Monumenti, antichi riti e produzione agricola di eccellenza
“A muntagna” come gli abitanti del luogo chiamano il grande cratere collassato all’interno del quale, a partire dalla terribile eruzione del 79 d.C., si formò il Vesuvio dando al paesaggio la forma della doppia gobba del vulcano, è il Monte Somma. Sulla vetta, chiamata il “ciglio”, si ripete annualmente a Maggio il “Sabato dei Fuochi” che dà il via alla “festa d’ ’a muntagna”.-taglio- Il primo giorno grandi falò notturni vengono accesi intorno al Santuario della Madonna di Castello e sui fianchi del monte: il fuoco purificatorio diviene strumento per esorcizzare la presenza del vulcano e rievocare leggende e riti della storia vesuviana. Si eseguono danze sul ritmo della tammorra ed è un evento carico di simbolismi: un appuntamento devozionale per la Madonna, ma anche un omaggio all’amata “muntagna”, un rito tra sacro e profano di religiosità popolare, cultura, tradizione. Gli abitanti di Somma Vesuviana, amena cittadina collocata sul declivio della stessa, e quelli dei paesi vicini, vi si recano in pellegrinaggio a trascorrere la giornata tra abbondanti libagioni e “tammurriate”, le tipiche danze “ncopp’ ‘o tamburo” che vengono eseguite a gara tra le “paranze”. Successivamente, il 15 e il 16 Giugno le stesse danno vita alla “festa della tammorra” e le “paranze” di ballatori, cantatori e suonatori, si esibiscono con gli strumenti tipici della tradizione campana: nacchere, triccheballacche, tammorre, tamburelli, doppio flauto e percussioni varie. Un altro evento rituale che ha come tema il fuoco è la Festa delle Lucerne che si tiene ogni quattro anni il 5 Agosto. Esaltazione della luce oltre che elogio del fuoco. Il percorso di luci si snoda tra i vicoli dell’antico borgo del Casamale. Si tratta di una moltitudine di lumini ad olio disposti su strutture lignee a forma di figure geometriche (quadrati e rombi, triangoli e cerchi). Tavole imbandite celebrano la Madonna della Neve insieme a bancarelle di prodotti enogastronomici e prodotti delle antiche botteghe artigianali. Anche qui è evidente la commistione tra sacro e profano. A Settembre si tiene ogni anno il Palio di Somma Vesuviana, organizzato dal gruppo "Giovani per un Mondo Unito" per la riscoperta dei valori e delle tradizioni popolari di un tempo. Tra le tante manifestazioni alimentari, in Ottobre la Festa del Baccalà e dello Stoccafisso aiuta a riscoprire le antiche tradizioni gastronomiche campane. Stand espositivi propongono degustazioni di stoccafisso e baccalà preparati da ottimi chef.-taglio2- E non mancano i prodotti tipici vesuviani: pomodorini del piennolo, uva catalanesca e altre specialità. Nell’ambito dell’agroalimentare, da non dimenticare la Festa dell’Albicocca, la “Crisommola”, il prezioso frutto dal sapore ineguagliabile che cresce sulle pendici del Monte in coltivazioni coperte da veli. Il percorso invita alla degustazione dello stesso, anche trasformato, mostra laboratori del gusto a cura di “slow food vesuvio” e narrazioni animate e teatralizzate. Somma nella sua lunga storia conserva tante tracce di epoca romana di cui la grande villa imperiale coperta dall’eruzione del 472 è certamente la più notevole. Gli scavi, condotti dal 2002da un’equipe che fa parte delle Università di Napoli e di Tokio, stanno portando alla luce una grande dimora dove potrebbe essere morto Augusto. In epoca medievale, come testimonia una torre del tempo, la cittadina fu fedele agli Svevi, a differenza di Napoli. Risale al periodo angioino la “Starza della Regina” una grande proprietà con annessa dimora che fu mantenuta come dotazione delle regine consorti anche dagli Aragonesi e dove si svolsero tra il tripudio della popolazione le nozze tra Ferrandino (re Ferrante II) e la diciannovenne zia Giovanna II d’Aragona, figlia di re Ferrante I. Un’altra importante traccia rinascimentale è rappresentata dalla chiesa di Santa Maria del Pozzo. Una stratificazione che parte dal "pozzo" di epoca romano, passando per la sotterranea chiesa angioina, fino al chiostro del convento cinquecentesco. Il complesso francescano fu fondato nel 1510 dalla regina Giovanna d’Aragona. Interrata da una alluvione, la chiesa trecentesca fu riscoperta in seguito ai lavori voluti dalla regina e adibita a cripta della chiesa superiore. Le cantine sono oggi occupate dal Museo della Civiltà Contadina che ospita strumenti e oggetti relativi al lavoro nei campi, ai mestieri e alla vita domestica dei tempi passati. Altre importanti monumenti sono la chiesa di S. Domenico, la chiesa di S. Giorgio Martire e il Castello d’Alagne, appartenuto a Lucrezia d’Alagne il grande amore del re Alfolnso il Magnanimo.