L’inizio dell’anno scolastico all’insegna di direttive governative ancora tutte da decidere
Considerato, mentre scriviamo, che un nuovo governo M5STELLE e PARTITOP DEMOCRATICO è ancora tutto da definire, ci siamo chiesti che fine faranno nei prossimi mesi, il Ministero dell’Istruzione e l’Intero sistema scolastico. Un dato certo è che in relazione ad una nuova stabilità governativa si è parlato poco di scuola, inserita al decimo , ossia l’ultimo, dei punti irrevocabili per un accordo. Tale “Lay-out” è significativo e ci fa presagire il rilievo che si intende riservare all’argomento. Qualche perplessità ci viene dal dubbio di come possano addivenire ad una univoca azione sull’Istruzione Pubblica il PD che ha voluto la 107 e il M5s che l’ha avversata, conquistando il 44% dei consensi proprio tra gli insegnanti, quindi un primo ragionamento dovrebbe essere fatto proprio sulla legge 107/15, in modo da formulare una riforma seria in discontinuità con i governi precedenti, visto che parliamo di governo del rinnovamento.-taglio- Migliorare la qualità del sistema dell’istruzione è da considerarsi, dunque, cruciale per lo sviluppo del paese. Il futuro governo dovrebbe, secondo la visione di vari esperti, partire da quattro punti: selezione e formazione dei docenti, progressione di carriera, tempo prolungato e lauree a indirizzo professionale. Bisogna che i cittadini ricomincino a credere nell’azione positiva e incisiva sul proprio futuro della scuola, considerando che le persone più istruite hanno una speranza di vita più elevata, conducono una vita più sana, sono più attivi nella società, più informati sulle istituzioni, più aperti nei confronti degli altri; in una parola, sono migliori cittadini. Così come una migliore e positiva riforma dovrebbe partire da sondaggi, proprio nel mondo della scuola. Infatti gli studi politologici, suggeriscono che i docenti sono un corpo sociale piuttosto conservatore, molto focalizzato sui propri interessi e al tempo stesso capace di esercitare un’enorme pressione sulla politica: in Italia, il solo personale della scuola statale supera il milione e influenza le famiglie di circa 8 milioni di studenti. Soltanto esecutivi che sanno ascoltare la base possono pensare di portare a casa riforme. Ma vediamo più da vicino i punti tematici suggeriti dagli esperti: 1- Selezione e formazione dei docenti. Se nel prossimo anno, in tante scuole di molte regioni mancheranno i docenti di ruolo di diverse materie e serviranno quasi 200 mila supplenti annuali, vuol dire che qualche cosa non va nel sistema di reclutamento. Per provare a risolvere la questione tra domanda delle scuole e offerta dei docenti, ci sarebbe bisogno di un meccanismo di accesso continuo alla professione, una valutazione stringente delle competenze disciplinari e soprattutto didattiche dei nuovi assunti e la richiesta di ciò che davvero serve da parte dei singoli Istituti; 2 -Carriera degli insegnanti. Entrati in ruolo, i docenti non hanno alcuna vera progressione salariale, se non gli scatti di anzianità, e di carriera. È chiaro che senza un riconoscimento della qualità del lavoro, non si incentiva chi vuole impegnarsi nella professione, assumendosi responsabilità organizzative. si attira nella professione chi è meno disponibile a -taglio2-impegnarsi e assumere responsabilità organizzative. Un modo diverso di cedere la carriera dei docenti, dovrebbe essere un punto allo studio di esperti del settore; 3 - Tempo prolungato. Le ore trascorse a scuola dagli studenti possono essere di fatto considerate un importante antidoto all’abbandono scolastico, dato in crescita. Si ha, inoltre, la possibilità di operare e sperimentare con una didattica innovativa a sostegno di chi ha maggiori difficoltà. Un tempo prolungato che dalla primaria, che oggi ne è la maggiore beneficiara, possa essere concretizzato anche negli altri gradi di scuola; 4 - L’università italiana. In questa parte dell’istruzione finale del percorso bisognerebbe riflettere sul perché nel sistema italiano, rispetto agli altri paesi europei, manca la laurea professionalizzante, che garantirebbe sbocchi occupazionali ad un numero maggiore di studenti, aiutando molte piccole e medie imprese a fare un salto di qualità. Atenei come il Politecnico di Torino stanno avviando la sperimentazione di lauree a indirizzo professionale, in collaborazione con le aziende. La creazione di una filiera professionale, degna di questo nome, che non si può pensare risolta nei protocolli scuola –lavoro, avrebbe un impatto positivo sulla produttività del sistema economico. Concludiamo con le parole di Zingaretti e di Di Maio, che hanno sottolineato nelle varie conferenze stampa la necessità di una funzionale riforma dell’Istruzione. Zingaretti, infatti, afferma: “E’ necessario un grande e massiccio intervento di riforme e investimento sul tema della Scuola e dell’Università. Per proporre un’Italia, del lavoro e della crescita, che ricostruisca un modello di sviluppo bloccato scommettendo sulla sostenibilità ambientale e sull’equità sociale, dobbiamo porre al centro dell’attenzione del governo la scuola pubblica, che all’inizio di un nuovo anno scolastico, restituisca serenità a famiglie ed insegnanti.” Di Maio, afferma: “L'autonomia scolastica è cosa buona se fatta bene, altrimenti si corre in richio di fare ogni scuola diversa dall’altra e ciò a discapito dell’Istruzione e della parità sociale. E’ giusto quindi riflettere in modo costruttivo e realizzare una riforma che soddisfi tutti.”