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Scoprendo Letizia Battaglia

di Joanna Irena Wrobel

Numero 208 - Marzo 2020

La fotografia come arma di ribellione, un rigoroso bianco e nero come unica forma di espressione, una ferma convinzione di voler andare sempre diritto al cuore delle cose, caratterizzano tutti gli scatti di Letizia Battaglia


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Nata a Palermo (1935), dove tutt’ora vive e lavora (con brevi parentesi a Milano e Parigi) è un’autodidatta, la prima donna-fotoreporter a lavorare per un giornale italiano. Insignita da numerosi premi e riconoscimenti (tra i quali, premio della rivista Life, premio Eugene Smith, premio Kapuscinski) è universalmente riconosciuta come una delle fotografe contemporanee più interessanti sulla scena mondiale.-taglio- I suoi esordi sono legati al giornale L’Ora di Palermo con il quale comincia a collaborare nel 1969, diventando responsabile della fotografia. Con i primi scatti, testimonia non solo gli avvenimenti di cronaca nera, morti comuni, ma presto si imbatte in delitti di mafia, trasformandosi (per forza delle cose) in una acuta osservatrice della vita quotidiana in Sicilia. Nel ’75 incontra Franco Zecchin, con il quale fonda l’agenzia “Informazione Fotografica” con la quale collaboreranno artisti come Josef Koudelka e Ferdinando Scianna. Per Letizia Battaglia sono anni di durissimo lavoro, sempre in prima linea a documentare lo scontro tra le cosche, gli anni di piombo della città di Palermo, a scattare le foto dei delitti di mafia, nel tentativo di scuotere le coscienze e informare l’opinione pubblica. Gli interi decenni, anni terribili di una vera guerra civile, che Battaglia documenta in modo magistrale: per prima giunge sul luogo in cui viene assassinato Piersanti Mattarella, fotografa i funerali del Generale Dalla Chiesa, riprende gli incontri tra gli esattori mafiosi Salvo e Giulio Andreotti. Documenti unici, che in seguito, vengono acquisiti agli atti del processo Andreotti. L’archivio personale di Letizia Battaglia contiene non solo le immagini legate all’egemonia del clan dei corleonesi, ma documenta ampiamente storie di morti, di violenze, di soprusi, di disastri ambientali, che hanno caratterizzato la vita dell’intera Sicilia tra la fine degli anni Settanta e tutti gli anni Ottanta. Il dolore dopo la tragica scomparsa del giudice Falcone, convince l’artista palermitana a prendere le distanze dalla fotografia, cambiare strada, cercare l’ispirazione per il proprio lavoro nelle piccole cose, abbandonando totalmente le scene di violenza. Dagli anni ’80 si dedica attivamente alla politica, diventando assessore alla vivibilità nella giunta Orlando e infine, deputato della Regione Sicilia.-taglio2- L’arte di Letizia Battaglia è caratterizzata dalla straordinaria forza espressiva, che non conosce filtri, veli, artifizi e non si cura della bellezza delle immagini, ciò nonostante è pervasa da una grande eleganza, armonia e spiccate note di romanticismo. Il suo Universo ha poche (e bilanciate) luci ed è pieno di ombre. Per una scelta precisa, l’artista palermitana esclude totalmente il colore, da sempre legato ad una intrinseca forza narrativa. L’ indissolubile legame con la propria terra ha un sapore amaro: è un rapporto complesso, intricato, complicato, ma pur sempre, un rapporto d’amore. La Battaglia è una donna dalla innata capacità critica, ma nello stesso momento, capace di raccontare i fatti senza alzare i toni. Si muove agevolmente, con la macchina fotografica, tra scene cruenti e poetici ritratti della gente comune. Le donne, bambini, operai, i suoi soggetti preferiti, ritratti in strada, colti dagli scatti improvvisi, in silenzio e in punta di piedi, come se la fotografa stesse cercando di non spaventarli, condizionarli, per non perdere la loro naturalezza ed autenticità incondizionata. Le immagini diventano una sorta di ritratto sociale, frammentato e multiforme, che non vuole dimenticare nessuno, includendo gli umili, poveri, reietti, che nella loro disagiata condizione, formano comunque, un realistico ritratto della città. Lo sguardo dell’artista palermitana è sempre democratico: non giudica e non critica. Vuole essere più possibile imparziale, far conoscere la realtà senza abbellimenti, né manipolazioni. Ciò nonostante, tutti gli scatti risultano perfetti, curati in ogni dettaglio, bilanciati nella loro armoniosa composizione. Tessono un racconto visivo pieno di poesia, dove la scelta precisa del Bianco e del Nero, serve a sottolineare la prevalenza del contenuto sulla forma e far uscire fuori il Vero, il Reale dalla profonda ombra dell’oblio.





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