Intervista alla regista Emanuela Ponzano, tra le protagoniste della 38esima edizione del Torino Film Festival con il suo cortometraggio “Una nuova prospettiva”
Ci sono opere cinematografiche destinate a lasciare il segno. È il caso di “Una nuova prospettiva”, il nuovo cortometraggio firmato da Emanuela Ponzano presentato in anteprima alla 38esima edizione del Torino Film Festival. Un lavoro che segue di quattro anni il precedente “La slitta”, che ha conquistato numerosi festival internazionali, -taglio-a dimostrazione del grande talento registico di Emanuela, che vanta anche un prestigioso curriculum come attrice. L'abbiamo intervistata, per sapere qualcosa in più della creazione di “Una nuova prospettiva” e non solo... Come nasce il soggetto di “Una nuova prospettiva”? “Il progetto nasce nel 2016. In quel periodo fui molto colpita dalla visione del muro spinato, del confine ungherese dal 2015 costruito dal primo ministro Viktor Orban, per ben 175km tra Ungheria e Serbia. Non potevo rimanere indifferente all’immagine di lunghe file di adulti e bambini disperati, con in braccio solo un sacco, ammassati davanti al filo spinato. Il progetto fu scelto dal Centro Nazionale de Corto per presentarlo al Festival di Clermont Ferrand per gli incontri produttivi di Euro connection. E alla fine il progetto e? diventato un film Europeo con co produzioni europee (Italia, Francia, Svizzera e Belgio).” Che messaggio vuoi lasciare nel cuore e nell’anima dello spettatore? “Davanti a quelle lunghe file di adulti e bambini disperati, con in braccio solo un sacco, ammassati contro una rete coperta da filo spinato e umiliati dalla richiesta di spogliarsi dei loro beni una volta accolti nei “campi d’integrazione”? Queste scene non ricordano qualcosa?” Come hai scelto il cast? “Questo e? un film sulla memoria. Come fare un film sulla memoria? Partendo dall’idea che la storia si ripete, ho deciso di realizzare un film creando un effetto ottico, un “trompe l’oeil” per lo spettatore usando il Tempo. Il titolo parla appunto di “Prospettiva”. L’intento e? quello di risvegliare, nella misura del possibile, la coscienza del pubblico, del singolo individuo, il suo senso di responsabilità verso ciò che potrebbe succedere sotto casa sua senza rendersi neanche conto che sono situazioni già avvenute nel passato, studiate a scuola sui libri. Come si può rimanere passivi. Questa e? stata la parte più bella bella ed emozionante. Il casting e? stato organizzato in Ungheria tramite un produttore che conosco da molti anni Laszlo Kantor. Laszlo mi ha presentato la casting dei bambini, premio oscar di Budapest, Andrea Steinhouser. Una donna molto simpatica e sveglia con una lista molto fornita di bambini adolescenti tra i 10 e 17 anni. Non era facile, perché oltre a scegliere il protagonista dovevo trovare i due compagni per formare un gruppo di amici che potesse essere credibile. Ma alla fine fu più facile del previsto; i ragazzi erano bravissimi, gia? star di serie Netflix o film internazionali di successo e quindi avevano già un bel bagaglio. Mi sono divertita molto e soprattutto mi sono affezionata a molti di quei ragazzi. L’alchimia dei tre dopo due giorni di prove nei call back è apparsa e cosi sono stati scelti i tre protagonisti: Zoltan Cservak, Balazs Gyula Sipos & Mark Mozes.” Cosa ci racconti del processo produttivo? “Molto lungo e difficile. Inizialmente ho trovato produttori che mi hanno fatto perdere anni, che sono sempre anni di vita, con pochi finanziamenti trovati e poca volontà? Di concretizzare malgrado il loro interesse per il progetto. Sicuramente i cortometraggi sono difficili di per sé? perché? hanno poco mercato e in Italia i bandi di finanziamento sono troppo pochi con tempistiche davvero lunghe. Alla fine questi anni sono gli anni che servono generalmente per un lungometraggio. Sono felice di aver realizzato comunque questo film breve perché? oltre al tema e? un film che presentava già? delle esigenze di preparazione da lungometraggio e chiedeva un grande apporto di professionisti del settore. -taglio2-È stato un buon terreno formativo dove ho imparato tanto sia a livello registico che produttivo.” Quanto e? importante presentare questo progetto in un contesto importate come il Torino Film Festival (anche se in una versione virtuale)? “Importantissimo. Sono molto orgogliosa di essere stata selezionata per la Prima Nazionale e anteprima Mondiale del film in un Festival con una grande tradizione cinematografica legata allo storico museo del Cinema della città? di TORINO. Non per altro e? la 38esima edizione. Inoltre vi sarò presente come unico corto italiano, nella nuova sezione internazionale 38CORTI ed e? molto stimolante confrontarsi dall’inizio con il Panorama Internazionale del cinema breve. Il nuovo direttore Stefano Francia Di Celle sta dando in più una nuova linea al Festival con grandissime novità. È una bellissima occasione e se fosse stata dal vivo sarebbe stato ancora più d’impatto.” Stiamo vivendo un periodo difficile a causa della pandemia e anche la cultura ne sta pagando le conseguenze. Cosa ne pensi? Che futuro vedi davanti a noi? Che proposte si potrebbero fare per ripartire? “Sono molto delusa e arrabbiata per la decisione del DCPM del 24 ottobre 2020 E contrariamente a ciò che ha ribadito il Ministro Franceschini, noi artisti siamo molto consapevoli del pericolo del Virus e dell’aumento dei contagi. Ma non si possono sempre sacrificare prima coloro che per lo Stato contano di meno (contrariamente alle fabbriche, industrie sempre aperte, i trasporti aerei ecc). Perché se si penalizzano sempre i settori più deboli, che avevano appena ricominciato a ripartire e che avevano inoltre quasi nessun caso di contagio, significa che c’è da parte del Governo una chiara presa di posizione squilibrata sull’ apporto e il significato della CULTURA nel nostro paese. La cultura non è un bene essenziale, e? un luogo di svago per questo Governo. Oltre al fatto che molti bonus non sono mai arrivati ai lavoratori o sono in ritardo da mesi. Io chiedo: ancora pensate che con la cultura non si mangia? Eppure molti mangiano con questo mestiere che è a tuti gli effetti UN LAVORO. Senza dimenticare che comunque i dati del PIL dimostrano dati ben diversi, In un momento come questo tenere almeno i cinema e i Teatri aperti avrebbe dato uno spiraglio di conforto morale e sociale al cittadino. La Cultura può essere un alleato del Governo in momenti di Crisi. Ma questo, i politici, non lo vogliono considerare”. Sei una regista molto stimata, ma quando ti rivedremo sul set come attrice? “Sono in una fase della vita professionale dove l’autrice /regista ha preso più spazio. È stata una decisione volontaria perché ho l’urgenza di realizzare il mio primo lungometraggio. Ma l’attrice non muore mai. Infatti l’attrice oltre ad alcuni ruoli per film, ora sta preparando un bellissimo monologo teatrale di un grande autore americano che sarà in scena per il 2021 (Covid permettendo). Ho un gran desiderio di ritrovarmi sola in scena col pubblico. Mi sembra giunto il momento di dirgli tante cose.” Altri progetti di cui puoi/vuoi parlarci? “Ho un bellissimo progetto di “serie” scritto con Simone Riccardini, il mio co-sceneggiatore di sempre, che sto sviluppando con una delle più grosse case di Produzione belga. È una dark comedy e per ora non posso dire di più ma è uno stile anglosassone pieno d’ironia e crimine che generalmente agli italiani piace molto; ma che non oserebbero mai produrre...”