Al via a giugno “Pompeii Theatrum Mundi”, VII edizione della rassegna del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale
Il Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, diretto da Roberto Andò, e il Parco Archeologico di Pompei, diretto da Gabriel Zuchtriegel, presentano la nuova edizione della rassegna “Pompeii Theatrum Mundi”, realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, del Comune di Napoli, della Regione Campania e della Città Metropolitana di Napoli. -taglio- La settima edizione della rassegna, punto di riferimento tra i festival teatrali estivi, taglia il nastro il 13 giugno, al Teatro Grande del Parco archeologico. Quattro gli spettacoli in programma fino al 13 luglio. Per ogni spettacolo vi saranno tre repliche, dal giovedì al sabato, alle ore 21.00. In cartellone inedite riletture e rivisitazioni di testi, celebri opere della classicità immaginate da maestri della scena internazionale. Gli Scavi di Pompei sono sempre più un luogo “contemporaneo”, come afferma Zuchtriegel. Il presidente del Teatro Nazionale, Luciano Cannito, sottolinea come “il direttore Roberto Andò abbia saputo immaginare un cartellone che ancora una volta coniuga la potenza del linguaggio classico che da queste pietre sacre giunge intatta fino a noi, con il sentimento della modernità che del classico si fa interprete e testimone fedele”. “Dunque – afferma il direttore Roberto Andò – la cancellatura di Isgrò come scrittura paradossale e filosofica, una scrittura che impedendoci di vedere eccita il fantasma di un’immagine che non possiamo più abitare, di una parola che non possiamo più leggere; la cecità di Edipo come abissale e tragica impossibilità della verità; la poesia di Lucrezio come ferita e rivelazione di ciò che è accaduto e potrebbe ancora accadere; la Fedra come tragedia della malattia mentale. Pompeii Theatrum Mundi continua a offrire visioni che nel nome del teatro sappiano declinare le tensioni del tempo in cui viviamo, e uno sguardo che sappia ricongiungere il passato al presente e al futuro”. La rassegna inizia giovedì 13 giugno con la prima assoluta di “Odissea cancellata”, di Emilio Isgrò, regia di Giorgio Sangati su installazione scenica dello stesso Isgrò, una produzione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale. Isgrò presenta la sua Odissea in versi insieme ad un’installazione in situ, in uno spettacolo immaginato come un’opera nell’opera. Il Teatro Grande con le sue gradinate diventerà un’unica, grande video-installazione dell’artista concettuale e pittore, poeta, romanziere, drammaturgo e regista tra i più noti al mondo. (Repliche venerdì 14 e sabato 15 giugno).-taglio2- Giovedì 27 (con repliche venerdì 28 e sabato 29 giugno), un altro debutto nazionale con “De Rerum Natura [There is no planet B]”, liberamente ispirato al “De rerum natura” di Tito Lucrezio Caro, su ideazione, adattamento e regia di Davide Iodice, drammaturgia di Fabio Pisanlo. Interpreti dello spettacolo, dedicato alla memoria della botanica Annamaria Ciarallo, Aida Talliente, Ilaria Scarano, Carolina Cametti, Teresa Battista, Greta Esposito, Sergio Del Prete, Wael Habib, Giovanni Trono, Marco Palumbo, Emilio Vacca, con la partecipazione straordinaria di Orchestrìa. Giovedì 4 luglio (con repliche venerdì 5 e sabato 6 luglio) in scena “Edipo Re” di Sofocle, adattamento e regia di Andrea De Rosa. Edipo re di Sofocle è il classico dei classici che parla ancora al tempo presente, della fragilità umana e sul conflitto tra fato e responsabilità individuale. De Rosa, con il testo di Sofocle, torna a lavorare con Fabrizio Sinisi dopo la collaborazione allo spettacolo “Processo Galileo”. Gran finale, giovedì 11 (con repliche venerdì 12 e sabato 13 luglio), con “Fedra, Ippolito portatore di corona”, di Euripide, regia di Paul Curran nella traduzione di Nicola Crocetti. Con la tragedia euripidea si rinnova la collaborazione tra “Pompeii Theatrum Mundi” e l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (Inda) di Siracusa, che produce lo spettacolo. Regista d’opera scozzese di fama mondiale, Curran rilegge nel suo stile impeccabile il mito di Fedra, regina di Atene, vittima della passione amorosa, narrata anche da Seneca, citata da Ovidio, Dante, raccontata da Racine a Paisiello, da Ritsos a Sarah Kane. I classici parlano ancora oggi alla nostra coscienza, raccontando il fragile e complesso destino umano, soprattutto, ponendo le eterne domande sull’universo, il senso della vita, del divino e della spiritualità.