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Si fa sul serio!

di Teresa Pugliese

Numero 201 - Luglio-agosto 2019

Giulia Malaspina ci presenta il suo ultimo lavoro discografico, apice di anni fatti di gavetta e studio tra l’Italia e gli Stati Uniti


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Ha un’anima che ti cattura Giulia Malaspina, cantante, pianista e compositrice che ha saputo nel corso della sua carriera curiosare nella musica fino ad arrivare ai grandi palchi. Una vita vissuta tra l’Italia e l’America, a Boston studia pianoforte Performance presso la prestigiosa Berklee College Of Music, per poi trasferirsi a New York dove inizia la sua carriera da artista, performer e compositrice. Il 26 Maggio 2019 è uscito il suo primo album “No more pain”. Un lavoro contiene brani originali ed è considerato come una fusione tra armonia jazz, classiche melodie, sperimentazioni di groove e un’anima italiana. In questo lavoro Giulia fa convergere tutti i suoi stati d’animo, e te ne accorgi già dal primo ascolto: solitudine, gioia, paura, stupore, è un po’ come fare un viaggio nel suo mondo. Ogni brano dipinge Giulia e la descrive in ogni fase della sua vita, una sorta di racconto di sé stessa e di tutto quello che l’ha resa così com’è, rimanendo fedele alla sua personalità. Senza malinconie, “No more pain” invita a essere felici, fino in fondo, e credere nei nostri sogni, qualsiasi essi siano.

Il tuo album parla di percorsi, c’è un viaggio che hai fatto nella tua vita e che ti è rimasto impresso? -taglio- “Il viaggio più importante che ho fatto è stato quello che mi ha portato negli Stati Uniti, dove poi ho studiato, un soggiorno che è durato tanto tempo e che mi ha portato, oltre che a formarmi, a capire cosa avrei fatto nella mia vita. Ho studiato presso il Berklee College Of Music di Boston, un’esperienza che mi ha cambiato la vita!”

“No more pain”, il tuo album, quanto ha di autobiografico?

“È interamente autobiografico, ho scritto tutti i pezzi, anche quelli in inglese, è come se avessi raccontato di quello che ho fatto a Boston e poi a New York, dove ho trascorso molti anni della mia vita, in questo caso non più da studente ma da musicista.”

L’album è stato registrato a Boston, che esperienza è stata lavorare negli Stati Uniti?

“È stato registrato da Boston e New York, sicuramente è diverso che lavorare in Italia, sia nel bene che nel male intendo, l’America offre più possibilità a noi musicisti, ci sono posti dove poter suonare, ci sono più audizioni. Ora sono tornata in Italia da due anni e mezzo e non ho fatto neanche un’audizione, mentre negli Stati Uniti passa tutto da lì, così si sceglie il migliore, quello che vale e che merita di più, è una gran bella differenza. Forse c’è più meritocrazia.” -taglio2-

In Italia hai conquistato il tuo pubblico e grandi palchi importanti come quello del Blu Note di Milano, c’è un’artista che ammiri e che prendi come riferimento?

“Ce ne sono tanti, in ogni fase dei miei studi ho una persona di riferimento, quelli che rimangono come punti di riferimento sono quelli che io stessa ascoltavo da piccola quando mi sono innamorata di questa musica. Ho sempre amato Diana Ross, Eliane Elias, entrambe musiciste e cantanti, ho ammirato il loro modo di cantare, di approcciarsi alla musica, e ho sempre saputo che sarei voluta diventare come loro. Non mi sono mai stufata di ascoltarle e prendere esempio da loro.”

Dovesse esserci un artista con il quale duettare, magari scrivere la musica per un cantante, quale sarebbe?

“Io ammiro molto Stefano di Battista, uno dei più bravi sassofonisti che abbiamo in Italia, mi piacerebbe scrivere però per Paolo Fresu, adoro i suoi suoni. Credo che siano due maestri dai quali poter attingere tanto sia a livello musicale che personale.”

Hai ancora un sogno nel cassetto che non hai realizzato?

“Il mio sogno è suonare nei teatri, vivere di concerti nei festival Jazz dove poter suonare e cantare la mia musica.”





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