Dalla strada ai grandi palchi europei, i Guappecarto’ ne hanno fatta di strada e sembrano non volersi fermare per nessun motivo
“Sambol – Amore Migrante”, questo è il titolo del nuovo album del quintetto strumentale italo-parigino Guappecarto’. Registrato alle “Officine Meccaniche” di Milano e missato da Laurent Dupuy (vincitore di due Grammy Awards), l’album è composto da 9 rivisitazioni delle opere di Vladimir Sambol, compositore degli anni ’30 nato a Fiume ed emigrato in Svezia dopo la Seconda Guerra Mondiale. La scrittura del musicista è stata in alcuni casi fedelmente rispettata, in altri invece è servita a sviluppare brani profondamente diversi dall’originale a favore di una ricerca sonora inedita e atipica per il quintetto. Il disco, prodotto da Stefano Piro, che vede la partecipazione di Vincent Segal (violoncello), Daniele Sepe (sassofono), Marzouk Mejri (daf e tar) e di tanti altri musicisti di fama internazionale, nasce dall’incontro con la figlia di Sambol, Mirjam Sambol Aicardi, la quale ha chiesto al gruppo di farle un regalo.
È uscito Sambol – Amore Migrante” il vostro nuovo album, che risposta avete avuto da parte del pubblico?
“Per ora abbiamo avuto belle risposte, anche perché è iniziata la nostra tournée quindi le pensone stanno conoscendo le nostre canzoni dal vivo. Il nostro, è un pubblico molto eterogeneo, ed il fatto che tutti possano apprezzare la nostra musica è per noi una bella soddisfazione.”-taglio-
L’album è composto da 9 rivisitazioni delle opere di Vladimir Sambol, compositore degli anni ’30, com’è stato l’incontro con sua figlia e come è nata poi l’idea di un album?
“Noi definiamo questa storia come un regalo, un regalo di due anni e mezzo e per questo non vedevamo l’ora di portarlo in giro. Sai, quando ti capitano delle cose belle si ha sempre voglia di condividerle con gli altri. Alla fine di un concerto è arrivata questa donna che presentandosi ha detto di chiamarsi Mirjam Sambol, si era venuta a complimentare poiché era rimasta davvero entusiasta della nostra musica e ci teneva a fare un regalo a sua madre, la quale oltre ad essere la moglie di Sambol era anche la sua pianista. Quindi partendo dalla volontà di fare un cd dove i brani di suo padre ritornassero in vita, è iniziata quest’avventura. Pian piano ci siamo resi conto che stava uscendo fuori davvero un bel lavoro ed il nostro produttore ha pensato potesse venir fuori un bell’album. Il resto è storia! I brani di Sambol sono serviti da ispirazione, ma poi sono stati completamente stravolti e risuonati a nostro modo, anche perché non avremmo accettato suonare semplicemente le note sul pentagramma.”
Avete collaborato Laurent Dupuy, che esperienza è stata?
“Avevamo già lavorato con lui in precedenza, si può parlare ormai di famiglia. Quando lavori con persone del genere ti ritrovi ad essere sorpreso per ogni movimento, lui si è occupato del mixaggio e del mastering, il suo tocco rende i nostri lavori incredibili.”-taglio2-
Avete dichiarato che “Questo disco è dedicato a quell'’amore migrante’, che non teme barriere, viaggia, va al di là dello spazio”. Qual è il segreto per vivere un amore simile?
“È un periodo storico in cui il tema migrazione più essere interpretato in maniere differenti: noi abbiamo voluto sottolineare l’aspetto dell’amore. Bisogna imparare ad amare, a volte non è semplice, le persone restano bloccate nella routine e perdono di vista la bellezza di questo sentimento. Noi amiamo quello che facciamo siamo insieme da quindici anni; la nostra musica non ha parole e per questo non può avere frontiere. Come gruppo siamo nati dalla strada, in giro con un furgone abbiamo viaggiato per tutta l’Europa con l’intento di portare il nostro amore per la musica e condividerlo. Anche perché non bisogna dimenticare che alla fine l’amore ti ritorna sempre.”
Nascete come musicisti nel lontano 2004, come si è evoluto il vostro approccio alla musica e voi personalmente?
“Noi non ci siamo mai posti dei limiti, siamo sempre stati molto camaleontici e questa cosa ha favorito molto la nostra apertura musicale. Abbiamo accolto sempre tutte le culture e nel 2014 l’incontro con Stefano Piro ha fatto evolvere ancora di più il nostro lavoro sia per quanto riguarda le conoscenze tecniche, che il modo di comunicare.”