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Raffaele Bruno

di Maresa Galli

Numero 219 - Aprile 2021

Col brano “E ‘mmò” lo scrittore e regista continua il percorso del progetto “Gli ultimi saranno” rivolta a dare un futuro possibile ai detenuti


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Dall’importante lavoro del collettivo “Gli Ultimi Saranno” (Raffaele Bruno e Federica Palo: voci recitanti; Maurizio Capone: voce, percussioni e tubolophon; Enzo LUK Colursi: voce e piano elettrico; Carla Grimaldi: violino; Massimo De Vita: chitarra elettrica e percussioni) nasce il brano “E ‘mmò”,-taglio- disponibile su tutte le piattaforme digitali. Il testo è di Raffaele Bruno (scrittore, attore, regista e parlamentare della Camera dei Deputati), la musica di Emanuele Giovanni Aprile, M. Capone, E. Colursi e M. De Vita. L’autore racconta il progetto ai lettori di Albatros Magazine. Da anni lei promuove il progetto “Gli ultimi saranno”, di grande valenza umana, artistica e politica, un percorso molto articolato con i detenuti che sta dando preziosi frutti. Come si sta evolvendo? “Il progetto è iniziato nel dicembre 2018, da allora abbiamo realizzato più di 20 incontri in 15 strutture carcerarie e siamo approdati a Montecitorio nel febbraio 2020 dove abbiamo realizzato un convegno-spettacolo in cui hanno partecipato rappresentanti delle di dieci comunità carcerare. In quell’occasione hanno parlato allo stesso microfono direttori, detenuti, dipendenti delle carceri e figure istituzionali quali il presidente della camera Roberto Fico e l’allora ministro Lucia Azzolina, oltre agli artisti del collettivo (Federica Palo, Maurizio Capone, Blindur e Luk). Uno degli aspetti che più ci commuove dei nostri incontri, che definiamo “riti di improvvisazione artistica” è proprio questa possibilità che persone con ruoli così diversi sono complici di un momento di creazione collettiva, un momento di straordinaria umanità in cui cade ogni giudizio e lo spettatore vede semplicemente donne e uomini impegnati a creare assieme “bellezza che ancora non c’era”. Dopo quel febbraio, per i motivi che conosciamo, abbiamo dovuto, come molti, sospendere le nostre attività in presenza, ma siamo riusciti comunque a organizzare un incontro particolarmente intenso a Carinola in ottobre, abbiamo ideato, per sopperire all’impossibilità di spostarci e incontrare personalmente nuove realtà, una rubrica dal nome “Scintille” (le puntate sono visibili sul canale YouTube “Deliriocreativo”) in cui abbiamo presentato al pubblico splendide realtà artistiche che operano nelle carceri nazionali. Abbiamo, inoltre, continuato a portare avanti la nostra campagna “Dona un libro” grazie alla quale abbiamo donato migliaia di libri alle biblioteche carcerarie in collaborazione con varie associazioni, la Camera dei Deputati e tante persone di buona volontà. E abbiamo, infine, realizzato un video realizzato grazie ai contributi di tanti artisti ed esponenti della “società civile” uniti nel dire che ci deve essere #teatroinognicarcere.” A che punto è in Italia la promozione di attività artistiche o creative per i detenuti? “Oggi ci sono tantissime realtà artistiche che praticano la creatività in carcere come mezzo di evoluzione sociale, molte di queste sono su base volontaria. Con molte di queste abbiamo collaborato quando ci siamo recati nelle carceri in cui operano e assieme abbiamo realizzato i nostri riti, in cui i loro allievi “momentaneamente reclusi”, hanno recitato e cantato assieme agli artisti del collettivo “gli ultimi saranno”, facendo vivere ai presenti dei momenti di straordinaria umana meraviglia.” Quanto è difficile combattere i pregiudizi, le facili etichette, che affliggono i reclusi e, più in generale, chi vive situazioni di disagio sociale ed economico? “Come accennato prima, bisogna sospendere il giudizio ogni volta che si incontrano le persone. Spesso si antepone alla persona la definizione che la società gli affibbia, quando invece impareremo ad accogliere semplicemente l’uomo, di sicuro la società farà un importante passo avanti. È inoltre importante ricordare che il destino di una persona momentaneamente reclusa riguarda la società tutta, perché se il carcere svolge la sua funzione primaria, ovvero quella di praticare la rieducazione del detenuto e di accompagnarlo in un processo evolutivo,-taglio2- quella persona verrà restituita alla società cambiata e potrà diventare una preziosa risorsa per la collettività. L’arte rappresenta uno strumento prezioso per favorire questa benefica trasformazione: infatti, come riporta il sito www.giustizia.it, il tasso di recidiva (la percentuale di detenuti che tornano a delinquere una volta fuori dal carcere) crolla vertiginosamente quando i detenuti hanno avuto la possibilità di svolgere attività creative in carcere, in particolare attività teatrali.” «E ‘mmò» è la testimonianza di un uomo recluso da anni, che guardando al suo passato ed agli errori commessi, capisce di avere ancora intatta la sua umanità, di ritrovare ancora tanta bellezza dentro di sé…protagonista il bravo Cosimo Rega, già apprezzato interprete del bellissimo “Cesare deve morire”, diretto dai fratelli Taviani. “Il brano “E ‘mmò” è il nostro primo inedito, nei nostri incontri comunicavamo prevalentemente con brani dei nostri repertori, quando la pandemia ci ha negato la possibilità di esprimerci dal vivo abbiamo deciso di dedicarci alla creazione, abbiamo provato a raccontare in poco più di 3 minuti le testimonianze raccolte e le emozioni che abbiamo vissuto e che ci hanno profondamente trasformati nei nostri incontri e così è nata “E ‘mmò“: Una canzone, un videoclip che grazie all’immaginario visivo di Alessandro Freschi (Frè) racconta di un non luogo che ci priva della libertà, forse una cella? La nostra stanza a causa della pandemia, la nostra mente? Chissà. L’interpretazione di uno straordinario attore incarna tutto questo. Cosimo Rega è dimostrazione vivente di come l’incontro con l’arte può favorire travolgenti trasformazioni, di come l’arte permette la più importante delle evoluzioni: quella che accade quando finalmente capisci chi sei davvero, cosa ami, cosa sogni e quando questo accade nessun muro e nessuna sbarra potranno più contenere la tua anima.” Al progetto partecipa, come sempre, un ottimo collettivo di artisti… “Il collettivo è formato da un gruppo di artisti: Federica palo ed io (Delirio creativo), Luk, Maurizio Capone, Massimo de vita e Carla Grimaldi (Blindur), Alessandro Freschi (Frè). Ma in realtà sono tantissimi gli ospiti che hanno donato la loro arte nei nostri eventi a testimoniare. (sui palchi dentro le mura si sono alternati tra gli altri: Fede’n'Marlen, Gatos do Mar, Lucariello, Monica Pinto, SesèMamà, Ciro Tuzzi, Giuseppe Di Taranto, Luca Lombardo, Clown Carillon, Gaia Marlino, Sabrina Pallini, Laye Ba, Cesare Isernia, Romito, Serena Pisa, Euphoria Gospel Choir).” Quali saranno le prossime tappe, emergenza Covid permettendo, del progetto “Gli ultimi saranno”?

“Noi siamo pronti a riprendere dal vivo con i nostri riti esattamente da dove avevamo interrotto, avevamo già programmato una serie di incontri a Modena, Milano, ed altri con tanti ospiti (tra cui Gianni Lamagna, Brunella Selo, Giglio, Laye Ba). Appena la situazione epidemiologica lo renderà possibile torneremo in carcere con i nostri riti che si arricchiranno con i brani inediti che stiamo producendo, e con uno spettacolo scritto a partire dalle testimonianze raccolte in carcere: “La lupa nella gabbia”, con Federica Palo e le musiche originali dei Gatos do Mar. Nel frattempo continuiamo a raccogliere libri con la campagna “dona un libro” e a sensibilizzare la società chiedendo a chi vuole di condividere il videoclip “E ‘mmò“. “E ‘mmò” significa “e adesso”: adesso è il momento che ci sia #teatroingnicarcere.”





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