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Riprendere, riprenderci

di Franco Salerno

Numero 233 - Settembre 2022

La ripresa settembrina si prospetta come una vera e propria sfida. Esistenziale. Economica. Ideologica. La nostra nazione e l’Europa intera sono state investite dagli echi drammatici della guerra in terra d’Ucraina, dalla diffusione preoccupante di nuove varianti del Covid e da difficoltà finanziarie per le famiglie meno abbienti


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La ripresa settembrina si prospetta come una vera e propria sfida. Esistenziale. Economica. Ideologica. La nostra nazione e l’Europa intera sono state investite dagli echi drammatici della guerra in terra d’Ucraina, dalla diffusione preoccupante di nuove varianti del Covid e da difficoltà finanziarie per le famiglie meno abbienti. -taglio- Tutti, perciò, ci troveremo fra due mesi davanti ad un giro di boa: o ce la faremo o soccomberemo. Noi siamo convinti del primo esito. Se ce la metteremo tutta e sfodereremo la nostra energia fisica e psicologica, potremo fronteggiare tutti gli ostacoli. Che non devono spaventarci. Anzi devono infondere in noi forza e ottimismo. E, per essere rinsaldati in questa speranza-certezza, possiamo volgere lo sguardo alla cultura dei nostri Padri, che resero grande e immortale l’antica Roma. La quale combatté contro molti nemici (dai Galli a Pirro, da Annibale ai barbari), ma ricominciò, dopo il momento del rischio, a imporsi più forte di prima. Molti sono gli aforismi che gli scrittori della “Caput mundi” dedicarono a questa tesi della necessità del rischio, a cui se ne collega un’altra, secondo cui il pieno successo scaturisce dall’impegno sofferto. Vediamo alcune di queste frasi memorabili. Cominciamo da un aforisma che figura nelle “Tusculane” di Cicerone: “Bisogna scacciare chiodo con chiodo”, parole che vanno oltre il significato specifico di “nuovo amore che scaccia il vecchio e ormai tramontato amore” per assumere il senso più ampio della “necessità di scacciare un guaio attraverso altri guai”. Si ricorda, dunque, all’essere umano che egli deve affrontare con coraggio i momenti difficili, senza aver paura del rischio. Insomma, nessun miglioramento si ottiene senza mettere a dura prova la propria capacità di resistenza di fronte alle avversità della vita.-taglio2- “La vita è una milizia”, scrisse Lucio Anneo Seneca nelle sue “Epistole a Lucilio” (96,5), indicando con questa metafora la difficoltà del vivere fra mali e angustie. Questo filosofo-scienziato latino ha ripreso tale concetto dal verso 550 delle “Supplici” di Euripide, in cui, invece della metafora militare (“milizia”), figura la metafora dell’agonismo sportivo (“palestra”). In seguito l’espressione è stata ripresa da San Girolamo e dai proverbi medievali e poi ancora da Johann Wolfgang von Goethe nella poesia “Enlass” (“Ingresso”) del libro del “Paradiso” nella terza parte del “Divano occidentale orientale”. E le avventure della vita, che hanno messo a dura prova la nostra resistenza, vanno ricordate come monito a noi stessi e a coloro che verranno dopo di noi. Perciò Virgilio, nel primo libro dell’ “Eneide”, pone sulle labbra di Enea -che intende rincuorare i suoi compagni dinanzi alle difficoltà da fronteggiare- questa splendida frase: “Forse un giorno sarà bello ricordare tutto questo”. Frase, che Eleonora Pimentel Fonseca citò, salendo sul patibolo nel 1799 in quanto patriota della Repubblica partenopea. Lei subì dolorosamente la morte, ma fu tristemente lieta per aver vissuto un alto ideale. Insomma, le grandi gioie sono figlie di grandi dolori.





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