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Rabarama

di Joanna Irena Wrobel

Numero 228 - Marzo 2022

Una delle artiste contemporanee più amate all’estero. Un talento straordinario e versatile, un grande estro e una cifra stilistica inconfondibile, che miscelati ad un’espressività amplificata da una scelta precisa di soggetti e da una particolare padronanza di materiali diversi dà inizio a opere ricercate, complesse nella loro essenza


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Una delle artiste contemporanee più amate all’estero. Un talento straordinario e versatile, un grande estro e una cifra stilistica inconfondibile, che miscelati ad un’espressività amplificata da una scelta precisa di soggetti e da una particolare padronanza di materiali diversi dà inizio a opere ricercate, complesse nella loro essenza. -taglio- Figlia d’arte, una spiccata personalità artistica, fin da piccola Paola Epifani (1969, Roma) in arte Rabarama, mostra un’attitudine naturale per la scultura. Esordisce a 10 anni in una Mostra Internazionale per il 30° anniversario della Nato. Frequenta il Liceo Artistico di Treviso e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia (1991). Subito dopo, partecipa a numerosi concorsi nazionali e internazionali, conquistando lusinghieri riconoscimenti della critica (soprattutto estera) e suscitando gran interesse del pubblico. Dopo gli studi accademici si stabilisce a Padova, dove attualmente vive e lavora. Grande amore e innata abilità per la scultura supportate da una ricerca costante di nuovi linguaggi, diventano una sorta di firma personale: immediata, facilmente riconoscibile e non replicabile. Approfondito studio delle culture orientali, le esperienze di lunghi viaggi in India, Cina, Messico, diventano per Rabarama fonte di continua ispirazione. Lettere, geroglifici, ideogrammi, simboli, poligoni, figure geometriche di provenienza diversa, associati continuamente tra di loro, creano nuove dimensioni e percezioni, diventando la visualizzazione di una sorta di genoma, caratterizzato da infinite combinazioni e varietà possibili, insite nella storia dell’umanità. Rabarama crea opere raffiguranti donne, uomini, esseri ibridi, spesso eccentrici. Le sue sculture antropomorfe, in pose racchiuse, di grande impatto visivo, raccontano l’Universo fatto di incastri, puzzle, involucri che racchiudono i soggetti nel loro mondo intimo e inesplorabile. Il suo lavoro, suggestivo ed emozionante, porta in superficie gioie e dolori dell’essere umano, percorrendo varie fasi della storia dell’esistenza: dalla schiavitù alla libertà, dall’oblio al codice arcano dei sogni. Corpi nudi, raccolti, spesso intrecciati con altre figure, sono rivestiti da una specie di pelle-mantello, da una membrana- tatuaggio, che crea una barriera tra ciò che è l’esterno e la parte segreta di ogni essere. -taglio2-Quell’ essere, che da piccoli frammenti, cellule che lo identificano, trae la propria unicità. La pelle multicolore delle figure di Rabarama è una “prigione dell’anima” e al tempo stesso, l’unico modo per proteggersi ed entrare in contatto con il Mondo. Quel mondo, in cui l’Uomo per sopravvivere, intraprende continue metamorfosi e che, lo porta a utilizzare linguaggi sempre più complessi per poter relazionarsi con gli altri. Ogni segno, simbolo, tratto, per Rabarama rappresenta un concetto che muta, che si fa metafora. Pelle, come un velo policromo, che cambia costantemente. Pelle, come un reticolo di lettere pronte a compore le parole e nello stesso tempo, negazione della parola. Alfabeti arcani narrano una comunicazione interrotta, frammentaria, spesso non voluta, all’interno di un’interazione complessa e fragile. Figure accovacciate, riverse su sé stesse, desiderose di ritornare nel proprio guscio, nella propria essenza, sfuggono a quel dialogo che può diventare tanto potente, quanto problematico. Il corpo come mera “prigione dell’anima” ammantato da una membrana frammentata in cromie diverse, che esprimono umori, sentimenti, ricordi, tracce della nostra stessa coscienza. Simboli e colori, allegorie della complessità della vita e dei pensieri, che provocano continui disequilibri e instabilità. Quello di Rabarama è un lavoro carismatico, che usa un linguaggio non sempre comune miscelato ad una simbologia complessa, portando in superficie ciò, che si materializza nella profondità dei labirinti mentali: la multiforme complessità del IO.





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