Un uomo migliore
I ricordi e le emozioni di una grande carriera nel suo biopic “Better Man”. Per ricordarci da dove ha iniziato e, soprattutto, quanto è stata dura…
Negli anni Novanta, con i Take That, ha venduto milioni di dischi, scrivendo pagine della storia della musica internazionale. Da allora ne è passato di tempo ma la stella di Robbie Williams continua a splendere più che mai.
E lo dimostra l'enorme riscontro da parte dei fan quando, di recente, ha presentato a Roma il suo attesissimo biopic intitolato "Better Man". Uscito al cinema all'inizio dell'anno, è un musical in live-action che ha avuto l'obiettivo di portare il pubblico a ripercorrere le tappe della sua fulminea ascesa, della drammatica caduta e della straordinaria rinascita di questa superstar del pop britannico. Con la visionaria regia di Michael Gracey, che in passato ha diretto kolossal del calibro di “The Greatest Showman”, e che in quest'occasione ha anche contribuito a scrivere la sceneggiatura, "Better Man" è raccontato in modo unico dalla prospettiva di Williams, catturando il suo stile inconfondibile e la sua tipica ironia. Il racconto segue il viaggio di Robbie sin dall’infanzia, passando per l’esordio come componente più giovane della boy band Take That fino ai suoi straordinari successi come artista solista da record – con tutte le sfide che la fama e il successo stratosferici possono comportare. A vestire i panni di Williams da adolescente e poi da adulto Jonno Davies (“Hunters”, “Kingsman: The Secret Service”), trasformato in una scimmia in CGI. Nel cast anche Steve Pemberton, Alison Steadman, Damon Herriman, Kate Mulvany, Anthony Hayes, Tom Budge, Raechelle Bann, Jake Simmance, Liam Head, Chase Vollenweider e Jesse Hyde. Come nasce l’idea di fare un film diretto da Michael Gracey? “Questa collaborazione è nata del tutto casualmente, visto che una sera ci siamo incontrati a una festa e a quel punto, sin dal primissimo scambio di battute, mi sono subito reso conto di quanto fosse affascinante. Dopodiché ho sperato che le nostre strade potessero nuovamente incrociarsi e che l'uno facesse parte della vita dell'altro. E quale miglior occasione, per poter restare in contatto, del fare un film insieme?” Qual è il messaggio che ti piacerebbe arrivasse al pubblico attraverso questo film? “In realtà, io non ho lavorato a questo film con l'idea di lanciare messaggi oppure di dimostrare qualcosa. Così come non l’ho fatto per una forma di altruismo, condividendo determinate cose che mi appartengono. La verità è che io, da anni, vivo di attenzioni, con la consapevolezza che senza un determinato tipo di attenzioni oggi non ricoprirei il ruolo che ho. Fatta questa premessa, se poi il pubblico avrà la possibilità di immedesimarsi con me o con tutto quello che mi è successo nella mia storia, traendone aiuto o benefici, potrei considerarlo un effetto collaterale del mio narcisismo.” Perché mostrarti sotto le sembianze di una scimmia? “Ho scelto la scimmia innanzitutto perché mi sono sempre visto così, come un primate. E poi perché, a livello caratteriale, sono sempre stato un vero e proprio selvaggio. E visto che l'idea alla base di questo progetto era proprio quella di permettere al pubblico di vedermi esattamente dalla prospettiva da cui mi sono sempre visto io. Non volevo che il mio fosse il solito biopic, anche perché se ne vedono fin troppi in giro e la maggior parte, secondo me, è anche fin troppo ripulito. Il mio, invece, per me era fondamentale fosse senza filtri e con un racconto genuino e così è stato.” Tra i temi affrontati in Better Man, oltre alla tua carriera, ce ne sono alcuni legati alla sfera personale come la battaglia alle dipendenze e ai disturbi legati all'aspetto fisico. “Il mio corpo ha rappresentato una fonte di malessere sin da quando ero piccolo, quando ero grasso. E purtroppo alcuni problemi legati a quel periodo, sebbene siano trascorsi diversi anni, continuano a far parte della mia vita. Durante il mio percorso ho dovuto dare i conti, lottando duramente, con numerose dipendenze, come quella legata alla droga ma anche all'alcol e al sesso. Diciamo che, invece, per quanto riguarda il cibo, ancora oggi è una sfida continua.” Tra le tue precedenti incursioni in Italia, i tuoi fan continuano a ricordare la tua partecipazione al Festival di Sanremo nel 1994. E tu, quale ricordo conservi di quell'evento? “Non ricordo granché di quell'esperienza perché ero in preda allo sballo (ride, ndr). Però devo ammettere che mi piace moltissimo la televisione italiana, non a caso quando di recente sono stato ospite di un programma televisivo a Napoli (X-Factor, ndr) mi sono divertito un mondo visto che ho notato un via vai di gente che lavorava all'insegna dell'allegria. In Inghilterra, invece, ci sono soprattutto persone in giacca e cravatta, probabilmente perché sono più precisine. Anche per questa ragione amo moltissimo il vostro Paese (ride, ndr).”