Tornando a casa
L’ex frontman dei Timoria, ha già da un po' messo le basi per la sua carriera da solista. Tra live, progetti discografici, nuovi ep e i suoi sogni sempre a portata di mano
“ITACA”, il nuovo ep di Sasha Torisi, è un viaggio dentro di sé che lo ha riportato a casa. Casa, per lui, è la sua anima. Finita la collaborazione con Francesco Renga, Omar Pedrini e gli altri componenti della band “Timoria”, Sasha ha intrapreso un viaggio sia fisico che metaforico. “ITACA” rappresenta proprio questo viaggio nella sua duplice realtà;-taglio- Sasha ha camminato in avanti, intraprendendo la sua carriera da solista. Ha camminato anche nel profondo però, fino ad arrivare ai meandri della sua anima. Per farlo, ha dovuto guardarsi dietro e dentro, leggere le sue paure, trovare il coraggio per agire e prendere in mano la sua vita. In questo momento difficile che stiamo attraversando tutti, Sasha si è rifugiato nella sua musica, sognando di nuovo l’emozione del live. ‘ITACA’ in realtà è solo il primo ep di un progetto discografico più ampio che vede prossimamente l’uscita anche di un nuovo ep, che andrà a concludere questo viaggio verso casa. Chiacchierare con Sasha è stato piacevole; un uomo appassionato, che vive di musica, che usa le parole per arrivare dritto al cuore delle persone. Leggere per credere… Sasha, perché proprio la musica come lavoro? “Perché fondamentalmente non ne posso fare a meno di suonare. In un secondo momento, quando questa passione è diventata anche un lavoro, ho visto che ci si poteva vivere. Diciamo che ho portato avanti questo mestiere a tutti gli effetti, anche se talvolta può essere molto più faticoso di altri mestieri. Lungi da me il voler screditare altri lavori, ma naturalmente da fuori è difficile concepire quanto lavoro c’è dietro il ‘fare musica’. Le ore giornaliere dedicate a questo lavoro sono veramente tante, a volte totali. Poi fondamentalmente quelle due ore passate sul palco a suonare ripagano di tutti i sacrifici fatti e ti danno la spinta per continuare a farlo, sempre di più e sempre meglio. Sicuramente è un lavoro molto difficile ma è una continua scommessa, ed è bellissimo mettersi in gioco ogni volta che devi far uscire un nuovo disco o ogni volta che sei su un palco ed hai sempre un pubblico nuovo. Ogni sera devi conquistarti il tuo pubblico, mantenendo però sempre anche una coerenza con te stesso. Questo è fantastico.” Sei l’ex frontman dei Timoria. Come mai è finita quella collaborazione? “È finita perché fondamentalmente dopo tanti anni di collaborazione avevamo voglia non di portare avanti un progetto solo per un ritorno economico – perché sarebbe stato molto conveniente, altrimenti – ma avevamo voglia tutti quanti di metterci in discussione e portare avanti dei progetti separatamente. Quindi sia io, che Francesco Renga e tutti gli altri elementi della band, abbiamo deciso di intraprendere questa carriera da solisti. In realtà, poi, è stato un distacco solo iniziale e momentaneo, perché poi sono successe parecchie cose nel frattempo che ci hanno portato ad intraprendere la nostra carriera in ‘solitaria’, senza però perderci mai di vista l’uno con l’altro.” Adesso è uscito “ITACA”, il tuo nuovo EP. Ce ne parli? “Si. Innanzitutto, è un EP, quindi è un disco apparentemente breve perché fa parte di un progetto più ampio che racchiude in realtà due EP... Per ora è uscito solo il primo EP, che è appunto ‘ITACA’. È un viaggio all’interno di noi stessi, un viaggio omerico, un po' surreale. Ogni canzone è una tappa della mia vita che può essere però anche la vita di chiunque altro, perché sono tappe imprescindibili nel viaggio che ognuno di noi fa in questa vita. Itaca perché, il titolo omerico, richiama il concetto di ‘casa’. Un viaggio attuato tra le intemperie della vita cercando di tornare a casa, quindi nel luogo in cui custodiamo il nostro cuore, che alcune volte cerchiamo altrove, ma che in realtà è anzitutto dentro noi stessi. Per scrivere questo disco infatti ho scavato profondamente in me, in un momento in cui mi ero perso. Ho iniziato così a scavare dentro le mie paure e le mie azioni, ritrovando la mia Itaca proprio all’interno della mia anima.” Il primo singolo estratto da “ITACA” è “La mia prigione”. Qual è la tua prigione? “Beh, ‘la mia prigione’ in realtà è un viaggio in treno, in cui il protagonista si lascia trasportare da questo treno – che assume le metafore degli eventi della vita – un po' inerme, in modo passivo. Nella seconda parte della canzone però, gli scatta qualcosa e si risveglia da questo sonno permanente. Riprende in mano così le redini della propria vita e gliene da un senso più alto, più intimo, più solare. La prigione è l’inattività, la passività di fronte agli eventi della vita, di fronte alle cose che ci accadono intorno e noi siamo fermi a guardarle, senza agire e senza reagire. Liberarsi di questa prigione di immobilità vuol dire prendere in mano la nostra vita e cominciare a viverla sul serio.” Un po' di attualità; come stai affrontando questa pandemia? “Io la sto affrontando lavorando tanto, per fortuna. Per sfortuna invece, proprio in questo momento del disco, mi sarebbe piaciuto poter portare le canzoni in live. Prima della pandemia riuscii a suonare le prime canzoni dal vivo e mi divertii molto, devo dire che risultavano una bomba. Dunque, non vedo l’ora di poter tornare a suonare sul palco e magari, nel frattempo, portare in live anche il secondo ep, compiendo questo viaggio per intero.” Quali sono le aspirazioni di Sasha oggi? “Oggi è già sufficiente vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, per come siamo messi. Però, ecco, è ovvio che i sogni sono sempre lì a portata di mano. I miei sogni li rincorro sempre con la stessa voglia d raggiungere obiettivi importanti.”