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Rose Parco

Tra ironia e libertà

di Marco Zorzetto

Numero 259 - Aprile 2025

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Un importante ruolo da protagonista per la bella e brava attrice, che non vede l’ora di mettersi in gioco per altre interpretazioni, tra cinema e tv


Determinata, spontanea e pronta a mettersi in gioco: Rose Parco – o Rossella, come suggerisce il suo nome all’anagrafe - si racconta con entusiasmo, ripercorrendo la sua esperienza sul set del film "Il massacro che non ti aspetti", diretto dalla regista emergente Cristina Zanacco. Per la prima volta protagonista assoluta, Rose ha affrontato la sfida con audacia, esplorando le sfumature complesse del suo personaggio, Elena, una donna dalle molteplici contraddizioni.

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Rossella o Rose, come preferisci essere chiamata? “Rose nasce dalla difficoltà che gli anglofoni hanno nel pronunciare "Rossella". Spesso diventavo Rosalind, Rosana, Roselle o Roxanne… Alla fine, Rose mi è sembrata la scelta più pratica. Ma, per favore, niente Rox o Rossy—farò finta di non sentire!” Se dovessi descriverti attraverso tre passioni, quali sceglieresti e perché? “Gatti, geometrie, pistacchio. I gatti completano il mio essere, le geometrie mi affascinano per le loro linee, fluidità e forme. E il pistacchio… beh, è un gusto che mi fa volare — rigorosamente di Bronte!” Parliamo del tuo ultimo film, "Il massacro che non ti aspetti" di Cristina Zanacco: com’è stata questa esperienza? “Girare questo film è stato un percorso molto stimolante! Cristina è una giovane regista con le idee chiare e una determinazione ammirevole. Per me è stata la prima esperienza con una regista donna, e fin da subito si è creato un rapporto basato sulla fiducia e la comprensione reciproca. Ha colto il mio bisogno di andare oltre il copione, lasciandomi la libertà di esprimermi in modo spontaneo. Ha una sensibilità speciale: riusciva a percepire quando ero davvero nel personaggio, anche fuori dal set. Durante le riprese ho sperimentato molto, e lei lo sapeva. Le davo ciò che si aspettava, ma spesso anche qualcosa di sorprendente.” Quando vedremo questo tuo ultimo lavoro sugli schermi? “Il film uscirà in distribuzione selettiva il prossimo autunno e successivamente su Amazon Prime. Interpreto Elena Caruso, una giovane donna dalla doppia vita: di giorno è una produttrice cinematografica alle prime esperienze, di sera si trasforma in una figura misteriosa, legata alla sua passione per il bondage… Nel frattempo per chi volesse vedermi in video, può farlo su Amazon Prime nella pellicola “La banda del buffardello” insieme a Pippo Franco e Umberto Smaila.” Rose, come hai iniziato la tua carriera nel mondo della recitazione? “Ho iniziato durante l’università. Già in quel periodo facevo provini e non vedevo l’ora di terminare gli studi per dedicarmi alla mia formazione artistica. I miei genitori tenevano molto al fatto che mi laureassi, e dopo aver ottenuto il tanto atteso "pezzo di carta", mi sono finalmente potuta concentrare interamente sulla recitazione.” C’è un ruolo o un film che ha segnato particolarmente il tuo percorso? “Finora non ho incontrato un personaggio che abbia stravolto la mia vita, ma ogni ruolo mi ha lasciato qualcosa. Vivo questa professione senza tormenti e proteggo la mia identità amando me stessa in modi sempre diversi.” Qual è il personaggio che sogni di interpretare e perché? “Mi piacerebbe interpretare una potente donna d’affari, una regina di Wall Street. Mi diverte l’idea del potere e delle sue dinamiche. Anche se con i numeri sono una frana, trovo affascinante il flusso del denaro come energia in movimento.” Il mondo dello spettacolo sta cambiando rapidamente: quale pensi sia la sfida più grande per un attore oggi? “Oggi diventare un attore "full time" richiede grande talento, la capacità di costruire il giusto network e una mentalità globale. E, come sempre, serve un pizzico di fortuna!” C’è un tema sociale che ti sta particolarmente a cuore e che vorresti vedere più rappresentato nel cinema? “Mi piacerebbe un cinema più libero, meno influenzato da logiche politiche, provincialismi o strategie di marketing. Troppo spesso vediamo sempre gli stessi volti, mentre molti talenti, per emergere, sono costretti a cercare fortuna all’estero. Vorrei un cinema che parli di sé stesso con maggiore onestà e autenticità.”


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