“Fronte del porto” di Budd Schulberg diviene lavoro teatrale nella traduzione e adattamento di Enrico Ianniello e con la regia di Alessandro Gassman
Enrico Ianniello immagina la storia di “Fronte del porto” a partire dall’omonima opera di Budd Schulberg, scritta a partire da un’inchiesta giornalistica degli anni ’50, in pieno maccartismo, che ispirò la sceneggiatura del film e dall’adattamento teatrale realizzato, in seguito, da Steven Berkoff. Gassmann afferma: - “come già avvenuto per ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’, anche in questo caso la scelta è caduta su un testo ed una tematica che mi coinvolgono profondamente e che portano verso una ricerca di libertà faticosa. Ricostruiremo la vita del porto, le vite degli operai, i loro aguzzini, attaccandoci ai suoni, ai rumori, ai profumi ed alla lingua di questa città. Napoli si vive e si vede nel nostro spettacolo, non solo perché gli attori parlano in lingua napoletana ma nel mio lavoro di regista ho portato riprese fatte al porto e nel centro storico”. -taglio- Lo spettacolo, in scena al Teatro Bellini di Napoli, ha per protagonista Daniele Russo; il cast è composto da Antimo Casertano, Orlando Cinque, Sergio Del Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Edoardo Sorgente, Pierluigi Tortora, Bruno Tràmice. Le belle scene dal sapore cinematografico sono di Alessandro Gassmann, i costumi di Mariano Tufano, le luci di Marco Palmieri, le videografie di Marco Schiavoni, le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi; sound designer Alessio Foglia. Un grande lavoro che si avvale della produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini e del Teatro Stabile di Catania. Il celebre film di Elia Kazan, “On the Waterfront”, del ’54, che vinse 8 Oscar, ha per protagonista Marlon Brando nel ruolo di Terry Malloy, portuale nella New York degli anni ‘50, ex promessa del pugilato. Oggi quel personaggio si trasforma in Francesco Gargiulo nella intensa prova drammatica di Daniele Russo: siamo nella Napoli degli anni ’80, e Francesco, portuale, viene coinvolto nelle attività criminali del fratello, Carluccio il Galantuomo, vittima anche lui di un sindacato che vessa i lavoratori. -taglio2- Sfruttatore, spietato criminale, mafioso, Ernesto Lama, Gigino Compare, cugino di Francesco e Carluccio, è veramente bravo nel disegnare un boss freddo ed esaltato. I crimini partono dall’assassinio di Peppe Caruso, capace di ribellarsi alle regole del clan, scatenando sentimenti, riflessioni, necessità di denunciare Gigino e i suoi metodi – perché chi tace è altrettanto colpevole. Spicca il personaggio di Erica, la sorella di Peppe che esorta Don Bartolomeo a ribellarsi, il prete che decide di battersi per la giustizia e la verità, e la sua complicata storia d’amore con Francesco che da ingenuo e sprovveduto trova il coraggio di alzare la testa e ribellarsi, una e mille voci insieme nel riscatto. Belle le scene a forma di libro aperto che si spostano e si adattano ai fondali con un velatino trasparente davanti al proscenio, con proiezioni di immagini che mostrano luoghi topici della narrazione: il porto, la chiesa, il bar ritrovo dei malavitosi, il tetto dei “cardilli”, scorci di strade. Ottima la regia che mescola realismo e onirico, cinema poliziottesco anni ’80 e cinema americano di impegno civile, offrendo una bella pagina di teatro capace di suscitare forti emozioni nel pubblico.