maestro è stato il grande Franco Del Prete. Franco ha rappresentato per me una vera folgorazione: mi resi subito conto di trovarmi di fronte ad un artista immenso a 360 gradi che mi ha fatto, innanzi tutto, innamorare della ‘musica vera’ come lui la definiva: la musica cioè nata sempre da una inspirazione artistica, una musica nella quale si doveva sempre riconoscere un valore trascendentale quasi religioso: quella di Coltrane, di Miles e Weather Report. Riguardo gli artisti stranieri ho avuto fondamentalmente due riferimenti: Steve Gadd e Peter Erskine. Con entrambi ho partecipato ai seminari “Mister Jazz” tenutisi a Ravenna grazie ai quali potei raccogliere un immenso materiale didattico che ho poi sviluppato nel corso degli anni. Oggi paradossalmente ascolto di tutto. Mi sono piaciuti gli ultimi lavori degli Snarky Puppy o di Kamasi Washington.» De Paola ritorna sinteticamente sul chitarrista partenopeo, suo grande fratello d’armi: «Antonio non è solo un grande musicista, Antonio è un vero artista. Vive la musica come una fede ed una filosofia di vita, non l’ha mai tradita, non ha mai accettato compromessi. La sua professionalità l’ha sempre dimostrata sui grandi palcoscenici come nei piccoli club. Il suo obiettivo in tutti i sui concerti è sempre stato quello di trasferire emozioni forti attraverso la sua musica, indipendentemente dal contesto o dalla platea, e da testimone oculare posso affermare che ci è sempre riuscito.”