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Semplicemente complessa

di Gaetano Magliano

Numero 246 - Dicembre-Gennaio 2024

È questa la chiave della musica di Sergio Casabianca, capace di trasportarci con la sua chitarra in inediti universi di sonorità da scoprire


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Il chitarrista catanese Sergio Casabianca ci regala un'esperienza musicale eccezionale con il suo album "De Visu". Accompagnato da Riccardo Grosso al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria, l'artista ci conduce in un viaggio affascinante nel mondo del jazz ricco di emozioni e sorprese. -taglio- La chitarra archtop a cassa larga di Casabianca emana un suono caldo e legnoso che avvolge l'ascoltatore in un abbraccio sonoro. Ma ciò che rende davvero speciale questo disco è la capacità di infondere elementi moderni e innovativi nel suo stile senza compromettere l'integrità del jazz tradizionale. L'uso di sonorità ed effetti contemporanei aggiunge una freschezza e una complessità inaspettate alla sua musica. Potresti raccontarci cosa significa il titolo “De Visu” e qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso questo disco? “De Visu, dal latino "con i propri occhi" o "per diretta visione" è stata la scelta migliore per comunicare, seppur velatamente, il taglio autobiografico di questo disco. Ogni composizione dell'album, infatti, è direttamente o indirettamente collegata ad episodi di vita vissuti in prima persona, fatti accaduti, momenti di riflessione, luoghi visitati o in cui ho vissuto. Non c'è un messaggio specifico ma la semplice voglia di raccogliere sensazioni ed emozioni.” “De Visu” è un album di brani inediti suonati in trio, con te alla chitarra, Riccardo Grosso al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria. Qual è stata la dinamica di lavoro in studio e come avete sviluppato il sound dell’album? “Con Peppe Tringali e Riccardo Grosso abbiamo lavorato con grande puntualità e passione in momenti di prova, riflessione condivisa ed eventi live. È stato un processo ricco di emozione e, per fortuna, rispetto ed ascolto per l'altro. Ai TRP studios, la supervisione di Riccardo Samperi, il sound engineer del progetto, è stata fondamentale per rendere al meglio il playing del trio, sia dal punto di vista collettivo che individuale.” “De Visu” è un album che esplora una vasta gamma di emozioni attraverso la tua musica. C'è un brano in particolare che hai trovato particolarmente emozionante o significativo nella sua creazione?-taglio2- “Certamente tutti i brani hanno un loro senso ed hanno avuto la loro particolare vibrazione durante il processo di prova e poi registrazione. "Raining in my house" è un brano che mi ha accompagnato per molto tempo anche nel pensiero del sound che il trio e la mia chitarra avrebbero dovuto avere. In studio, poi, ti trovi a riscoprire altri aspetti e nel frattempo il sound si modifica e cresce: "De Visu" è il brano che ha dato completezza e personalità al progetto.” La tracklist varia da ballad eteree a brani più ritmati con influenze funk. Come hai composto queste diverse tracce e cosa hai voluto esprimere attraverso di esse? “La verità è che non ho voluto lasciare indietro nessuna delle mie velleità artistiche in termini compositivi e stilistici, almeno stando a quelle che si sono manifestate nella preparazione di questo disco. Non mi sono fatto dunque intimorire dall'alternanza di mood, ritmi e scenari sonori: ho cercato di rendere questo aspetto di mutevolezza quasi un tratto distintivo dell'intero disco. Spero di esserci riuscito positivamente.” “De Visu” per te è un punto di partenza. Quali sono i tuoi progetti futuri e come vedi evolversi la tua musica da qui in avanti? “Il disco è un punto di partenza poiché si tratta del mio vero ingresso, ragionato ed ordinato, nel mondo della discografia jazz italiana e non solo. Inoltre, si tratta del mio primo disco in guitar trio, formazione che amo tanto ed in cui credo molto. Non escludo possibilità di sfruttare il trio come sezione ritmica per solisti e cantanti con cui sarebbe bello condividere e produrre altra musica.”





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