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Roccabascerana. Vino, che passione!

di Yvonne Carbonaro

Numero 256 - Dicembre 2024 - Gennaio 2025

Il paese che ha ritrovato e valorizzato la sua vocazione vitivinicola grazie ad una stupefacente artistica innovativa cantina, tra le più belle e moderne, che ha riscoperto un vino antico, una vera rarità.


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È un piccolo paese dell’Irpinia a 20 km dal capoluogo Avellino e ai confini con la provincia di Benevento. È caratterizzato dalla presenza di una grande roccia piatta: la Rocca. -taglio- Conta 2.352 abitanti ed è situato tra la Valle Caudina e la Valle del Sabato. Ruderi di una Torre Medievale rimandano al periodo normanno. Il "Palazzo del Principe" del 1600 ospitò i vari feudatari che nei secoli vi si alternarono. Il Centro Storico è caratterizzato da strade a gradinate sulle quali si affacciano i portali dei Palazzi Ciccotti, Maffei, Imbriani. Conta varie chiese. La Chiesa dei Santi Giorgio e Leonardo, ricostruita a seguito del terremoto del 1688, ha una facciata in stile neogotico dell'inizio del XX secolo. L’altitudine a 430 metri sul livello del mare ha consentito una ricca produzione agricola di legumi, ortaggi e allevamento di animali da cortile. La popolazione è molto legata alle tradizioni gastronomiche tanto da organizzare frequenti sagre atte a valorizzare i prodotti locali, tra queste “Laganelle e Ceci” strisce di pasta confezionate con acqua e farina, che conservano l’antico nome neutro plurale latino ”lagana”, condite con i ceci; e ancora: sagra delle polpette, del mugliatiello (involtino di interiora di agnello), del coniglio e fusilli. Tutte pietanze, riccamente condite, da innaffiare abbondantemente con il robusto aglianico locale. Il territorio ha sempre prodotto buoni vini a bacca rossa ma anche a bacca bianca come il celebre Coda di volpe, che prende il nome dalla forma del grappolo, con chicchi piccoli e molto ravvicinati, e ricorda la coda della volpe. A seguito della vendemia i vini rispondevano in piccola parte al consumo locale e in buona pare venivano venduti ai produttori del nord che provvedevano all’imbottigliamento e alla commercializzazione con proprie etichette. Da alcuni anni però grazie all’intraprendenza e alla aggiornata cultura enologica di giovani imprenditori della zona si è avuto un rinnovato, qualificato e proficuo interesse nei confronti della produzione locale, essendo l’Irpinia particolarmente vocata alla produzione vinicola, tanto da detenere ben tre denominazioni D.O.C.G. (denominazione di origine controllata e garantita). La Agricola Bellaria, in località Tuoro, fondata nel 2002 inizialmente per la coltivazione delle olive e la produzione di olio extravergine, nel 2007, produce i primi vini Bellaria. -taglio2- Nel 2011 viene fondata la omonima Società Agricola dalla famiglia Maffei di Roccabascerana e Antonio Pepe, che ne è cofondatore e direttore. Le vigne sono dislocate oltre che nella stessa Roccabascerana, in vari comuni irpini: Prata Principato Ultra, Candida, Montefalcione, Montemiletto, Montefusco e Paternopoli. Con la collaborazione di esperti qualificati enologi si giunge via via ad una produzione di alta qualità, apprezzata e premiata. La struttura, modernissima ed accogliente, si erge in una splendida valle verde che è possibile ammirare grazie alle pareti trasparenti delle sale atte a ricevere i visitatori, arredate con pezzi di arte contemporanea. Vi si svolgono frequentemente eventi artistici e culturali con esposizioni di artisti di varia provenienza. La vasta area sottostante ospita le strumentazioni per la vinificazione e l’imbottigliamento e la favolosa bottaia con il soffitto a botte completamente affrescato dal giovane artista Edoardo Piermattei a motivi policromatici astratti che richiamano i colori del territorio. È questo il luogo deputato all’invecchiamento del vino in varie bellissime grandi botti disposte in bell’ordine, oltre che nelle più piccole barrique. Le etichette sulle bottiglie sono quasi sempre caratterizzate dall’immagine del Tiglio. Tra le varie eccellenze, quest’ultimo: il Coda Rara rappresenta per Bellaria il vanto della riscoperta di un vino antico e dimenticato. L’uva dal quale è ottenuto, la Coda di Volpe a bacca rossa, già intorno al 70 D.C., è nominata da Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”. Da allora questa varietà si è sempre allevata in Campania, fino all’inizio dello scorso secolo, quando pian piano è scomparsa, come accaduto a tante altre antiche varietà. Ma l’azienda Bellaria ha avuto la fortuna e la lungimiranza di recuperare un vecchio vigneto in Paternopoli, che ha oltre 120 anni. Come dichiara il direttore Pepe: “Da queste circa 50 piante di oltre 2 metri, produciamo il vino CODA RARA, che all’assaggio si mostra gentile e ricco di profumi floreali. Ma dotato di un corpo intenso ed emozionante”. Una preziosa e “costosa” rarità!





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