Pietro Gargano, giornalista e scrittore, ha pubblicato il suo nuovo libro “Napule nun t’’o scurdà” che ridà luce ai protagonisti delle “Quattro giornate”
Pietro Gargano, preziosa firma del giornalismo italiano, è stato caporedattore e articolista de “Il Mattino”, sua seconda casa. Ha esordito nel quotidiano napoletano nel 1963 e oggi scrive da opinionista e cura la rubrica delle lettere con i lettori. Nato nel 1943, sotto le bombe, a Montechiaro di Vico Equense, è di famiglia porticese da generazioni. Da inviato speciale ha seguito la rivoluzione portoghese, la morte di Francisco Franco, il terrorismo in Medio Oriente. -taglio- Ha intervistato Gheddafi, ha incontrato Saddam Hussein e re Hussein di Giordania. I suoi numerosi libri spaziano dalla storia del Mezzogiorno alla musica. Ha scritto due biografie di Enrico Caruso, pubblicate con Gianni Cesarini, edite anche in tedesco, in Svizzera e in Germania, “La canzone napoletana” con Gianni Cesarini e una storia sociale delle Olimpiadi. Ha pubblicato un saggio sulla festa di Piedigrotta (con Franco Mancini), una monografia sulla canzone napoletana e biografie di celebri artisti: Mirna Doris (con Gioconda Marinelli), Pino De Maio, Mario Lanza (ancora con Marinelli). Ha raccontato “Il presepe nel mondo”, con edizioni anche in lingua portoghese e spagnola, distribuito in Italia, Portogallo, Brasile e in vari paesi del Sudamerica. Altre sue opere sono il saggio “Ciao amore Ciao”, “C’è Togliatti”, scritto con il senatore Maurizio Valenzi, sulla ricostruzione della Napoli del dopoguerra. Studioso di storia della gastronomia, ha firmato anche libri e saggi sull’argomento tradotti in diverse lingue. Ricca la produzione per la casa editrice Magmata: ha pubblicato “Eleonora e le altre”, storia delle donne in lotta; la biografia di Gennaro Serra di Cassano; “La battaglia di Portici”; “Championnet e Jullien. Due francesi nel corpo di Napoli”; “Le fosse dell’oblio”, sull’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine. Ha vinto numerosi premi, tra cui l’Oplonti di Corallo, quello per la Napoletanità, il Premio Calabria. Ha da poco pubblicato (pag.181, edizioni Magmata), “Napule nun t’’o scurdà! Lenuccia, Raffaela e le altre donne combattenti. Scugnizzi, femminielli e un eroe uscito dal carcere”. Le parole del titolo sono quelle della canzone scritta dal poeta Salvatore Palomba per Sergio Bruni. Il libro è la riedizione, rivista e ampliata, di un volume edito qualche anno fa da Pironti con il titolo “Lenuccia di Vico della Neve”. Il volume è corredato di foto di Sergio Siano, in primis la copertina.-taglio2- Nella sede del “Museo del Corallo Ascione” di Napoli, Rosanna Bonsignore, presidente dell’associazione culturale Vis Roboris, ha moderato la presentazione. Preziosi gli interventi del giornalista del Mattino Pietro Treccagnoli, del fotografo Sergio Siano, già “complice” di diverse pubblicazioni di Gargano, dell’attore Ciro Capano, che ha letto con grande emozione e bravura versi di Salvatore Palomba. Commosso, Gargano, ribadisce la necessità della memoria, distorta o resettata nel corso degli anni. E, se stanno scomparendo i dialetti, onorare il napoletano è dare un segno di continuità e di resistenza. L’autore racconta un evento che riguarda Sophia Loren, scoperto dall’inglese Simon Pocock. L’attrice, di appena nove anni, vede dal balcone uno scugnizzo che tirare una molotov contro un carrarmato tedesco. Possiamo immaginare l’epilogo della storia al quale la Loren preferì non assistere nascondendosi sotto le coperte. Tanti gli episodi che mostrano il coraggio del popolo napoletano, delle sue donne. Anna Marciano, di nove anni, salvò trenta soldati avvertendoli dell’arrivo dei tedeschi. E ancora tanti bambini coraggiosi, come Gennarino Capuozzo, tredici anni, morto con un buco in gola. Scrive Gargano nelle note: “ho tentato di dare il giusto rilievo al contributo degli scugnizzi, i muccusielli. (…) Il ruolo preminente attribuito ai guaglioncielli per la cacciata dei tedeschi fu un’esagerazione, epperò Gennarino Capuozzo non restò l’unico a morire per la libertà, idea astratta diventata concreta pure nella testa di chi non teneva leggere e scrivere”. Lenuccia e gli altri del popolo, il 95% dei partigiani del 1943, sono avvolti dal silenzio e molti di loro stanno morendo. Sui libri di storia poche righe dedicate al coraggio di Napoli, unica grande città d’Europa che salvò gli ebrei napoletani dalla deportazione nei campi di sterminio. Una gloriosa pagina da far conoscere ai giovani, agli studenti. Bonsignore propone un giro della città attraverso i quartieri immortalati dal libro di Gargano che, ancora una volta, regala una grande testimonianza di memoria individuale e collettiva, umanissima, con una lingua che trasuda amore per la verità.