logo-musica

Puodarsità a momenti

di Gaetano Magliano

Numero 250 - Maggio 2024

Da non perdere il nuovo lavoro di Kama, intrigante e sorprendente


albatros-puodarsita-a-momenti

“Dalla Certezza Alla Puodarsità” alias “Ad Altre il Paracadute Sollazza” (Moquette Records), è il nuovo disco di Kama, poliedrico cantautore lombardo. Il lavoro, anticipato dai singoli “Dalla Certezza Alla Puodarsità” e “Banane”, è un progetto concettuale che tra anagrammi e immagini con inside jokes (curate dalla fotografa/artista Cristina Mariani) vuole suggerire una visione alternativa alle poche, sintetiche certezze delle quali ci nutriamo tutti i giorni.-taglio- Kama iniziamo dalla storia di questo nuovo disco: quando hai capito che era arrivato il momento di scriverlo? “Non smetto mai di scrivere canzoni. Credo si saperlo fare bene ed è una cosa che mi fa sentire vivo. Ho impiegato molto tempo a chiudere tutti i brani perchè ho scritto, suonato, registrato e mixato l'album da solo e sono abbastanza severo con me stesso. Inoltre credo di avere fatto una ricerca musicale ricca, fondendo molti generi, lasciandomi contaminare senza seguire troppi schemi. Tutto ciò ha richiesto molto tempo, infinite notti nello studio che ho allestito sotto casa. L'album si è costruito mano a mano che registravo, senza troppo ordine. Un lavoro in solitaria, artigianale e certosino. Ne vado molto fiero.” Torniamo indietro di qualche anno, al Kama che approda in major e su MTV. Cosa c'è di quel periodo nel tuo te presente e in queste nuove canzoni? “Quando “Ostello Comunale” finì in alta rotazione fui catapultato in un mondo che non conoscevo. Una specie di viaggio onirico, dalla mia cameretta al tour coi Marta sui Tubi. Dagli ep masterizzati in casa alle colonnine della Fnac. Poi il contratto con Sony. Non potrei essere quello che sono senza la mia storia e il mio passato, errori inclusi. Di sicuro oggi come allora c'è il desiderio di scrivere, raccontare il mondo in maniera ironica e al contempo spietata, mettere a nudo le contraddizioni con le quali conviviamo senza battere ciglio e senza troppi rimorsi. In comune con allora c'è il rispetto che ho sempre avuto per la musica e per la mia in particolare. Nel mio primo album c'è una canzone che si intitola “Sapore Sapido” che racconta di come la musica possa essere salvifica nei momenti bui. Vale per chi la ascolta ma anche per chi la scrive. È sempre stato il mio faro, il mio modo per ricollegarmi al tutto.” Sei poi tornato indipendente e votato ad una musica più vera e personale. Un ritorno alla certezza, parafrasando il titolo del tuo disco? “Al contrario la “puodarsità” del mio ultimo disco è un neologismo che ha un'accezione positiva. -taglio2-Abbandonare le poche certezze che ci fanno vivere col pilota automatico e dedicare energie al dubbio, alle tante possibilità che per comodità facciamo finta di non vedere. Musicalmente parlando è voluto dire abbandonare produttori e esperti delle major per concentrarmi unicamente ad evolvere il mio modo di scrivere e registrare canzoni. Niente stereotipi, nessuna pressione, solo armonia, strumenti musicali, creatività, parole su un foglio e tanta voglia di nuovo. Una lezione che potrebbe tornare utile ai giovani colleghi in burn-out che stanno occupando le pagine della stampa in questi mesi...” Quanta “puodarsità” esiste e vedi nel mercato discografico italiano, negli artisti di questi anni? “Poca. Pochissima. Concordo con Morgan quando sostiene che la musica si sta schiacciando verso il basso. Pochi autori che confezionano prodotti vendibili per quasi tutti gli artisti. Arrangiamenti e produzioni simili tra loro. Tanti cantanti e pochissimi cantautori. La creatività e la mia amata puodarsità sono ai minimi storici. Nulla di buono per la musica.” Lele Battista ed Edda sono invece due certezze. Raccontaci il perchè di queste collaborazioni. “Con Lele ho condiviso i camerini di tanti festival da ragazzo, lui cantava nei La Sintesi, io suonavo la batteria negli Scigad. È un artista vero, molto preparato e con una sensibilità fuori dal comune. Un vero privilegio averlo nel disco con una canzone scritta a quattro mani e nel videoclip. Edda era un mio mito ai tempi dei Ritmo Tribale e scrivendo “Non Passerà” la seconda strofa nella mia testa la immaginavo con la sua voce, con quel timbro pazzesco, unico. Diciamo ce ho messo la spunta alla voce “cose da fare prima di morire”... Dal vivo come si traduce la tua arte? “Dal vivo non sono un solista, siamo una band, molto affiatata, che condivide i palchi da dieci anni. Suoniamo strumenti vintage ed abbiamo istruito il pubblico a cantare a squarciagola con noi le canzoni. Bisogna proprio che veniate a vederci!”





Booking.com

Booking.com