Un lavoro plurisfaccettato. Due registri stilistici teoricamente contrapposti, quello della prosa e della poesia, si integrano. Attraverso quest’opera svincolata dagli schemi rigidi e ingessati della poesia istituzionale, Angelo Coscia essenzialmente si racconta, trasognato e compiaciuto come un cantastorie rapito della magia del narrarsi addosso, del lasciarsi ascoltare. Racconta le proprie passioni: dai raduni “bohémien” coi bikers attorno a un fuoco tra birre, chiari di luna e dolci chitarre, alla torbida e maliarda sensualità delle amanti effimere e insincere; dalle amicizie importanti che segnano la nostra vita, al viaggio inteso come scoperta e incontro. Dall’inebriante profumo di carta che si respira nelle librerie, all’amore incondizionato per la letteratura e per la cultura a trecentosessanta gradi. Fonti di ispirazione estemporanea, emozioni totalizzanti che diventano filosofia. In direzione sempre ostinata e contraria. Un’esistenza ruggente vissuta “on the road”, inseguendo l’orizzonte oltre la collina a bordo dell’amata moto di grossa cilindrata, nello sforzo quotidiano di catturare l’attimo e di godere del presente.