Incontro con la moglie del grande Giorgio Faletti, attore comico, cantante e, soprattutto, noto scrittore, nel decennale della sua scomparsa
Il 4 luglio 2024 ricorrevano i 10 anni dalla sua morte. Una breve parentesi per permetterci una citazione riguardo un articolo pubblicato sul numero dello scorso magazine. Il soggetto era Massimo Cotto (musicista, dj e scrittore). Faletti e Cotto erano entrambi di Asti. Grandi amici, ci hanno lasciato più o meno alla stessa età. -taglio- Erano accumunati da una grande professionalità e avevano il medesimo approccio ironico al quotidiano. Il loro "carpe diem" era con il sorriso, con la voglia di ridere e far divertire. Quando li si incontrava in quella piccola città di provincia non si sottraevano a due chiacchiere piacevoli per tutti. Terminata la digressione, torniamo a Roberta Bellesini che abbiamo incontrato questo mese, per la quale non si possono spendere che parole di stima. Intelligente, colta, preparata, si è rivelata subito la degna compagna di un uomo di tale caratura e carisma. Dopo la morte di lui non ha mai smesso di portare avanti progetti e ruoli, anche istituzionali iniziati da suo marito. A noi dedica, molto gentilmente, esaustive risposte alle domande che le poniamo. Quando e come si sono conosciuti Roberta e Giorgio Faletti? “Nella maniera più classica italiana. Davanti a un piatto di spaghetti a casa di amici guardando la finale degli europei di calcio del 2000.” Tuo marito era un uomo dalla poliedrica cultura che si è cimentato in più campi, sempre con successo. Semplicemente "un grande". Come era nel privato? “Una persona sempre allegra, divertente e che amava condividere tutto con gli amici del cuore ai quali amava raccontare i progetti a cui stava lavorando. A casa nostra erano cene continue: Giorgio era un talento anche in cucina e molto spesso dopo cena (...) faceva ascoltare le canzoni che stava componendo. A questo proposito ci tengo a precisare che Giorgio scriveva testi e musiche delle sue canzoni.” “Io uccido” è stato un best seller tradotto in tutti i paesi del mondo, ambientato nel Principato di Monaco che è un posto molto particolare, direi a sé stante. Esiste un motivo specifico per questa scelta? “Giorgio decise di snodare la narrazione del suo più famoso libro a Montecarlo per due semplice motivi: perché ci aveva vissuto alcuni anni e, di conseguenza era un posto che conosceva bene, e poi perché, fino a quel momento, nessuno aveva mai pensato alla storia di un killer seriale nel Principato, trovando quindi questa idea una bella sfida da affrontare. Montecarlo è conosciuta a livello mondiale e per questo motivo la location in un posto che tutti conoscono risultava "naturalmente cinematografica" nell'immaginario collettivo. Non bisogna dimenticare che ‘Io uccido’ esiste in traduzione in 21 lingue. Impossibile non pensare alla settima arte.”-taglio2- Personalmente ho amato un piccolo libro di Giorgio “La piuma” che non è molto conosciuto, però penso che, in qualche modo possa racchiudere la filosofia dell'Uomo Faletti. Ci racconti qualcosa a questo proposito? “‘La piuma’ nasce come progetto all’incirca nel 2010. È un lavoro molto diverso perché in realtà nella sua testa non era un libro ma era la trama di un musical. Infatti le illustrazioni di Paolo Fresu, che si trovano all’interno sono praticamente un’idea dei costumi e delle scenografie che Giorgio e Paolo avevano ipotizzato insieme. Una piccola opera molto ambiziosa sulla quale Giorgio ci tornava su nei momenti di pausa. "Se la coccolava", non perché volesse tenerla nascosta, ma ogni tanto gli piaceva aprire quel cassetto in cui la costudiva e questo gli dava come un senso di sicurezza. Ci si dedicava sia attraverso la scrittura delineando i caratteri dei personaggi, sia con la musica componendo le melodie con i quali avrebbe narrato il viaggio di questa piuma. Si tratta di un apologo, una rappresentazione della vita attraverso personaggi allegorici che rappresentano vari aspetti della vita umana, la vista dei protagonisti è offuscata dai falsi miti e dalle inevitabili debolezze. Alcuni sono molto legati agli aspetti materiali della vita, altri invece proiettati verso sogni o aspirazioni molto, forse troppo, ambiziose. Ma in uno dei personaggi prevarranno la curiosità e la sensibilità e grazie a lui la piuma terminerà il suo viaggio. È stata anche di ispirazione ad alcuni artisti che hanno trasformato questo testo in un musical e altri in uno spettacolo di teatro e burattini che ha viaggiato nelle scuole, nelle residenze per anziani e nelle carceri. Insomma, un piccolo e delicato lavoro che ha lasciato tanto nell’anima delle persone.” Ci permettiamo una domanda sulla spiritualità. Come era il rapporto di Giorgio con Dio? Pregava? “Giorgio non pregava, ma si poneva i quesiti su cui si interrogano un po' tutti: sul senso della vita e sul dopo. Credo che tutto il suo pensiero in questo ambito sia magistralmente espresso nel testo della sua canzone più intensa ‘L'assurdo mestiere’, praticamente una preghiera laica.”