Riccardo Ghilardi si racconta ad Albatros
Dalle luci scintillanti delle sfilate di moda alle piazze deserte di Roma durante la pandemia, dagli affollati red carpet agli spazi vuoti dei magazzini abbandonati e al centro di questo universo variegato, le persone, famose o sconosciute, colte nella loro essenza, nella loro intimità. Riccardo Ghilardi (1971, Roma) -taglio-si muove nel silenzio con grande maestria, rispettando tempi, luci, ombre, stati d’animo, necessari per realizzare uno scatto fotografico. Insegue con umiltà e rispetto, quel momento di alchimia perfetta, che permetta di creare uno scambio di energia tra il fotografo e il personaggio che ritrae. Un artista di fama internazionale e, nello stesso momento, uno spirito libero, curioso, sensibile, che unito alla profonda conoscenza della materia e alla innata creatività, fa nascere delle immagini straordinarie, piene di poesia, di mistero, di lirica melancolia. Grande viaggiatore, appassionato di surf, agli esordi si interessa al reportage, seguendo progetti personali che riguardano l’ambiente sociale, collaborando con diverse ONG. Negli anni successivi, si dedica completamente al ritratto e alla fotografia di moda, collaborando con l’agenzia internazionale Contour by Getty Images. Costantemente, lo sguardo appassionato di Riccardo Ghilardi accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso i volti del cinema, colti in quei luoghi iconici che ogni anno diventano vetrina della fabbrica dei sogni: festival internazionali, mostre, premi televisivi. Il fotografo si muove continuamente tra la sua Roma (dove vive e lavora) e le città simbolo dell’industria cinematografica (Berlino, Cannes, Venezia, Los Angeles, Toronto, New York), alla ricerca di un momento magico, di un set perfetto, di un’inquadratura intrigante, di un ritratto di qualche celebrità, che lasci tutti senza fiato. Tra i progetti più curiosi spicca la serie “Lo sguardo non mente” (2008), dove attraverso una sorta di gioco della verità, il fotografo sorprende i personaggi da ritrarre con delle domande a bruciapelo e poi, li ritrae nel momento della risposta istintiva, cogliendo l’attimo dell’espressione, quell’ombra d’ imbarazzo, che la domanda stessa possa provocare. Nel 2013 nasce la serie “Donne in luce”, che coinvolge più di 30 attrici italiane in un progetto, che mira a ridare vita ad un vecchio magazzino distrutto dall’incendio, un tempo sede dell’Istituto Luce. Nel 2018 in occasione della Festa del Cinema di Roma, viene allestita la mostra “Three minutes”. -taglio2-Tre minuti è il tempo, che viene concesso ai fotografi ritrattisti durante i festival per immortalare le celebrità. Un tempo, prima dell’entrata in scena sul tappeto rosso, in cui i personaggi si spogliano per pochi istanti della propria immagine e riacquistano la loro “intima umanità”. In quel frangente, Ghilardi immortala le grandi icone del cinema: attori e attrici, registi e sceneggiatori, performer e musicisti, riuscendo a cogliere in ogni scatto l’essenza profonda dei propri soggetti e a restituirne una verità. Le immagini, spesso in bianco e nero, diventano un viaggio attraverso i volti più noti delle personalità della ribalta, colti in luoghi iconici, dove i protagonisti sono “persone”, prima che “celebrità”. L’ultima serie di immagini, questi giorni in esposizione al Maxxi di Roma è intitolata “Prove di libertà”. Tutti gli scatti dedicati al lockdown del cinema italiano sono fatti a Roma, in quei luoghi dove solitamente c’è un grande affollamento e che nelle foto di Ghilardi appaiono completamente vuote, racchiuse nel loro silenzio, struggenti nelle umane assenze. Durante il momento più difficile della pandemia l’artista non ha smesso di fotografare: prima la città svuotata, poi i cinema con le luci spente e infine, gli attori, le attrici, i registi nella loro quotidiana intimità. Giorno dopo giorno, ha documentato con la sua macchina fotografica istanti emblematici della vita di queste persone alle prese con le prove inedite non di un film, ma di pura e semplice sopravvivenza. Istanti memorabili, in quanto riassumono in maniera straordinaria gli stati d’animo, i rari istanti di gioia, i momenti di inquietudine di un periodo che non avremmo mai immaginato di poter vivere. Il tempo catartico dell’attesa, il senso della sospensione sono il comune denominatore di tutte le immagini. Una sorta del “manifesto” del cinema italiano, che attende con ansia, studia, si prepara e non vede l’ora di ripartire. L’arte di Riccardo Ghilardi si può considerare “… una fotografia pittorica o una pittura fotografica. Il sentimento con cui crea le sue opere è decisamente pittorico, perché sa dominare la luce, il buio e le ombre con grande genialità” (Vincenzo Mollica).